Efraim Medina Reyes, da “C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo”
*****
La chiamata
“Chiederò agli amici poeti di cantarti
e agli amici gatti di miagolarti e farti le fusa di notte
agli elettrauto di ricaricarti la batteria in caso di bisogno
e ai grilli di farti serenate per addormentarti.
Chiederò al sole di scaldarti
e al vento di carezzarti
chiederò alla terra di sostenerti.
Chiederò agli alberi di ombreggiarti
chiederò ai pittori di dipingerti.
Chiederò ai tassisti di portarti
e ai vigili del fuoco di salvarti
chiederò alle mamme di cullarti
chiederò a Bob Dylan di raccontarti.
Chiederò alle preoccupazioni di lasciarti
e chiederò ai bimbi di girotondarti
chiederò alla mattina di svegliarti delicatamente
e al Babau di non spaventarti
chiederò ai proiettili di mancarti.
Non so se tutti risponderanno alla mia chiamata
ma sono piuttosto ottimista.
Chiederò alle mie braccia di abbracciarti
e a te di farti abbracciare
chiederò a me stesso di lasciarti andare.”
Guido Catalano
*****
Ed io che credevo che l’amore fosse un gatto che viene dal Paradiso
“Perché da bambino
al posto di farmi innamorare
di quella deficiente di Candy Candy
non mi hanno detto la verità?
Pensavano davvero che avrei imparato da solo?
Sbagliavano.
Avevano ragione.
Ho imparato che l’amore non è
né gatto né cane
l’amore non è una rana
e non è un cavallo
men che meno un rinoceronte
o una farfalla
sarebbe bello fosse una tartaruga gigante
ma non è.
L’amore non è un cazzo di gabbiano
che plana sul mare al tramonto.
Non è una balena.
L’amore non è quella cosa che mi avete detto.
Mi spiace per tutti i poeti
che fin dall’inizio
ci hanno provato.
L’amore è
una palla da bowling
scagliata da diecimila metri d’altezza
che sfonda il tetto del tuo condominio
e ti prende in pieno cranio
mentre stai facendo delle facce buffe
davanti allo specchio
lavandoti i denti
alle sette e un quarto del mattino
nel tuo cesso dalle piastrelle rosse.
Non so quanto ti deluda la notizia, bambina
sicuramente so che il mio cranio
è rivestito di adamantio
posso fare a testate con Wolverine
se capisci cosa intendo.
Il fatto poi di non mancarti a tal punto
da far rivoltare Guglielmone Shakespeare nella tomba
– se capisci cosa intendo –
rimane uno dei misteri irrisolti
di questa fase storica
di questo ridicolo
Paese
dei miei coglioni.”
Guido Catalano
*****
Renè Magritte, “Les amants”, 1928
*****
Spero di riuscire a guarire da te
Jaime Sabines (poeta messicano)
*****
Raphael Kirchner, “Il Principe Ranocchio”, Illustrazione tratta da Fables, 1903
*****
Io ti amo
“Io ti amo
e se non ti basta
ruberò le stelle al cielo
per farne ghirlanda
e il cielo vuoto
non si lamenterà di ciò che ha perso
che la tua bellezza sola
riempirà l’universo
Io ti amo
e se non ti basta
vuoterò il mare
e tutte le perle verrò a portare
davanti a te
e il mare non piangerà
di questo sgarbo
che onde a mille, e sirene
non hanno l’incanto
di un tuo solo sguardo
Io ti amo
e se non ti basta
solleverò i vulcani
e il loro fuoco metterò
nelle tue mani, e sara’ ghiaccio
per il bruciare delle mie passioni
Io ti amo
e se non ti basta
anche le nuvole catturerò
e te le porterò domate
e su te piover dovranno
quando d’estate
per il caldo non dormi
E se non ti basta
perché il tempo si fermi
fermerò i pianeti in volo
e se non ti basta
vaffanculo”
Stefano Benni, “Io ti amo”
*****
Italo Nunes Vais, Ancora un bacio, 1885 circa
*****
Roy Lichtenstein, “Il bacio”, 1962
*****
Le piccole cose che amo di te
“Le piccole cose
che amo di te
quel tuo sorriso
un po’ lontano
il gesto lento della mano
con cui mi accarezzi i capelli
e dici: vorrei
averli anch’io così belli
e io dico: caro
sei un po’ matto
e a letto svegliarsi
col tuo respiro vicino
e sul comodino
