Alcmane
Wislawa Szymborska, “Paesaggio”, da “Uno spasso”
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La mappa
Wisława Szymborska, “La mappa”, da “Basta così”
“Non ce l’ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.
Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.
Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sull’acqua
abbiano di nuovo con che stormire.
Prendo atto
che la riva d’un certo lago
è rimasta – come se tu vivessi ancora –
bella com’era.
Non ho rancore
contro la vista per la vista
sulla baia abbacinata dal sole.
Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi,
siedano in questo momento
su un tronco rovesciato di betulla.
Rispetto il loro diritto
a sussurrare, a ridere
e a tacere felici.
Suppongo perfino
che li unisca l’amore
e che lui la stringa
con il suo braccio vivo.
Qualche giovane ala
fruscia nei giuncheti.
Auguro loro sinceramente
di sentirla.
Non pretendo alcun cambiamento
dalle onde vicine alla riva,
ora leste, ora pigre
e non a me obbedienti.
Non pretendo nulla
dalle acque fonde accanto al bosco,
ora color smeraldo,
ora color zaffiro,
ora nere.
Una cosa soltanto non accetto.
Il mio ritorno là.
Il privilegio della presenza –
ci rinuncio.
Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.”
Wisława Szymborska, “Addio a una vista”, da “La fine e l’inizio”
“Foresta della Chitarra”, a sud di Cordoba , nella Pampa Argentina
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Marguerite Yourcenar, da “I Doni di Alcippe”
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Il filo d’erba
Àgota Kristòf, “Il filo d’erba”
Mario Trufelli, “Lucania”, da “Prova d’addio – Paese giorno e notte”
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La betoniera
Guido Oldani, “La betoniera”
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Notte in riva al fiume
Chu Tzu-ch’ing, “Notte in riva al fiume”
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L’alba in Ria de Aveiro (Portogallo)
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Portami il tramonto in una tazza
Emily Dickinson
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Ero perso con lo sguardo
Hafiz (Khāje Shams o-Dīn Moḥammad Ḥāfeẓ-e Shīrāzī: mistico e poeta persiano del Trecento)
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Franco Fontana, “Calabria”, 1990
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Ti direi volentieri, ma non posso
“Ti direi
di quelle nuvole smaltate di rosso
come unghia finte tolte al tramonto.
Ti direi
di quella coperta blu
che è mare arricciato nei miei pensieri.
Ti direi
Di quella Luna pazza
che ride alla morte dei sogni d’innocenza.
Non posso parlarti di poeti assolti
né redimerne i versi.
Anche se il paradiso fosse verità
non vuol dire che sia vero.
Non posso dirti di alberi sfrondati dal dolore
né di erba che cresce la speranza.
Anche se l’inferno fosse inganno
non vuol dire che sia falso.
Ti dico solo
cibati di vita fin quando è vera
anche se non vuol dire che sia reale.”
Vladimir Holan, “Ti direi volentieri, ma non posso”
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Dormi valle
“Dormi, valle
presto con la nebbia azzurra copri il cielo
e gli occhi pallidi dei gigli selvatici
dormi, valle
presto coi passi della pioggia insegui il vento
e l’inquieto grido del cuculo
Dormi, valle
noi ci nascondiamo qui
come in un sogno millenario
il tempo non scivola più sulle foglie d’erba
il pendolo del sole fermo dietro le nubi
non alterna più tramonti e aurore
Boschi roteanti
scagliano innumerevoli pigne dure
proteggendo due file di orme
la nostra infanzia assieme alle stagioni
ha camminato per quel sentiero ricurvo
dove il polline inonda i cespugli di rovi
Ah, che quiete
le pietre lanciate non hanno eco
forse tu stai cercando qualcosa
– da cuore a cuore
un arcobaleno si alza silenzioso
– da occhio a occhio
Dormi, valle
dormi, vento
valle, dormi nella nebbia azzurra
vento, dormi nelle nostre mani”
Bei Dao, “Dormi valle”, da “Nuovi poeti cinesi”
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Paesaggio in movimento
“Si deve saper andare via
e tuttavia essere come un albero:
come se le radici rimanessero nel terreno,
come se il paesaggio si muovesse e noi restassimo fermi.
Si deve trattenere il fiato,
finché si calma il vento
e l’aria estranea inizia a girarci intorno,
finché il gioco di luci e ombre,
di verde e di blu,
crea gli antichi disegni
e siamo a casa,
ovunque essa sia,
e possiamo sederci e appoggiarci,
come se fossimo alla tomba
di nostra madre.”
Hilde Domin, “Paesaggio in movimento”
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Io mi porto questo verde alle labbra
Così vado nel bosco
“Di solito vado nel bosco da sola,
non con un solo amico,
perché sono tutti sorridenti e chiacchieroni
e quindi inadatti.
Non voglio proprio essere vista parlare con gli uccelli
o abbracciare la vecchia quercia nera.
Ho i miei modi di pregare,
come senza dubbio tu hai i tuoi.
Inoltre, quando sono sola,
posso diventare invisibile.
Posso sedermi sulla cima di una collinetta,
immobile come un cespuglio di rovi,
fino a quando le volpi mi passano accanto indifferenti,
e riesco a sentire il suono quasi insopportabile
delle rose canine che cantano.
Se ti ho lasciato venire nel bosco con me,
devo amarti moltissimo.”
Mary Oliver
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Gerardo Dottori, “Primavera umbra”, 1945
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