Musichiamo

Fischia il vento

04.03.2022

«Fischia il vento e infuria la bufera,
scarpe rotte e pur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell’avvenir.
A conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell’avvenir.

Ogni contrada è patria del ribelle,
ogni donna a lui dona un sospir,
nella notte lo guidano le stelle,
forte il cuor e il braccio nel colpir.
Nella notte lo guidano le stelle
forte il cuore e il braccio nel colpir.

Se ci coglie la crudele morte,
dura vendetta verrà dal partigian;
ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile e traditor.
Ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile traditor.

Cessa il vento, calma è la bufera,
torna a casa il fiero partigian,
sventolando la rossa sua bandiera;
vittoriosi, al fin liberi siam!
Sventolando la rossa sua bandiera,
vittoriosi al fin liberi siam!»

Il testo di Fischia il vento fu composto da un giovane poeta ligure, Felice Cascione, il cui nome di battaglia sarebbe diventato u megu, “il medico”, perché in effetti questa era la  professione che esercitava. Dopo l’armistizio (8 settembre 1943), Cascione si unisce ad una brigata partigiana formatasi da poco nei dintorni di Imperia, della quale entra a far parte, pochi mesi dopo, anche Giacomo Sibilla (nome di battaglia Ivan), reduce dalla campagna di Russia. Prima di conoscerlo, Cascione aveva già abbozzato il testo di Fischia il vento, forse addirittura negli anni in cui aveva studiato medicina all’Università di Bologna: alle parole, però, manca ancora la musica. Ed è qui che entra in scena Ivan, il quale insegna ai suoi compagni la canzone Katjuša, composta da Matvej Blanter e Michail Isakovskij. Insieme a lui, Vittorio Rubicone (nome di battaglia Il Biondo) e Silvano Alterisio (Vassili) buttano giù alcuni versi in italiano da adattare alla melodia ed è a questo punto che interviene Cascione: nella canzone russa, il testo di Fischia il vento trova finalmente la sua melodia . Nasce così il primo canto partigiano, dal momento che fino ad allora la Resistenza aveva fatto ricorso soltanto a  vecchi canti socialisti e comunisti (L’InternazionaleLa guardia rossaBandiera rossa ecc.).

Dopo la morte di Felice Cascione, ucciso dai nazisti il 27 gennaio 1944, Fischia Il Vento diventerà l’inno ufficiale della “Brigata Garibaldi”, anticipando di molto Bella ciao, che, anzi, alcuni non considerano affatto un canto partigiano (cfr. Giorgio Bocca che, in un articolo pubblicato sul Corriere Della Sera nel 2018, avrebbe dichiarato: “Nei venti mesi della guerra partigiana non ho mai sentito cantare Bella ciao, è stata un’invenzione del Festival di Spoleto“).

Nel frattempo, Fischia il vento ha trovato la sua prima attestazione scritta nel libro Taccuino Alla Macchia, del partigiano piemontese Guido Somano, che,  Il 13 febbraio 1944, annota:

“Camminiamo tutta la mattina prima di riuscire a prendere contatto con Martinengo. I suoi uomini, che dapprima ci hanno guardato con sospetto, ora fraternizzano con noi. Il loro morale è alle stelle. Cantano una canzone che non ho mai sentito e che è bellissima e che dice: ‘Fischia il vento e urla la bufera‘”.

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