“Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio! No pasaran!”
Dolore Ibarruri
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LAVORATORI, ANTIFASCISTI, POPOLO, IN PIEDI!
“Operai! Contadini! Antifascisti! Spagnoli patrioti! Davanti alla sollevazione militare fascista tutti in piedi a difendere la Repubblica, a difendere le libertà popolari e le conquiste democratiche del popolo!
Attraverso le note del governo e del Fronte Popopolare, il popolo conosce la gravità del momento attuale. In Marocco e nelle Canarie i lavoratori , assieme alle forze leali alla Repubblica, lottano contro i militari fascisti insorti.
Al grido de “il fascismo non passerà, non passerano i boia di ottobre!” gli operai e i contadini di tutte le province di Spagna si uniscono alla lotta contro il nemico della Repubblica che ha impugnato le armi. I comunisti, i socialisti, gli anarchici, i repubblicani democratici, i soldati e le forze fedeli alla Repubblica hanno inflitto le prime sconfitte ai facinorosi, che trascinano nel fango del tradimento l’onore militare di cui tante volte si sono vantati.
Tutto il paese trema d’indignazione difronte a questi banditi che vogliono affondare la Spagna democratica e popolare in un inferno di terrore e morte.
Ma NO PASARÁN!
La Spagna intera si prepara a combattere. A Madrid il popolo per le strade sostiene il governo e lo sprona con decisione e spirito di lotta affinché i militari e i fascisti insorti vengano annientati.
Giovani, preparatevi alla battaglia!
Donne, eroiche donne del popolo! Destatevi con l’eroismo delle donne asturiane del 1934; combattete anche voi a fianco degli uomini per difendere la vita, la libertà dei vostri figli che il fascismo minaccia!
Soldati, figli del popolo! Rimanete fedeli al Governo della Repubblica, lottate a fianco dei lavoratori, a fianco delle forze del Fronte Popolare, assieme ai vostri genitori, ai vostri fratelli e compagni! Lottate per la Spagna del 16 febbraio, lottate per la Repubblica, aiutatela a trionfare!
Lavoratori di ogni parte! Il governo pone nelle nostre mani le armi che salveranno la Spagna e il popolo dall’orrore e dalla vendetta che il trionfo dei boia sanguinari di ottobre significherebbe.
Che nessuno vacilli! Tutti pronti per l’azione. Ogni operaio, ogni antifascista deve considerarsi un soldato combattente.
Popolo di Catalunia, dei Paesi Baschi, della Galizia! Spagnoli tutti! Per difendere la Repubblica Democratica, per rafforzare la vittoria ottenuta dal popolo il 16 febbraio.
Il partito comunista vi chiama alla lotta. Chiama soprattutto voi, operai, contadini, intellettuali, a occupare un posto nella guerra per sconfiggere definitivamente i nemici della Repubblica e delle libertà popolari. Viva il Fronte Popolare! Viva l’unione di tutti gli antifascisti! Viva la Repubblica del Popolo!
I fascisti non passeranno!
No pasarán!“
Dolores Ibarruri, Discorso pronunciato da Radio Madrid il 19 luglio 1936
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Chi sono
” …Tu vuoi sapere di me come sono, che cosa penso, vuoi che ti apra completamente il mio cuore? Tu vuoi penetrare nel più profondo dei miei pensieri e dei miei sentimenti?
Lo puoi fare con facilità: intorno a te, accanto a te, vivono donne dalle quali ho imparato come si deve lavorare e lottare. Ogni giorno vedi l’eroismo delle donne sovietiche, le quali prima hanno lottato per la rivoluzione sui fronti della guerra civile e poi, sopportando ogni forma di privazioni, sospinte dal fuoco inestinguibile del nostro ideale, hanno creato quel mondo che noi abbiamo sognato, il mondo dei socialismo.
Io sono un’attivista comunista dal 1920 e prima, per due anni, sono stata membro attivo del partito socialista. Ho quarantun anni.
Capisci ora perché posso lavorare senza sentire stanchezza, perché posso vivere per gli altri, dando loro tutto il mio tempo e tutta la mia vita?