il giornale della sera
la tua caffettiera
che canta, in cucina
l’odore di pipa
che fumi la mattina
il tuo profumo
un po’ blasé
il tuo buffo gilet
le piccole cose
che amo di te
Quel tuo sorriso
strano
il gesto continuo della mano
con cui mi tocchi i capelli
e ripeti: vorrei
averli anch’io così belli
e io dico: caro
me l’hai già detto
e a letto sveglia
sentendo il tuo respiro
un po’ affannato
e sul comodino
il bicarbonato
la tua caffettiera
che sibila in cucina
l’odore di pipa
anche la mattina
il tuo profumo
un po’ demodé
le piccole cose
che amo di te
Quel tuo sorriso beota
la mania idiota
di tirarmi i capelli
e dici: vorrei
averli anch’io così belli
e ti dico: cretino,
comprati un parrucchino!
E a letto stare sveglia
e sentirti russare
e sul comodino
un tuo calzino
e la tua caffettiera
che é esplosa
finalmente, in cucina!
La pipa che impesta
fin dalla mattina
il tuo profumo
di scimpanzé
quell’orrendo gilet
le piccole cose
che amo di te.”
Stefano Benni, “Le piccole cose che amo di te”
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A un passaggio a livello
“A un passaggio a livello
lontano dal mondo
un giorno d’agosto assolato
un capostazione annoiato
vide a un finestrino
di un accelerato
una signora bruna
e più non lavorò passava
a guardare la luna
e i treni si scontravano
ma lui non li sentiva
prima o poi l’amore arriva
C’era un bancario
così serio, così serio
che non rideva mai fuori orario
ma un giorno allo sportello
arrivò un giovanotto
indubbiamente bello
aveva un assegno da un milione
della Banca Popolare
e disse sorridendo
“me lo puoi cambiare?”
e lui cambiò l’assegno e la sua vita intera
quella stessa sera
rubò la cassa e scappò via
via con lui a Bahia
e la gente parlava
ma chi la sentiva
e ballavano insieme
una samba giuliva
prima o poi l’amore arriva
C’era un politico
ladro e indifferente
non voleva bene a niente
neanche agli amici democristiani
neanche ai bambini
neanche a Fanfani
solo un pochino
lui si eccitava
se Nuccio Fava lo intervistava
ma a una seduta
molto affollata
vide una splendida deputata
le disse “amore
dimmi di sì”
e lei “non posso
son del Pci”
e perse la testa
e come un ossesso
urlava “amore non è
un problema
c’è il compromesso”
e Fanfani strillava
ma nessuno sentiva
e nel transatlantico
un sussurro saliva
e Andreotti dichiarò
alla stampa sportiva:
prima o poi l’amore arriva
C’era un bagnino
che non sapeva nuotare
ma era raccomandato
da uno zio piessì deputato
stava lì sulla spiaggia
di Gabicce Mare
a pensare, a pensare
perché neanche la rana
riusciva a imparare
ma una bella tedesca
dai capelli biondi
urlò “aiuto annego
entro trenta secondi”
e lui come un cefalo
si tuffò nel mare
perché in amore bisogna
saper galleggiare
la riportò a riva
e lei aprì gli occhi
e disse “mio eroe,
mio tritone, son viva”
e la spiaggia in coro:
prima o poi l’amore arriva
E c’era un barbone
senza abitazione
aveva solo la televisione
mangiava le ghiande
come i maiali
però teneva novanta canali
ma una notte d’inverno
che nevicava
e Corrado in pelliccia
da Gstaad presentava
sentì che di freddo
e di stenti e di affanni
era ormai arrivato
alla fine dei programmi
ed ecco la vide
rosa e felice
e sorridente, l’annunciatrice
che gli annunciava
“i nostri programmi riprendon domani”
e urlò “sì, domani
mia splendida diva”
e il freddo e la fame
già più non sentiva
abbiamo trasmesso:
prima o poi l’amore arriva
C’era un supergenerale
di superpolizia
arrestava e sparava
per difendere, diceva,
la democrazia
se l’era rinchiusa
e portata via
ma un giorno in un blitz
in un covo sul mare
catturò una giovane
extraparlamentare
e personalmente
la volle interrogare
e alla fine lo videro
che piangeva
lei non lo voleva
e lui le diceva
“ma non senti il fascino
della divisa?”
