“Crescerai in un altro modo nell’amore che avrò sempre per te. Crescerai altrove, nei mormorii del mondo, nel Mediterraneo, nell’orto di Sasha, nel volo di un uccello, con l’alba e col tramonto, in una ragazza che incontrerò per caso, nel fogliame di un albero, nella preghiera di una donna, nelle lacrime di un uomo, nella luce di una candela. Rinascerai un giorno sotto forma di fiore o di maschietto con un’altra mamma, sarai ovunque i miei occhi si poseranno. Dove sarà il mio cuore, il tuo continuerà a battere.”
Valerie Perrin, da “Cambiare l’acqua ai fiori”
*****
“Il figlio non è soltanto la mia opera, come un poema o un oggetto. Non è neppure la mia proprietà. Né le categorie del sapere né quelle del potere descrivono la mia relazione con il figlio. La fecondità dell’io non è né causa né dominio. Io non ho mio figlio, sono mio figlio. La paternità è una relazione con un estraneo che pur essendo altri […], è me. […] Nell’esistere vi sono una molteplicità e una trascendenza. Trascendenza in cui l’io non porta se stesso, dato che il figlio non è me; e però io sono mio figlio. La fecondità dell’io è la sua stessa trascendenza”.
Emmanuel Lévinas, da “Totalità e infinito”
*****
Jean-Marie Pirot, “Il figlio perduto e ritrovato”, 1985
*****
“La direzione non è dare in eredità ai figli i giardini reali, non è dare in eredità ai figli i beni, le rendite, le proprietà; si tratta di dare in eredità ai figli il nostro sguardo sul mondo. La prima forma di eredità dei figli è l’eredità dello sguardo dei loro genitori. Questo sguardo è capace di vedere lo splendore del mondo? Questo sguardo è capace di testimoniare che noi sentiamo ancora, che siamo ancora capaci di amore nonostante il dolore del mondo? Questo sguardo è capace di trasmettere lo splendore del mondo? Nient’altro. Questa è la testimonianza a cui sono chiamati i genitori.”
Massimo Recalcati, da “Lessico amoroso”
*****
“I figli sono come gli aquiloni: gli insegnerai a volare, ma non voleranno il tuo volo. Gli insegnerai a sognare, ma non sogneranno il tuo sogno. Gli insegnerai a vivere, ma non vivranno la tua vita. Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto.”
Madre Teresa di Calcutta
*****
“Ciò che i genitori m’hanno detto d’essere in principio, questo io sono: e nient’altro. E nelle istruzioni dei genitori sono contenute le istruzioni dei genitori dei genitori alla loro volta tramandate di genitore in genitore in un’interminabile catena d’obbedienza.”
Italo Calvino
*****
Keith Haring
*****
“Se guardi profondamente nel palmo della tua mano, vedrai i tuoi genitori e tutte le generazioni dei tuoi antenati. Tutti loro sono vivi in questo momento. Ognuno è presente nel tuo corpo. Tu sei la continuazione di ciascuna di queste persone.”
Thich Nhat Hanh
******
“Eccomi” è la prima parola della genitorialità rispetto alla nascita di un nuovo nato che è innanzitutto insufficienza, inermità, è un grido nella notte, un richiamo che cerca risposta. Eccomi è la risposta a questo grido della notte, è la risposta che umanizza la vita e identifica un genitore e un figlio. Eccomi significa: “sono qui per te, ti ho voluto, tu sei mio figlio”.
Massimo Recalcati, da “Per capire il rapporto tra genitori e figli”, conferenza tenuta a Cernusco sul Naviglio nel 2014
*****
“Io non capisco come sia possibile che per guidare la macchina, o la barca, o anche il motorino serva un attestato di idoneità, e per essere genitori no. Si va forse incontro a minori responsabilità? Io la patente l’ho presa, perché negli anni ho imparato a vivere e ad amare. E ho imparato che prima di metterli al mondo, i figli, bisognerebbe fare un esame che tenga in considerazione il rispetto della vita altrui e della libertà. La libertà dei bambini, quella che ci viene tolta, giorno dopo giorno, man mano che ci troviamo costretti a crescere. Perché chi crede che essere genitore sia un diritto, e non un dovere, finisce per indottrinare i propri figli anziché educarli.