Il mio spirito si è temprato negli anni di persecuzioni, di lotta, di fame e dì prigione. Moglie e compagna di un minatore, io ho provato il lutto e l’orrore dei giorni trascorsi senza pane, degli inverni trascorsi senza legna. I miei bambini morivano, perché io non potevo comprare loro delle medicine…
Dicono che io sia un’oratrice che sa infiammare le masse. Non so se sia vero… So soltanto che per mezzo delle mie labbra parlano l’angoscia e il dolore delle masse oppresse, sfruttate, prive di qualunque gioia, l’angoscia e il dolore degli uomini senza diritti.
La mia voce è il grido di indignazione di un popolo, che non vuole essere schiavo. Di un popolo, che nutre nel più profondo dell’anima il desiderio, l’ansia di libertà, di cultura, di progresso, di una vita buona e piena di gioie.
Nella mia voce ‘c’è il pianto delle madri, il lamento delle donne oppresse, umiliate, disprezzate. Queste donne non conoscono né riso, né piaceri. Conoscono soltanto la fame, le sofferenze e il dolore.
Xenia! Tu mi hai idealizzata ed esaltata. Io non lo merito. Che cosa contano i miei scritti, che cosa sono le mie fatiche, tutti i miei sforzi di lotta (tutto ciò io lo devo al Partito!) in confronto dell’enorme sforzo di tutto un popolo, che scrive nuove pagine della sua storia, che sacrifica la miglior parte della sua gioventù, che sacrifica, cioè, tutto quanto ha di meglio!
Voi mi amate veramente. Io vi sono profondamente riconoscente per il vostro amore, che mi obbliga a lavorare con ancora maggior energia. Io voglio essere degna del vostro amore fraterno, del rispetto che mi dimostrate. Io sono orgogliosa del vostro affetto.
Tu sai che io sono ancora più soddisfatta dell’odio che nutrono verso di me i nostri nemici. Quest’odio testimonia il fatto che io difendo bene gli interessi della mia classe.
Tu, certamente, sai come io ami il mio Partito, il nostro glorioso Partito Comunista, che da voi, con a capo il compagno Stalin, costruisce il socialismo, e da noi diventa sempre più la guida delle masse che lottano per una Spagna libera e felice.
Prima, per la maggioranza degli spagnoli, l’Unione Sovietica era un paese leggendario sperduto in una strana lontananza, tra le steppe coperte di neve oppure tra foreste senza fine e quasi impossibile a raggiungersi. Invece oggi in ogni cuore c’è un posto per voi. Le madri insegnano ai loro bambini ad amare la grande patria del Socialismo. Ora noi ci sentiamo tanto vicini a voi che i popoli, i monti e i mari che ci dividono non significano nulla. Noi vi sentiamo così vicini, solidali, fraterni, sentiamo il vostro interesse per noi e per la lotta che conduciamo.
La parole di Stalin, il quale dice che la liberazione della Spagna dall’oppressione dei reazionari fascisti non è un affare privato degli Spagnoli, ma la causa comune di tutta l’umanità d’avanguardia, di tutta l’umanità progressiva, sono rimaste impresse nel cuore di tutti gli antifascisti spagnoli, e nessuno potrà cancellare la riconoscenza profonda del nostro popolo per il Capo amato del proletariato mondiale… “.
Da una lettera di Dolores Ibarruri all’attrice Xenia Jsukovshaia del Teatro del Dramma Russo di Charkov
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Donne che avete cuore di donna
“Donne e madri della Spagna, della Catalogna, della Discaglia e della Galizia!
Basta con le tenebre, basta con il fascismo! Per i nostri fratelli, per i nostri mariti, -per i nostri figli, per noi stessi, per la causa del progresso votate per il fronte popolare!
A voi, sorelle di classe, che come me conoscete i neri giorni della miseria senza pane e senza gioie; il dolore per i bimbi affamati e malati, distrutti dalle privazioni; l’amarezza degli operai mal pagati, disoccupati, che riempiono di panico e di disperazione la propria famiglia. A voi, compagne della lotta antifascista, donne della piccola e della media borghesia, che, come tutte le donne, sognate una vita di tranquillità e di benessere per i vostri cari… A voi è diretto il mio appello, l’appello di una donna e di una madre che come voi desidera la fine delle ingiustizie e una- struttura sociale più .giusta e
più umana nel nostro paese.