“La divisa è un bijou”
lei rispondeva
“ma quello che fa schifo
è che ci sei dentro tu”
e lui fece tanti blitz
ma non era più lui
e non si divertiva
e ai suoi carabinieri
gridava “At-tenti
vigilare, in riga
sparategli a vista
è un’erba cattiva”
prima o poi l’amore arriva
E c’era un uomo
che voleva esser morto
perché nella vita
tutto gli era andato storto
scornacchiato, disoccupato
mangiò sei buste di talco borato
un chilo di Vim
duemila Rim
trecento fette di sottilette
e arrivò l’ambulanza
che già delirava
e già per spacciato
l’avevano dato
ed ecco la vide
e di colpo sentì
un brivido dentro
e all’istante guarì
com’era carina, la crocerossina
che con un sorriso
diceva “riposi è ben fortunato
si è proprio salvato
stanotte ritorno
a provarle la febbre
che l’è tutto rosso
mi tolga la prego le mani di dosso”
ma quello già tutto
bruciar si sentiva
non era il febbrone
era proprio passione
e tutto il reparto
di urli riempiva
“dottore dottore
prima o poi l’amore arriva”
C’erano dei maniaci
luridi e laidi
che si eccitavano
guardando Heidi
e un giorno in un parco
dove facevano i porci
videro due gemelle
così belle, così belle
che in tre minuti finirono
le caramelle
e dissero basta
con le perversioni
si sposarono in chiesa
e per testimoni
i quattro bruti bruti di più
vestiti in cravatta
e impermeabile blu
e il prete diceva
“beato chi lascia
la vita lasciva
prima o poi l’amore arriva
E C’ERANO UOMINI CON UN LAVORO SICURO
E DONNE CON LE CASE ORDINATE
E UNA PIAZZA DOVE LE SERE D’ESTATE
CI SI SDRAIAVA INSIEME AD ASPETTARE
UN’ATTESA UN QUALCOSA UN ALTRO ASPETTARE
E TUTTE LE NOTTI
UN FANTASMA APPARIVA
E IN TUTTA LA PIAZZA TUONAR SI SENTIVA
“O VOI CHE CREDETE CHE INDIFFERENTI
E RASSEGNATI INVECCHIERETE,CONTENTI
CHE NON C’È UNA BOCCA CHE VI PUÒ FERIRE
O UNA FOTO SUL MURO CHE NON VI FA DORMIRE
NON C’È NIENTE DA FARE
NON SI PUÒ SCAPPARE! GUARDATE
È DIETRO!VI GUARDA GOLOSO
CHISSÀ DA QUANTO LUI VI SEGUIVA
VI PRENDERÀ! NON C’È SCAMPO!
VI HA PRESO! EVVIVA! EVVIVA!
PRIMA O POI L’AMORE Arriva.”
Stefano Benni, , da “Prima o poi l’amore arriva”
*****
Mark Kostabi, “Memories of the future”
*****
Dove avevano abitato
“Dovunque andasse quel giorno ripercorreva
il suo passato. Attraversava mucchi
di ricordi. Guardava dentro finestre
che non gli appartenevano più.
Lavoro, miseria e soldi scarsi.
A quei tempi vivevano con la forza di volontà,
ben decisi a essere invincibili.
Niente li avrebbe fermati. Almeno
per un bel pezzo.
