Succede e basta, e non puoi farci nulla.
Però puoi decidere come usarlo, questo sì. Devi lasciarlo parlare, senza aver paura di ascoltare quello che dice. Di solito urla, sappilo.
E poi, dopo che ha urlato, e ha bruciato, e ha spezzato, quando di lui è rimasta solo una brutta cicatrice che fa male col vento, da cui escono fantasmi durante la notte – usalo.
È una leva.
Può servire per scardinare gabbie, per saltare fossi – o anche solo per sbattere via la polvere dalle tue ali come se fossero tappeti.
Ti ha mangiato un pezzo di anima – li senti gli spifferi gelidi che entrano? Te ne serve uno nuovo, deve ricrescere.
E non può ricrescerti un pezzo di anima nuova se continui ad alimentarla di cose vecchie.
Il dolore è come il ghiaccio d’inverno, e tu sei un seme rannicchiato nel terreno: puoi morirci in quella morsa fredda, oppure puoi diventare più forte, e sbocciare a primavera.
Scegli tu.