Compagne! Donne! Sul nostro paese incombe una grave minaccia. Le forze del passato, le forze dell’oppressione e della schiavitù, dell’ignoranza e del fanatismo, dei diritti sanguinosi e delle infinite persecuzioni di tutto ciò che è libero e progressivo, vogliono dirigere i destini della Spagna, rafforzando il loro dominio, salvando i loro privilegi, continuando a sfruttare le masse lavoratrici e togliendo ogni speranza di liberazione alla Catalogna, alla Biscaglia, alla Galizia. I reazionari vogliono bollare con il marchio fascista la fronte del popolo lavoratore e quella di tutti gli uomini che amano
la libertà.
L’esperienza amara della Germania e dell’ Italia insegna a noi donne che cosa ci dobbiamo aspettare da una vittoria nel nostro paese della C.E.D .A. [Confederazione Spagnola delle Destre Autonome, la più grande organizzazione reazionaria della Spagna, guidata da Gil Robles. ndr.] e degli altri monarchici e fascisti, degni rappresentanti degli inquisitori Arbues e Toxquemada.
Noi, donne spagnole, siamo schiave, serve del marito, buone soltanto per produrre figli, carne da cannone che servirà agli oppressori del popolo. Ci vogliono soltanto in chiesa, in cucina e nel letto! Ecco che cosa ci dobbiamo aspettare da coloro che amano chiamarsi rappresentanti dell’ordine…
La limitazione del lavoro femminile, il lavoro obbligatorio e i campi di concentramento per la gioventù; salari di fame, soppressione di tutte le libertà, la clausura domestica fra donne, la militarizzazione della gioventù; ovunque forche, tribunali… Ecco che cosa significherebbe una vittoria
della C.E.D.A.
Contro queste forze, che nascondono le loro vere intenzioni sotto frasi pseudo-socialiste, per meglio ingannare i lavoratori e portare sotto le proprie nere bandiere la gente ingenua e credula, contro queste forze, ripeto, si levano il Paritito Comunista e il Fronte Popolare, in nome della libertà e
della giustizia, in nome dell’aspirazione al progresso e al benessere di milioni di uomini.
Donne, madri! Verranno da voi i servi dei gesuiti, offrendovi dei compensi in cambio del vostro voto; essi vorranno comperare la vostra coscienza e vi. daranno una misera ricompensa in cambio delle vostre convinzioni. Quelli che oggi vi promettono un pugno di monete e poi la felicità sono
quegli stessi che hanno portato i vostri figli a morire in Africa;, che spingono i Vostri mariti verso la disoccupazione e la rovina; che preferiscono lasciare le terre incolte pur di tenere legati a sé con la fame i contadini. Essi vi cacciano dalle vostre terre, quando non siete più in grado di pagare l’affitto che continua a crescere; essi approfittano della fame e della miseria delle giovani operaie per gettarle sulla strada della prostituzione, essi aumentano il prezzo del pane quotidiano, essi hanno sommerso le eroiche Asturie sotto un’ondata di delitti e di torture.
Io faccio appello ai vostri sentimenti, operai e contadine, donne del ceto intellettuale e semplicemente donne che avete un cuore di donna! Donne! Lavoratrici! Prendete il vostro posto nella lotta accanto al Partito Comunista, insieme a coloro che lottano per dare la terra a chi la lavora, per
dare il pane a chiunque non sia un parassita, per dare pace e benessere a tutto il popolo lavoratore!
Schiavitù o libertà, la guerra con tutti i suoi orrori oppure la pace che, sola, permette lo sviluppo e il benessere dei popoli. Il fascismo con il suo terrore, i suoi delitti, la sua guerra distruttrice di civiltà, oppure ampi orizzonti di civiltà e di progresso.
Voi tutte, madri, donne! Alla lotta senza incertezze! Contro chi difende le proprie ricchezze, create dal sudore e dalla miseria del popolo! Votate per il fronte popolare! Distruggete i piani militari di chi soffoca nel sangue le aspirazioni del popolo!
Contro gli assassini dei nostri figli e dei nostri mariti, contro chi specula sulla fame del popolo!