Nella stanza del motel
quella notte, alle prime luci dell’alba,
scostò una tendina alla finestra. Vide nubi
ammucchiate contro la luna. S’appoggiò
al vetro. C’era uno spiffero freddo
che gli toccò il cuore.
Ti amavo, pensò.
Ti amavo tanto.
Prima di non amarti più.”
Raymond Carver, “Dove avevano abitato”
*****
Marc Chagall, “Gli manti in blu, 1914
Anonimo
*****
Per piacerti ho messo…
“Per piacerti ho messo…
un velo di cipria.
Due linee di khol (una nell’occhio!)
Sette forcine.
Sessantanove perle
Quarantotto centimetri di pizzo.
Un nastrino(nascosto).
Tre spruzzi di profumo di muschio.
Trecentoventisette grammi di vestito.
Un’ora e tredici di prove.
E tu sei rimasto conquistato…
dal mio sorriso?”
Helen Delforge, da Hélène Delforge e Quentin Gréban, “Innamorati”
*****
Io ti vorrei bastare
“Io te vurria vasà – sospira la canzone,
ma prima e più di questo io ti vorrei bastare
come la gola al canto e come il coltello al pane
come la fede al santo io ti vorrei bastare.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei bastare.
Io te vurria vasà – insiste la canzone,
ma un po’ meno di questo io ti vorrei mancare,
più del fiato in salita,
più di neve a Natale,
più di benda su ferita,
più di farina e sale.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare
Io ti vorrei bastare.”
Erri De Luca, “Io ti vorrei bastare”
*****
*****
Vasilij Vasil’evič Kandinskij, “Arco e freccia”, 1927
*****
L’erba voglio, stelo 24
“Arzigogolate cornici per gli specchi;
scheggiate rive
per i fiumi;
Per il mare,
le riflessioni delle nubi,
la seduzione della luce
pei fondali;
per l’amore,
il vetro appannato dei sospiri.”
Rossana Rachele Medici
*****
René Magritte, “Gli amanti” (IV), 1928
*****
Cose per cui capisco che mi ami
“Cose per cui capisco che mi ami:
hai lavato un piatto,
una padella,
un cucchiaio
di una cena che tu
non hai mangiato con me;
non sopporti il calcare
del bicchiere solo mio;
hai sentito il dolore
sulla mia schiena,
sopporti il dolore
sulla tua schiena;
mi conosci, ma resti;
mi riconosci,
infatti
per te sono io;
mi abbracci
se piango la plastica
nel capodoglio morto
e non deridi che mi perda
nel mare sociale,
nel male universale.
Cose per cui capisci che ti amo:
te.
Cose per cui ho bisogno che mi ami:
Cose per cui ho paura che ti amo:
leggi sopra,
da capo.”
Beatrice Zerbini, da “In comode rate. Poesie d’amore”
*****
Keith Haring, “Untitled (Love)”, 1989
*****
Amore e geometria
“Cercarti è un’ellisse.
Sognarti è una curva.
Decifrarti è una piramide.
Raggiungerti è un’iperbole.
Amarti è un cerchio.
Tenerti è un quadrilatero.
Perderti di nuovo
è una mera parabola
per tornare a cercarti.”
Alfonso Brezmes, “Amore e geometria”
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Vieni, entra e coglimi, saggiami e provami
“Vieni, entra e coglimi, saggiami e provami…
comprimimi discioglimi tormentami…
infiammami programmami rinnovami.
Accelera… rallenta… disorientami.
Cuocimi bollimi addentami… covami.
Poi fondimi e confondimi… spaventami…
nuocimi, perdimi e trovami, giovami.
Scovami…. Ardimi bruciami arroventami.
Stringimi e allentami, calami e aumentami.
Domami, sgominami poi sgomentami…
dissociami divorami… comprovami.
Legami annegami e infine annientami.
Addormentami e ancora entra… riprovami.
Incoronami. Eternami. Inargentami.”
