Linguaggi

Spes ultima dea

01.03.2022

“La speranza è un essere piumato
che si posa sull’anima
canta melodie senza parole
e non finisce mai.
La brezza ne diffonde l’armonia
e solo una tempesta violentissima
potrebbe sconcertare l’uccellino
che ha consolato tanti.”

Emily Dickinson

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Ἐλπὶσ ἐν ἀνθρώποισι
Ἐλπὶς ἐν ἀνθρώποισι μόνη θεὸς ἐσθλὴ ἔνεστιν͵ἄλλοι δ΄ Οὔλυμπόν<δ΄> ἐκπρολιπόντες ἔβαν· ὤιχετο μὲν Πίστις͵ μεγάλη θεός͵ ὤιχετο δ΄ ἀνδρῶν Σωφροσύνη͵ Χάριτές τ΄͵ ὦ φίλε͵ γῆν ἔλιπον· ὅρκοι δ΄ οὐκέτι πιστοὶ ἐν ἀνθρώποισι δίκαιοι͵ οὐδὲ θεοὺς οὐδεὶς ἅζεται ἀθανάτους. εὐσεβέων δ΄ ἀνδρῶν γένος ἔφθιτο͵ οὐδὲ θέμιστας οὐκέτι γινώσκουσ΄ οὐδὲ μὲν εὐσεβίας. ἀλλ΄ ὄφρα τις ζώει καὶ ὁρᾶι φῶς ἠελίοιο͵εὐσεβέων περὶ θεοὺς Ἐλπίδα προσμενέτω· εὐχέσθω δὲ θεοῖσι͵ καὶ ἀγλαὰ μηρία καίων Ἐλπίδι τε πρώτηι καὶ πυμάτηι θυέτω. φραζέσθω δ΄ ἀδίκων ἀνδρῶν σκολιὸν λόγον αἰεί͵ οἳ θεῶν ἀθανάτων οὐδὲν ὀπιζόμενοι αἰὲν ἐπ΄ ἀλλοτρίοις κτεάνοις ἐπέχουσι νόημα͵αἰσχρὰ κακοῖς ἔργοις σύμβολα θηκάμενοι.
Θέογνις ὁ Μεγαρεύς
***
“La sola dea rimasta quaggiù fra i mortali, è Speranza:
ci hanno lasciati gli altri, sono ascesi all’Olimpo.
Partì la Buona Fede, gran Diva: partì la Saggezza
il Giuramento fido fra gli uomini più non si trova,
né più venera alcuno gl’immortali celesti.
Spenta è la razza degli uomini pii: né più alcuno rispetta
né le leggi degli uomini, né i decreti divini.
Ma sinché vive, sinché vede ognuno la luce del sole,
verso gli dei si mostri poi, la Speranza onori,
e, preci offrendo ai numi, bruciando a lor femori pingui,
sacrifichi a Speranza, prima ed ultima Diva.
E dagli obliqui discorsi degli uomini iniqui si guardi,
che, senza avere mai riguardo agli Immortali,
ai beni l’un dell’altro rivolgono sempre le brame,
coprendo opere turpi con apparenza bella.
Teognide di Megara (fine VI secolo a. C.-inizio V), in “Corpus Theognideum” – Traduzione di Ettore Romagnoli

 

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Charles Edward Perugini, “Pandora” 1893

 

 

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Ode alla speranza

 

“Crepuscolo marino,
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia ,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto.”

Pablo Neruda, “Ode alla speranza”

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Le isole fortunate

“Quale voce giunge sul suono delle onde
che non è la voce del mare?
E’ la voce di qualcuno che ci parla,
ma che, se ascoltiamo, tace,
perché si è ascoltato.
E solo se, mezzo addormentati,
senza sapere di udire, udiamo,
essa ci dice la speranza
cui, come un bambino
dormiente, dormendo sorridiamo.
Sono isole fortunate,
sono terre che non hanno sito,
ove il Re dimora aspettando.
Ma, se ci andiamo svegliando,
tace la voce, e c’è solo il mare.”

Fernando Pessoa, “Le isole fortunate”

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Non abbandonarti

“Non abbandonarti, tieniti stretto,
e vincerai.
Vedo che la notte se ne va:
coraggio, non aver paura.
Guarda, sul fronte dell’oriente
di tra l’intrico della foresta
si è levata la stella del mattino.
Coraggio, non aver paura.

Son figli della notte, che del buio battono le strade
la disperazione, la pigrizia, il dubbio:
sono fuori d’ogni certezza, non son figli
dell’aurora.
Corri, vieni fuori;
guarda, leva lo sguardo in alto,
il cielo s’è fatto chiaro.
Coraggio, non aver più paura.”

 

Rabindranath Tagore, “Non abbandonarti”

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De profundis

“Perché il cielo è così lontano
e la terra è così remota?
Non raggiungo neanche
la stella più vicina
sospesa nell’aria.
Non ci tengo a raggiunger la luna,
cerchio di monotoni mutamenti,
ma persino lei ripete fuori portata
le sue armonie.
Non guardo mai i fuochi sparsi
delle stelle, né il lungo strascico
del sole,
ma il cuore è tutto un anelito,
ed è invano.
Sono costretta in vincoli mortali,
gioia e bellezza non sono per me:
sforzo il mio cuore, tendo le mani
e mi aggrappo alla speranza.”

Cristina Rossetti, “De profundis”, 1876

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Ottimismo

Che la storia è finita.
Che possiamo andare a casa.
Che è ora di rintanarci nella pelle del nostro io.
Che viviamo nel migliore dei mondi impossibili.
Che.
Che.
Penso, tuttavia,
che devo togliere le ragnatele dall’aridità
del nulla. Arredarlo.
Riempirlo di vasi di fiori.
Dotarlo di vettovaglie.
Riempire le sue borse di passato.
E solo così
cominciare,
di nuovo,
da esso.

Enrique González Rojo, “Ottimismo”

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Banksy, “Sperando invano”

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Magnificat
“Quando passerà questa notte interna, l’universo,
e io, l’anima mia, avrò il mio giorno?
Quando mi desterò dall’essere desto?
Non so. Il sole brilla alto:
impossibile guardarlo.
Le stelle ammiccano fredde:
impossibile contarle.
Il cuore batte estraneo:
impossibile ascoltarlo.
Quando finirà questo dramma senza teatro,
o questo teatro senza dramma,
e potrò tornare a casa?
Dove? Come? Quando?
Gatto che mi fissi con occhi di vita, chi hai là in fondo?
Si, sì, è lui!
Lui, come Giosuè, farà fermare il sole e io mi sveglierò;
e allora sarà giorno.
Sorridi nel sonno, anima mia!
Sorridi anima mia: sarà giorno!”
Fernando Pessoa, “magnificat”
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Passerà questo tempo 
“Passerà questo tempo come passano
tutti i giorni orribili della vita
Si placheranno i venti che ti abbattono
Stagnerà il sangue della tua ferita
L’anima errante tornerà al suo nido
Quel che ieri si perse sarà trovato
Il sole senza macchia concepito
uscirà di nuovo nel tuo costato
E dirai al mare: Come ho potuto
annegato senza bussola e smarrito
giungere al porto con le vele rotte?
E una voce ti dirà: Non comprendi?
Lo stesso vento che ha rotto le navi
è quello che fa volare i gabbiani”
Óscar Hahn (Óscar Arturo Hahn Garcés, poeta e saggista cileno)
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Immagine: Gustav Klimt, “Speranza II” (“Visione, fecondità, leggenda”), 1907 

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