Contro chi vuol fare della donna una schiava domestica, incubatrice di carne da cannone!
Contro i nemici della libertà e del diritto che hanno i popoli di autogovernarsi! Contro chi cerca di fare della Spagna una potenza imperialistica, che opprimerà i suoi popoli!
Contro chi riconosce come unico mezzo di governo il terrore e l’oppressione dei lavoratori!
Donne! Votate per il fronte popolare, che conduce al progresso, alla libertà e alla giustizia!
Migliaia di prigionieri politici vi guardano, madri e donne spagnole, in attesa della vostra decisione, dalla quale dipende la loro libertà e il pane per le loro famiglie. Migliaia di donne e di bambini, affamati e disperati, attendono il ritorno dei loro padri, mariti e fratelli, che una larga amnistia restituirà ai focolari domestici, portando gioia e tranquillità.
Donne, madri! Asciughiamo le lagrime delle nostre sorelle,, dei figli indifesi, ispiriamo coraggio agli eroi che hanno perso la libertà difendendo la causa della giustizia.
Via le tenebre, via il fascismo!
Per i nostri fratelli, per i nostri mariti e figli, per noi stesse, per la causa del progresso, votate per il fronte popolare!
Donne, madri, sorelle! Per la nostra dignità, per il diritto della donna al lavoro e ad un giusto salario, per la protezione del lavoro delle donne e dei giovani, per la difesa di tutti i nostri diritti, tutte alla lotta nelle file del Fronte Popolare!
Per il pane, per la terra, per il lavoro, per la pace e per il benessere! Il 16 febbraio sia il giorno della vittoria sulle forze della reazione e del fascismo!
Per il progresso e per la libertà”
Questo articolo di Dolores Ibarruri, pubblicato nel «Mundo Obrero» del 3 jebbraio 1936, fu dedicato alle elezioni delle Cortes, che ebbero luogo il 16 febbraio 1936 e videro la vittoria del Fronte Popolare
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Se vincesse il fascismo
Compagni! Popolo di Valencia!. Non dovete meravigliarvi se in questo momento di profonda commozione, davanti ad una massa così enorme di uomini, pieni di sacro entusiasmo e decisi a difendere le libertà popolari, non riuscirò forse ad esprimere i sentimenti che mi dominano, sgorgando dal più profondo del cuore. Non dovete meravigliarvi se non saprò rivestirli di parole semplici e persuasive. In questo momento più che mai, vorrei possedere l’eloquenza sufficiente per poter esprimere tutta la forza della mia convinzione, per potervi dimostrare l’assoluta necessità che uniate le vostre file in modo ancora più stretto, poiché il pericolo è grande più che mai.
Io sono venuta tra voi in ore tragiche e tetre, in cui si decide il destino della Spagna e, soprattutto, il futuro delle masse popolari. Sono venuta tra voi sentendo ancora nelle narici: l’odore acuto della polvere da sparo, sotto l’impressione delle difficoltà che devono superare i nostri compagni che combattono sulle cime e lungo i versanti dei monti della Guadarrama, consci dell’importanza della nostra lotta e pronti a morire; piuttosto che a vivere negli artigli del fascismo. Sono venuta tra voi dal campo di battaglia, da questa mischia enorme che acquista il carattere di un’epopea eroica, poiché noi siamo entrati nella lotta armati soltanto del nostro entusiasmo, del nostro spirito di sacrificio, della nostra completa devozione alla causa del popolo, per combattere contro un nemico in possesso di tutti i mezzi della guerra, che egli ha rubato al popolo…Se noi ci avviamo verso la linea del fuoco a combattere un nemico che minaccia la libertà della Spagna, avendo nelle retrovie una simile forza di entusiasmo, io vi dico, lavoratori
di Valencia, ciò che ho già detto alla vista delle armi in mano dei nostri miliziani, alla vista dei fucili in mano dei soldati fedeli al Governo: il fascismo non passerà perché il muro di vivi corpi che noi gli opponiamo possiede oggi quei mezzi di difesa che abbiamo tolto al nemico, a un nemico senza coraggio, perché sprovvisto di quell’ideale che conduce noi alla battaglia. L ’azione del nemico manca di mordente, mentre noi siamo trasportati dalle ali del nostro ideale, non dall’amore della Spagna che muore con il nemico, ma della Spagna che vogliamo avere, della Spagna democratica.