Patrizia Valduga, “Vieni, entra e coglimi, saggiami e provami”, da “Medicamenta e altri medicamenta”
*****
Henri de Toulouse-Lautrec, “Il letto”, 1893
“L’amore non basta
l’amore avanza
raccoglie ossa
sere d’ottobre
l’amore si ricorda
l’amore non invecchia
porta feretri
ma anche baci
scende da autobus
che arrivano in periferia
l’amore sopprime diavoli
sale sugli altari
disegna stelle su rocce vulcaniche
l’amore si diverte
a chiamarci ogni domenica
l’amore ci scrive
da paesi abbandonati
case divelte
stanze piene di whisky
l’amore è la poliomielite debellata
l’amore scende in piazza
alle dieci del mattino
e sale sul primo treno
senza passeggeri
l’amore rallenta il passo
l’amore si sfoglia in libreria
mentre fuori nevica
mentre lo si tradisce con un altro amore
l’amore lo vedi nei teatri
in piedi alla fermata del tram
negli aerei decollati senza meta
l’amore ci stringe al buio
di tinge di lacrime rosse
sale in macchina tra gambe disarticolate
l’amore muore nel mare
affoga nel moderno
l’amore carica di sole
gli occhi offuscati dell’ignoto
l’amore irrompe
l’amore non ha anime in Paradiso
è il male fattosi bene
l’amore ci spia
ci annusa
ci definisce
l’amore riposa
in cimiteri senza terra
l’amore raccoglie vite
e le lancia verso l’immortalità.”
Mario Banella
*****
L’amore è quello che
L’amore
“Lo voglio,
caldo
e profondo
che mi dia vertigine;
altrimenti, non ti avvicinare.
Che parta
dal mignolo della mia mano,
per finire alla punta dei miei piedi,
passando
per i miei monti,
le mie valli e le mie gole
e catturi
la mia anima.”
Maram al-Masri (poetessa siriana)
*****
Lui ha due donne
“Lui ha due donne:
una che dorme nel suo letto
e una che dorme nel letto dei suoi sogni.
Lui ha due donne che lo amano:
una che invecchia al suo fianco
e una che gli offrì la giovinezza
per poi occultarsi.
Lui ha due donne:
una nel cuore della sua casa
e una nella casa del suo cuore.”
Maram Al Masri
*****
Dimmi se disturbo
“Dimmi se disturbo,
ha detto entrando,
perché me ne vado immediatamente.
Non solo disturbi,
ho replicato,
tu scuoti tutto il mio essere.
Benvenuto.”
Eeva Kilpi, da “Canto d’amore e altre poesie”
*****
Maxwell Olisedeme, “Lovers IV“, 2021
*****
Io e te
“Io ti amo e tu mi vuoi bene.
La vedi la differenza?
Tu mi scrivi perché non hai niente da fare, io ti scrivo perché non voglio fare niente oltre che sentirti.
Tu mi vieni accanto, mi dai una pacca sulla spalla e mi chiedi come sto,
e io vorrei risponderti “stupendamente, ora che ci sei”,
ma non posso, perché io ti amo e tu mi vuoi bene.
Tu mi scherzi per il gusto di scherzare. Io ti scherzo e lo faccio perché amo vederti ridere,
e perché amo quando fingi di offenderti e vuoi che ti chieda scusa.
La vedi la differenza?
Non te ne accorgi, ma quando siamo vicini io sento il tuo profumo e chiudo gli occhi, perché non voglio farmi sfuggire niente di te.
Tu hai freddo e mi chiedi di toccarti le mani, giusto per farmi vedere che è vero.
Io ti tocco le mani e non me ne frega niente se sono calde o fredde,
le tue mani sono nelle mie e mi basta.
Io ti sorrido e tu mi sorridi.
Tu mi sorridi e io muoio.
Non tutti le possono notare queste differenze.
Sono piccoli dettagli che ti uccidono ogni giorno.
Sono le piccole cose che fanno soffrire me,
perché io ti amo, e tu mi vuoi bene.
E in mezzo… c’è il mare.”
