“E c’è un’alba, simile a mille altre che hai visto nel corso della tua vita, con la luce che è grigia e lentamente si schiara, e si colora, e dapprima è celeste, non rosa, e poi è rosa, quindi in un baleno, da dietro i poggi, sbuca il sole, e il cielo, investito da tanta luce, sembra scattare più in alto. Tutto quanto accade cotesto giorno non potrà mai trapassare dalla memoria. E’ il giorno in cui, a nostra insaputa, la nostra vita si volta come si volta sul palmo il dorso della mano.”
“S’imparano mille cose in un istante, non occorre essere stati a scuola quando la vita ti colpisce a tradimento con le sue cattiverie: basta avere una spina dorsale che ti mantenga in piedi. Ersilia ne faceva in quel momento una dolorosa esperienza. La sua lealtà, il suo coraggio, la sua abitudine di affrontare a viso aperto le ingiustizie e i dolori che non le erano stati risparmiati, alla resa dei conti l’avevano sempre trovata vincitrice, o comunque preparata a subirne l’irreparabilità. Se questo mondo è una giungla, ella era nata e vissuta in quella piccola foresta, particolarmente intricata, ch’era San Frediano; nondimeno, c’era questa sua naturale solarità, questa oasi e questa radura del cuore che ogni volta la illuminavano e le permettevano lo scampo. La stessa disgrazia che le aveva rapito il padre, ad esempio, e che aveva rappresentato la congiuntura più sofferta e drammatica della sua vita, aveva favorito il suo incontro con Metello. L’eterna forza dei semplici, di affidarsi e nello stesso tempo di non arrendersi al proprio destino. “Male non fare, paura non avere.“ La sua fiducia nella vita, infine, aveva sempre trovato un esatto rapporto nella spontaneità, nella chiarezza diciamo e nella costanza dei suoi atteggiamenti e dei suoi affetti. Ora, per la prima volta, era stata colpita alle spalle; e non per questo era crollata. Ma la sorpresa le aveva inibito una subitanea ribellione, lo stupore aveva sopraffatto l’offesa. Forse da questa esperienza ne sarebbe uscita più amorosa, più comprensiva, più saggia ma definitivamente disincantata, meno franca, meno spontanea e cordiale. Questo avvenimento, che d’ora in avanti l’avrebbe costretta a diffidare del proprio istinto, a cautelarsi contro l’intrigo, segnava inconsciamente il suo congedo spirituale dalla giovinezza. Già le era bastato un istante per possedere compiutamente l’arte della dissimulazione, questo ripugnante magistero a cui gli uomini sembrano avere affidato l’equilibrio dei loro rapporti.”
“Quando ci vogliamo spiegare certe circostanze, decisive per la nostra vita, ci si risponde che è destino, che è successo non sappiamo come.”
“Il passato bisogna scordarselo, ce lo portiamo dietro ma non ci deve pesare. I morti che ci hanno fatto del bene, si ricompensano guardando in faccia i vivi. Ci si dovrebbe semmai più ricordare dei loro sbagli che delle loro cose indovinate. È coi vivi che siamo alle prese. E con loro, ti devi esporre per forza. Primo o ultimo, ci troviamo tutti sulla stessa barricata”.
Vasco Pratolini, da “Metello”, 1952