Quando noi parliamo della Spagna, non pensiamo soltanto a questo nome: noi pensiamo a una Spagna democratica e non alla Spagna attaccata alle vecchie tradizioni; noi pensiamo alla Spagna che darà la terra ai contadini, metterà l’industria sotto il controllo degli operai, istituirà l’assicurazione sociale, per evitare agli operai una vecchiaia infelice, la Spagna che risolverà completamente in uno spirito rivoluzionario i problemi economici, che stanno alla base di qualunque rivoluzione.
Su tutti i fronti, comunisti, anarchici, socialisti, repubblicani, combattono spalla a spalla. Dalle città e dalla campagna sono venuti tra noi anche i Senza partito, perché anche essi comprendono che cosa sarebbe per la Spagna una vittoria del fascismo.
La lotta, incominciata sul nostro territorio, sta già acquistando un carattere internazionale, perché i lavoratori di tutto il mondo sanno che, se in Spagna trionferà il fascismo, tutti i paesi democratici del mondo saranno soggetti alla minaccia fascista. I lavoratori lo hanno capito e da ogni parte del mondo ci arrivano continuamente espressioni di solidarietà. Ma anche il fascismo internazionale ha compreso l’importanza della lotta del popolo spagnolo contro i suoi nemici, che hanno rotto il loro giuramento di fedeltà alla patria e alla bandiera nazionale. Questi traditori, senza tener fede alle loro promesse, si sono ribellati, formando un’infame alleanza con i bigotti, che amano pescar nel torbido e con gli aristocratici degenerati figli di papà. Questa gente compie delitti innumerevoli in tutti i villaggi Che attraversa. Ci vorrebbe il pennello di Goya, la penna di Blasco Ibanez per descrivere gli orrori, i delitti ripugnanti compiuti da questi elementi sotto il comando di tronfi generali fascisti, già da molto famosi per la loro incapacità.
L’inferno descritto da Dante è soltanto un pallido riflesso di quella realtà che nasce là dove passano questi vandali moderni. Bambini e vecchi uccisi, cadaveri di donne violentate tagliati a pezzi, distrutti i monumenti dell’arte… Ovunque essi passano lasciano dietro di sé morte e desolazione… Ciò che avviene nelle regioni occupate dai fascisti avverrebbe in tutta la Spagna, se contro di essi non insorgesse il popolo, animato dalla fiducia della propria forza…
Presto vinceremo e potremo tornare dai nostri bambini.»
Dolores Ibarruri, Discorso pronunciato allo Stadio di Valentia il 23 agosto 1936
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Dolores Ibarruri, “La Pasionaria”
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La Pasionaria
Una colomba mi ha detto
che sorvolando la Spagna
ha sentito uscire questa canzone
dal petto di una chitarra.
“Corri da Dolores
colomba dille
dille che io ti ho detto
che la Spagna è viva.
Che il Manzanares insaguinato
colomba dille
tra ricordi di polvere
chiama Dolores.
Che il mare abbattuto sulla spiaggia
colomba dille
e il lungo vento errabondo
entrambi la seguono,
uno con la sua voce di spuma
colomba dille
l’altro carico di rose
e di gelsomini.
Che dalla pianura alla montagna
colomba dille
petto con petto il popolo unisce
e misura il tempo.
Che ai piedi dell’albero caduto
colomba dille
un altro albero cresce e il suo tronco
di verde veste.
Che in cantine e soffitte
colomba dille
in sotterranei e miniere,
pozzi e cisterne,
nelle profondità della terra
colomba dille
vicino alle sorgenti
e alle radici
un guerrigliero insonne
colomba dille
un guerrigliero insonne
carica il suo fucile”.