Francesco Roversi
*****
Azzurra e fosca
“Il mare è quella cosa azzurra e fosca
che tu e io navigammo un giorno
e altri incanti poi, naufragi e tenerezze
a noi sparendo torbidamente avvolse.
Non reciti più “mi sento idiota e stupidosa” e io,
io (è sabato) più oltre sparirò nell’agro del mio cuore.
Berrò vino a frodo fra i vapori e ancora
sospirerà mia zia, dirà “porti su le gocce?”
Più non vivi di me l’iddio e la rabbia, quel sogno
(ricordi?) di topi in soffitta, di cartone e travi.
Altri sogni ormai ti faranno stornare ma
azzurro e fosco il mare (l’amore) perché
non muore mai – quella cosa che eri tu sola in me
tanto vasta, troppo, elementare.”
Ferruccio Benzoni, “Azzurra e fosca”
*****
Egon Schiele, “L’abbraccio”, 1917
*****
Vieni piano o i vicini sentono
*Hai mai fatto l’amore
Con la tv accesa,
Per risparmiare ai vicini
Padroni di casa –
L’imbarazzo;
La gioia non celata
Di due persone;
Soprattutto donne
(immagina il clamore!)
Che vengono insieme?
Vieni piano
O i vicini sentiranno.
Quell’anno fu il peggiore
Un inverno doloroso –
Menti e città piccole
Stanze in affitto e letti stretti,
Murate dentro dall’altrui
Decoro
E ogni volta sedendosi
A tavola
Trasmissioni a colazione
Pranzo e cena
La razione giornaliera
Di oscenità.
Hai mai
Fatto l’amore con la tv accesa?
Vieni piano
O i vicini sentiranno.
In una serata buia,
Tovaglie autunnali stese per cena,
Fuochi accesi.
Nei giardini umidi
Le foglie cadono
In una serata buia
Finalmente sole
Un posto, affamate di desiderio
In attesa, un fuoco arde
Cademmo –
La pelle in fiamme brucia –
Cademmo fino in fondo
Fino alla grazia, fino al pavimento.
In una serata buia
La notte viene dolcemente nei giardini umidi.
Vieni piano
O i vicini sentiranno.
La bocca sul mio seno
Le mani risuonano nella mia carne
Al suono dell’angelus
Dallo schermo della tv.
L’angelo del signore
Si annunciò a maria
Ed ella concepì lo spirito santo
La terra, il sole, e i mari.
Ave maria santa maria.
Sia fatto di me secondo
La tua volontà
Ave maria, e oh –
La dolcezza del tuo respiro –
Il respiro della tua dolcezza.
Vieni piano
O i vicini sentiranno.
E il verbo si fece carne
E rimase fra noi.
Mani pelle bocca cosce
Nel profondo della carne
Risuonano,
I campi sono inondati,
Il sangue non scorre.
Benedetta sia tu
E benedetto sia il frutto
Del ventre tuo.
Dolce e amara
La terra si apre, le stelle si scontrano.
Dolce e benedetta,
Il frutto
Fra le donne
Ave maria santa maria.
Vieni piano
O i vicini sentiranno.
Quando il tg delle sei
Rintoccò.
Nelle fessure
Della mente e delle ossa
La marea mortale
Si infiltra.
La necessaria,
Giornaliera litania.
Vieni piano o i vicini
Sentiranno.
Fu trovata
Su una panchina del parco vicolo capannone
Sala da ballo cortile di scuola stanza da letto bar –
Trovata con ferite da taglio multiple a
Cosce seno e addome.
Vieni piano vieni piano
O i vicini…
Mani legate dietro la schiena,
Nessun segno di
(bocche cucite)
Nessun segno di
Aggressione sessuale.
Vieni dolcemente
O i vicini ti sentiranno.
I tuoi seni e il tuo ventre,
Le tue cosce,
Le tue mani dietro la mia schiena
Il mio respiro nel tuo.
Nessuno la sentì gridare.
I tuoi occhi spalancati.
Vieni piano o i vicini…
Fu trovata
Vicino al molo rive del fiume.
