Linguaggi

Quando la musica si ispira alla poesia: Branduardi e Esenin

01.02.2022

Confessioni di un teppista

“Non a tutti è dato cantare,
Non a tutti è dato cadere
Come una mela ai piedi altrui.

È questa la più grande confessione
Che possa fare un teppista.
Io vado a bella posta spettinato,
Col capo, come un lume a petrolio, sulle spalle.
Mi piace rischiarare nelle tenebre
Lo spoglio autunno delle vostre anime.
Mi piace che i sassi dell’ingiuria
Mi volino addosso come grandine
Di eruttante bufera.

Allora stringo solo con le mani più forte
La bolla dondolante dei capelli.
M’è così dolce allora ricordare
Lo stagno erboso e il fioco stormire dell’alno,
Che ho un padre e una madre lontani,
Cui non importa di tutti i versi miei,
Cui son caro come un campo e la carne,
Come la pioggerella,
Che a primavera fa soffici i verdi.
Loro verrebbero a infilzarvi
Con le forche per ogni vostro grido
Scagliato contro me.

Poveri, poveri genitori contadini!
Siete di certo diventati brutti,
Temete Iddio
E le viscere palustri.
Poteste almeno capire
che vostro figlio in Russia
è il miglior poeta!
Non vi brinava il cuore
Per la sua vita,
Quando coi piedi nudi si bagnava
Nelle pozze autunnali?
Ora invece cammina in cilindro
E scarpe di vernice.
Ma vive ancora in lui l’antica foga
Del monello campagnolo,
Che ogni cosa vuol rimettere a posto.
Ad ogni mucca sulle insegne di
macelleria
Egli manda un saluto di lontano.
E incontrando in piazza i vetturini
E ricordando l’odore di letame
Dei campi natali,
È pronto a reggere la coda a ogni
cavallo,
Come lo strascico d’un abito nuziale.
Io amo la patria,
Amo molto la patria!
Anche se copre i suoi salici
Rugginosa mestizia.
Mi sono cari i grugni imbrattati dei maiali
E nella quiete notturna la voce
Risonante dei rospi.
Io sono teneramente malato
Dei ricordi d’infanzia,
Sogno la bruma
Delle umide sere d’aprile
come per riscaldarsi
Il nostro acero si è accoccolato
Al rogo del tramonto.
Quante volte mi sono arrampicato sui rami
a rubare le uova dai nodi dei corvi!
È sempre lo stesso, anche ora,
Con la sua cima verde?
La sua corteccia è dura come allora?
E tu, mio prediletto,
Fedele cane pezzato?!
Per la vecchiaia ora sei stridulo e cieco
E vaghi nel cortile,
Trascinando la coda penzolante,
Senza più ricordare
Dove sia la porta e dove la stalla.

Come mi son care quelle birichinate,
Quando ho rubato alla mamma un
cantuccio di pane,
Lo mordevamo insieme, uno alla volta,
Senza lasciar cadere una briciola
L’uno all’altro.
Io non sono mutato.
Non è mutato il mio cuore
Come i fiordalisi nella segala,
Fioriscono gli occhi nel viso.
Stendendo stuoie dorate di versi,
Sì, voglio dirvi una parola tenera.
Buona notte!
A tutti, buona notte!
Più non tintinna nell’erba del crepuscolo
La falce del tramonto.
La sera ho tanta voglia di pisciare
Dalla finestra mia contro la luna.
Azzurra luce, luce tanto azzurra!
In quest’azzurro anche il morir
Non duole. Che importa
Se ho l’aria d’un cinico
Dal cui sedere penzola un fanale!
Mio vecchio, bravo Pegaso spossato,
M’occorre forse il tuo morbido trotto?
Io son venuto come un maestro austero
A decantare e celebrare i sorci.
E la mia testa, simile a un agosto,
S’effonde in vino di capelli ribelli.

E voglio essere una gialla vela
Per quel paese verso cui navighiamo.”

Sergéj Aleksándrovič Esénin, 1920

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Confessione di un malandrino
Mi piace spettinato camminare
il capo sulle spalle come un lume
e mi diverto a rischiarare
il vostro autunno senza piume.
Mi piace che mi grandini sul viso
la fitta sassaiola dell’ingiuria,
mi agguanto solo per sentirmi vivo
al guscio della mia capigliatura.
Ed in mente mi torna quello stagno
che le canne e il muschio hanno sommerso
ed i miei che non sanno di avere
un figlio che compone versi;
ma mi vogliono bene come ai campi
alla pelle ed alla pioggia di stagione,
raro sarà che chi mi offende
scampi alle punte del forcone.
Poveri genitori contadini,
certo siete invecchiati e ancor temete
il Signore del cielo e gli acquitrini,
genitori che mai non capirete
che oggi il vostro figliolo è diventato
il primo tra i poeti del Paese
e ora in scarpe verniciate
e col cilindro in testa egli cammina.
Ma sopravvive in lui la frenesia
di un vecchio mariuolo di campagna
e ad ogni insegna di macelleria
la vacca si inchina sua compagna.
E quando incontra un vetturino
gli torna in mente il suo concio natale
e vorrebbe la coda del ronzino
regger come strascico nuziale.
Voglio bene alla patria
benchè afflitta di tronchi rugginosi
m’è caro il grugno sporco dei suini
e i rospi all’ombra sospirosi.
Son malato di infanzia e di ricordi
e di freschi crepuscoli d’Aprile,
sembra quasi che l’acero si curvi
per riscaldarsi e poi dormire.
Dal nido di quell’albero, le uova
per rubare, salivo fino in cima
ma sarà la sua chioma sempre nuova
e dura la sua scorza come prima;
e tu mio caro amico vecchio cane,
fioco e cieco ti ha reso la vecchiaia
e giri a coda bassa nel cortile
ignaro delle porte dei granai.
Mi sono cari i miei furti di monello
quando rubavo in casa un po’ di pane
e si mangiava come due fratelli
una briciola l’uomo ed una il cane.
Io non sono cambiato,
il cuore ed i pensieri son gli stessi,
sul tappeto magnifico dei versi
voglio dirvi qualcosa chge vi tocchi.
Buona notte alla falce della luna
sì cheta mentre l’aria si fa bruna,
dalla finestra mia voglio gridare
contro il disco della luna.
La notte e’ così tersa,
qui forse anche morire non fa male,
che importa se il mio spirito è perverso
e dal mio dorso penzola un fanale.
O Pegaso decrepito e bonario,
il tuo galoppo è ora senza scopo,
giunsi come un maestro solitario
e non canto e celebro che i topi.
Dalla mia testa come uva matura
gocciola il folle vino delle chiome,
voglio essere una gialla velatura
gonfia verso un paese senza nome.
Angelo Branduardi
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La canzone di Angelo Branduardi “Confessioni di un malandrino” è, insieme, la traduzione e il riadattamento (curato dallo slavista Renato Poggioli) delle Confessioni di un teppistadi Esenin. Composta nei primi anni Settanta, quando Branduardi frequentava la Facoltà di Filosofia, la canzone fu inserita dapprima nell’album “La luna”, per poi essere inclusa in altre raccolte.

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Foto tratta dal sito amaranthinemess.it

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