Testo: Nicolás Guillén
Musica: Marta Contreras
La canzone fa parte dell’album “Marta Contreras canta Nicolás Guillén” pubblicato in Italia nel 1977
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Dolores Ibárruri Gómez nasce nel 1986 a Gallarta, in terra basca, in una famiglia di minatori decisamente troppo numerosa e troppo povera per consentirle di realizzare il suo sogno di diventare un’insegnante. Così, per sbarcare il lunario, si arrabatta come può: facendo la cameriera, cucendo vestiti per le famiglie agiate e vendendo pesce per strada. E’ ancora molto giovane quando sposa un minatore, Julian Ruiz, con il quale condivide una vita grama: il marito va e viene dal carcere per ragioni politiche e, dei sei figli avuti da lui, quattro muoiono di stenti o di malattie; Rubén, invece, verrà ucciso anni dopo sotto i bombardamenti nazisti di Stalingrado. Intanto, però , Dolores continua a leggere, a studiare ed è sui testi di Marx e di Engels che comincia a riflettere sul fatto che “un pantano nel quale gli uomini sprofondano senza remissione, ma – come lei stessa dirà – un campo di battaglia nel quale ogni giorno l’immenso esercito del lavoro guadagna posizioni”. “Come un deposito amaro – scrive nella sua autobiografia, Memorie di una rivoluzionaria – si andava sedimentando nella mia anima di adolescente una sentimento di rabbia i disperata e istintiva contro tutto e contro tutti. Sentimento di ribellione che più tardi si sarebbe fatto consapevolezza.”
Nel 1920, dopo aver aderito al neo-costituito partito comunista spagnolo, Dolores comincia la sua carriera politica come membro del primo comitato provinciale del partito comunista basco. “La Pasionaria” (il fiore della passione) diventa il suo pseudonimo, con il quale firma gli articoli che compaiono prima, su El minero Vizcaino (il quotidiano dei minatori), poi, su Mundo Obrero, l’organo ufficiale del partito. E la passione che dà nome al suo fiore è la stessa che profonde negli appassionati discorsi con i quali guida le lotte dei minatori e delle donne, la stessa che anima il suo infaticabile impegno politico, dal quale non desiste neppure quando viene arrestata e quando in carcere, dove è finita tra i delinquenti comuni, riesce ad organizzarli dando vita ad uno sciopero della fame per ottenere la liberazione dei prigionieri politici. Nel 1934, durante lo sciopero antifascista delle Asturie, contro il quale il Governo ha fatto scendere in campo Il tercio, la famigerata legione straniera formata da bande di irregolari marocchini e dalla schiuma della delinquenza internazionale, Dolores corre in aiuto dei figli degli operai per salvarli dalla fame, riuscendo a portarne un centinaio a Madrid, dove i bambini vengono affidati a famiglie disposte ad accoglierli.
Nel 1935, per sfuggire all’ennesimo arresto, raggiunge Mosca dopo aver attraversato la frontiera spagnola a piedi e qui viene eletta membro del comitato esecutivo del Comintern, in cui sposa la causa della costituzione di un Fronte Popolare tra socialisti e comunisti. E’ in questi anni che diventa il più importante dirigente del partito comunista. Nel 1936, dopo la vittoria elettorale del Fronte Popolare spagnolo, denuncia in parlamento la preparazione di un golpe di destra ed è la sera stessa del colpo di stato che lo annuncia alla radio con il grido:
“Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio! No pasaran!”
Comincia subito ad organizzare la resistenza, guadagnando alla causa i soldati ancora irresoluti e dando vita al Quinto Reggimento. Ed è sempre grazie al suo carisma che riesce a far affluire molti degli uomini che vanno a formare le Brigate internazionali, al servizio della Spagna libera. Quando poi il partito comunista si decide ad entrare nel governo del Fronte popolare, Dolores diventa vice presidente del parlamento.
Nel 1939, quando Madrid capitola in mano franchista, si vede costretta a lasciare la Spagna per raggiungere la Russia: eletta nel 1942 segretaria del partito comunista spagnolo in esilio, manterrà il suo incarico fino al 1960. Nello stesso anno riceve la cittadinanza sovietica. e, quattro anni dopo, il premio Lenin per la pace.
Dopo 38 anni di esilio, torna in Spagna alla morte di Franco e, nel 1977. viene eletta deputata nelle prime elezioni democratiche nelle Asturie, presiedendo la prima sessione della corte di giustizia insieme a Rafael Alberti.
Muore di polmonite nel 1989: una delle sue ultime battaglie è a sostegno della causa delle Madri argentine di Plaza de Mayo.