Nell’appartamento di sopra,
L’appartamento di lui
Indossava un succinto…
La tua bocca al mio orecchio.
Vieni piano
O i vicini ti sentiranno.
Sangue sui muri
E sulle lenzuola,
Un succinto negligé,
Nell’appartamento di lei.
Spogliata fino ai fianchi.
Vieni piano, vieni piano.
Nessuno la sentì gridare –
Vieni dolcemente o i vicini…
Avevi mai fatto l’amore
Con la tv accesa?
– i vicini non sentirono niente –
Era sempre stata –
Nessuno avrebbe pensato –
Sempre una ragazza tranquilla.
Spogliate fino all’osso
Sangue sulle nostre cosce
Le mie mani dietro la tua schiena
Vieni piano, vieni,
Gambe intrecciate alle lenzuola
Bocca a bocca
Voci stravolte.
Vieni dolcemente
O i vicini sentiranno.
Avevi mai fatto l’amore
Con la tv accesa?
Per risparmiare ai vicini
Padroni di casa
Le sue urla nelle nostre orecchie
Venimmo…
Nessuno la sentì gridare
Il suo sangue sulle nostre mani
Sì –
Venendo,
Non piano –
Oltre il sopportabile;
In faccia ai vivi
A dispetto dei morti
Dimenticando il clamore
L’odio
(immagina –
La gioia
Non celata
Di due donne,
Soprattutto
Donne)
Due donne
Insieme –
Finalmente sole
Al calare della notte nei giardini umidi
In una serata buia
Con la tv spenta.
Muori piano –
Muori piani –
O i vicini sentiranno.”
Mary Dorcey, “Vieni piano o i vicini sentono”
*****
La stanza vuota
“Nella mia testa
c’è sempre stata una stanza vuota per te
quante volte ci ho portato dei fiori
quante volte l’ho difesa dai mostri
Adesso ci abito io
e i mostri sono entrati con me”
Michele Mari, da “Cento poesie d’amore a Ladyhawke”
*****
Voglio la tua rabbia. Voglio il tuo fuoco
“Non essere spirituale con me, amore
mio.
Sii onesto, piuttosto!
Arrabbiati.
Dimmi come ti senti
veramente.
Dimmi quanto sei incazzato.
Urla.
O piangi.
Mostrami la tua
vulnerabilità.
Esprimi quello che ti tormenta.
Di’ le cose sbagliate.
Fai casino.
Non m’importa.
Possiamo rimettere a
posto dopo.
Voglio solo incontrarti.
Ora.
Non aspettare di trovare le parole perfette.
Non aspettare che il tuo prezioso fuoco
si sia spento.
O che le tue lacrime si siano asciugate.
Non c’é da vergognarsi nell’’essere un
disastro.
La rabbia non è “non spirituale”.
È bellezza. È potere.
Voglio incontrarti oltre la maschera.
Oltre il bambino carino, la brava bambina.
Lo studente spirituale bene addestrato.
L’esperto.
Quello calmo.
Quello a cui non è mai stato permesso
alzare la voce.
Voglio sentire le tue maledette fiamme!
Voglio sentire la tua verità!
La tua passione!
Ciò di cui hai bisogno!
Ciò che desideri!
Le tue aspirazioni non corrisposte!
Le tue speranze frustrate!
Non preoccuparti di ferirmi.
Lascia semplicemente che la vita parli
attraverso te. Adesso.
Mi prenderò la responsabilità della mia personale sofferenza.
Per favore. Preferisco ricevere la tua
pura rabbia ORA
ad anni di storie, biasimo, risentimento,
e aggressività passiva.
Lascia perdere le stronzate spirituali.
Dimmi solo che cazzate ho fatto.
Porta tutto allo scoperto.
Non ti umilierò.
E possiamo ripartire da lì.”
Jeff Foster, “Voglio la tua rabbia. Voglio il tuo fuoco”
*****
Nella cena mi avanza mezza pizza
“Non ti chiedo di darmi un bacio.
Non chiedermi scusa
quando penso che tu abbia sbagliato.
