Affabulazioni

La morte del Principe

07.02.2022

“E se tutto fosse una verità affatto diversa, senza Dei né uomini né ragione? E se tutto fosse un qualcosa che non possiamo nemmeno concepire di concepire: un mistero che appartiene interamente a un altro mondo? E se tutti noi (uomini, Dei e mondo) fossimo sogni che qualcuno sogna, pensieri che qualcuno pensa, collocati sempre fuori da ciò che esiste? E se quel qualcuno che sogna o pensa un qualcuno che non sogna e non pensa, fosse a sua volta un suddito dell’abisso e della finzione? Se tutto fosse un’altra cosa, e nessuna cosa, e ciò che non è fosse l’unica cosa che esiste? Da quale parte mi trovo, io che vedo questo in quanto cosa che può esserci? Su quale ponte passo, io che mi trovo così in alto che sotto di me stanno le luci di tutte le città di questo mondo e di quell’altro mondo e le nuvole delle verità sfatte che sono sospese lassù e che cercano come se cercassero un qualcosa che è possibile abbracciare?

Ho febbre senza sonno e sto vedendo senza sapere ciò che vedo. Ci sono grandi pianure tutt’intorno, e fiumi lontani, e montagne…Ma insieme non c’è niente di tutto questo e io sto col principio degli Dei e con un grande orrore di partire o di restare, e di dove stare e di cosa essere. E anche questa stanza, nella quale sento te che mi guardi, è qualcosa che conosco ed è come se la vedessi; e tutte queste cose sono congiunte e sono separate, e nessuna di loro è qualcos’altro che sto cercando di vedere.

Perché mi hanno dato un regno se non avrò un regno migliore di questo momento nel quale mi trovo fra ciò che non sono stato e ciò che non sarò?

Durante la passeggiata notturna sulle rive solitarie del mare ho vissuto ore incognite, momenti successivi senza nesso. Tutti i pensieri che hanno fatto vivere gli uomini, tutte le emozioni che gli uomini hanno lasciato vivere, mi hanno attraversato la mente come un oscuro riassunto della storia, durante la mima meditazione in riva al mare.

Ho sofferto in me, con me, le aspirazioni di tutti i secoli, e hanno passeggiato con me, sulle rive ascoltare del mare, le inquietudini di tutti i tempi, Ciò che gli uomini hanno voluto e non hanno fatto, ciò che facendo hanno ucciso, ciò che le anime sono state e nessuno ha detto: di tutto questo si è formata la sensibilità dell’anima che mi conduceva a passeggio di notte in riva al mare. E ciò che l’mante ha trovato strano nell’altro amante, ciò che la moglie ha sempre nascosto al marito, ciò che la madre pensa del figlio che non ha amai avuto, quanto ha trovato forma solo in un sorriso o in un’opportunità, in un tempo che non fu quel tempo o in un’emozione mancata; tutto questo, nella mia passeggiata in riva al mare, è venuto con me ed è tornato con me, e le onde agitavano vastamente il dondolio col quale lo cullavo.

Noi siamo chi non siamo e la vita è rapida e triste. Il suono delle onde notturne è un rumore della notte; e quanto l’hanno sentito nella loro anima, come la speranza costante che si disfa nel buio come un rumore sordo di spuma profonda! Quante lacrime hanno pianto coloro che hanno fallito? Quante lacrime hanno mancato coloro che hanno vinto! E tutto questo, nella passeggiata in riva al mare, è diventato per me il segreto della notte e la confidenza dell’abisso. Quanti siamo! In quanti ci sbagliamo! Quali mari echeggiano in noi, nella notte di esistere, nelle spiagge che sentiamo nelle alluvioni dell’emozione! Quello che si è perduto, quello che si sarebbe dovuto desiderare, quello che si è ottenuto e soddisfatto per errore; ciò che abbiamo amato e abbiamo perduto e che, dopo averlo perduto, amandolo per averlo perduto, abbiamo capito che non lo avevamo amato; quello che credevamo di pensare quando sentivamo; ciò che era un ricordo e credevamo fosse un’emozione; e il mare tutto, che arrivava, rumoroso e fresco, dalla grande profondità della notte, ad agitarsi vivace sulla spiaggia, durante la mia passeggiata notturna in riva al mare…
Chi sa almeno cosa pensa o cosa desidera? Chi sa cosa siamo per noi stessi? Quante cose la musica suggerisce, e per noi ha un sapore buono il fatto che non possano esistere! Quante ne evoca la notte e quante ne rimpiangiamo e che non sono mai esistite! Come una voce liberata dalla estensione della pace, il rotolare dell’onda si infrange si spegne e c’è una salivazione udibile su tutta la spiaggia invisibile. Quanto muoio se sento per tutto! Quanto sento se vago così, incorporeo e umano, con il cuore fermo come una spiaggia, e tutto il mare di tutto, nella notte in cui viviamo, che batte forte, satirico, e si calma,
nella mia eterna passeggiata notturna in riva al mare!”

Fernando Pessoa, da “Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares”, 1982

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