Non ti chiederò nemmeno di abbracciarmi quando ne ho più bisogno,
non ti chiedo di dirmi quanto sono bella,
anche se è una bugia,
né di scrivermi niente di bello.
Non ti chiederò nemmeno di chiamarmi
per dirmi com’è andata la giornata,
né di dirmi che ti manco.
Non ti chiederò di ringraziarmi
per tutto quello che faccio per te,
né che ti preoccupi per me
quando i miei animi sono a terra,
e ovviamente, non ti chiederò
di appoggiarmi nelle mie decisioni.
Non ti chiederò nemmeno di ascoltarmi quando ho mille storie da raccontarti.
Non ti chiederò di fare niente, nemmeno di stare al mio fianco per sempre.
Perché se devo chiedertelo, non lo voglio più.”
Frida Kahlo
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Colpo da maestro
“Non ti chiedo nemmeno di riposare, minuta
impellente donna mia.
Perché questo scherzo d’amore, questo
colpo da maestro di sentirci necessari
ha guadagnato terreno, ci ha sollecitato sapientemente:
siamo diventati matti.
Abbiamo stabilito che questo è l’amore.
Resta da sapere solo come ce ne serviremo
in che senso buono per tutti
e prima che sia troppo tardi.”
Omar Lara (1941-2021), poeta cileno
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Cucire
“Vorrei tu fossi l’ago del rammendo,
io il tuo refe doppiato a trapassarti
sgomitolato da me stesso inquieto
e posti insieme noi, siamo un cucire.
è un verbo di lavoro e ha un senso caro
di coppia che rinsalda opposti lembi
ma, soli, tu puoi solo le punture
e io afflosciare, rete senza un mare.”
Guido Oldani
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Oggi mi sono innamorato almeno due volte
“Oggi mi sono innamorato almeno due volte
ed è ancora mezzogiorno e mezza.
L’ho fatto senza pensarci e senza
badare al costo di un discorso
e di un odore maldestro
entrato con forza nel senso
di due parole sconnesse.
Oggi sono stato onesto almeno due volte
ho capito che l’amore sono io che amo
due volte e due volte muoio senz’amore.”
Giovanni Sepe
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Tsukioka Yoshitoshi, “Una giovane donna del periodo Kansei che gioca con il suo gatto”, 1888
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Tu mi vorresti come uno dei tuoi gatti
“Tu mi vorresti come uno dei tuoi gatti
castrati e paralleli: dormono in fila infatti
e fanno i gatti solo di nascosto
quando non li vedi. Ma io non sarò mai
castrata e parallela. Magari me ne vado,
ma tutta di traverso e tutta intera.”
Patrizia Cavalli, da “Pigre divinità e pigra sorte”
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Anne Brigman, “The Breeze”, 1909
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La verità, vi prego, sull’amore
“Dicono alcuni che amore è un bambino
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo
e alcuni che è un’assurdità
e quando ho domandato al mio vicino, che aveva tutta l’aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che non era il caso, no.
Assomiglia a una coppia di pigiami o al salame dove non c’è da bere?
Per l’odore può ricordare quello dei cammelli o avrà un profumo consolante?
È pungente a toccarlo, come un prugno o è lieve come morbido piumino?
È tagliente o ben liscio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull’amore.
I manuali di storia ce ne parlano in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle cronache dei suicidi
e l’ho visto persino scribacchiato sul retro degli orari ferroviari.
Ha il latrato di un alsaziano a dieta o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione su una chitarra o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle feste è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po’ di pace?
La verità, vi prego, sull’amore.
Sono andato a guardare in un capanno, lì non c’era mai stato;
ho esplorato il Tamigi a Maidenhead, e poi l’aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo, o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio e non era nemmeno sotto il letto.
Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull’altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull’amore.
Quando viene, verrà senza avvisare, proprio mentre sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull’amore.”
Wystan Hugh Auden, da “La verità, vi prego, sull’amore”
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Immagine: Marco Lodola, “Vespa”, Scultura luminosa