Gianna Nannini
*****
“I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé stessa.
Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi.
E sebbene stiano con voi, non vi appartengono.”
Kahlil Gibran, da “I vostri figli”, in “Il Profeta”
*****
*****
“Fare il genitore è come scalare l’Everest. Anime coraggiose ci provano perché hanno saputo che sarà un’impresa incredibile. Ci provano perché credono che arrivare alla vetta, o anche solo provarci, è un risultato enorme. Ci provano perché durante la scalata, se riescono a prendersi un attimo di pausa, a distrarsi dalla fatica e alzare lo sguardo, godono di una vista mozzafiato. Ci provano perché, anche se è così dura, ci sono momenti che valgono la pena. Sono istanti talmente intensi e unici che molti, quando arrivano alla vetta, cominciano quasi subito a progettare una nuova scalata. Anche se la maggior parte degli scalatori ti dirà che comunque è stata un’impresa devastante, micidiale. Che hanno pianto lungo quasi tutto il tragitto. È come se sull’Everest ci fossero persone appostate ogni venti metri a urlare agli scalatori: ti stai divertendo? Fidati di noi! Il tempo passa velocissimo!’. Ecco, è probabile che quei tifosi nostalgici e dotati delle migliori intenzioni si ritrovino presto buttati giù dalla montagna”.
Claudio Rossi Marcelli, da “Una scalata mozzafiato”, “Internazionale”,
*****
“Quando si diventa genitori, accade un fatto strano e malaugurato. Si comincia ad assumere un ruolo, a recitare una parte, dimenticando di essere una persona. Una volta entrati nel sacro regno del ruolo genitoriale, si pensa di dover indossare la tonaca di genitore. In buona fede si assumono certi comportamenti perché si crede che i genitori debbano comportarsi così.”
Thomas Gordon, psicologo americano
*****
“Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori. È bene che una volta ogni tanto si scottino le dita,”
Mahatma Gandhi
*****
“I nostri genitori sono i nostri primi insegnanti, ma non sempre sono i migliori. Noi possiamo aspettarci che i nostri genitori siano perfetti. I figli crescono aspettandosi sempre che i genitori siano perfetti, e poi restano delusi, amareggiati e se la prendono quando scoprono che quei poveri esseri umani non lo sono. Forse diventare adulti significa appunto trovarsi di fronte queste due persone, quest’uomo e questa donna, e vederli come esseri umani identici a noi, con i loro pregiudizi, le idee sbagliate, le tenerezze e le gioie e le sofferenze e le lacrime, e riuscire a rendersi conto che sono soltanto esseri umani”.
Leo Buscaglia, da “Vivere, amare, capirsi”, 1982
******
“Data la rapidità crescente dei cambiamenti culturali è difficilmente pensabile che un genitore, per quanto «moderno», possa trasmettere al figlio un modello valido per il resto della vita: ciò sarebbe molto presuntuoso e poco intelligente. Deve invece cercare di stimolare la sua capacità di giudicare le situazioni e di trovare le risposte giuste. Non deve cioè insegnargli un percorso, ma insegnargli a guidare.”
Piero Angela, in “Da zero a tre anni”, 1973
*****
“L’amore per i figli è sempre un amore infelice, l’unico in fondo che meriti pienamente questa definizione. Basterebbe avere il coraggio di ricordare. Anche nel nostro amore verso i genitori, per quanto grande, non c’era forse un po’ di compassione, addirittura un po’ di riluttanza, insomma non c’era qualcosa, in questo amore, di affine alla paura?”
Arthur Schnitzler, da “Il libro dei motti e delle riflessioni”, 1927
“Non insegnate ai vostri figli ad adattarsi alla società, ad arrangiarsi con quel che c’è, a fare compromessi con quel che si trovano davanti; dategli dei valori interiori con i quali possano cambiare la società e resistere al diabolico progetto della globalizzazione di tutti i cervelli.
Perché la globalizzazione non è un fenomeno soltanto economico ma anche biologico, in quanto ci impone desideri globali e comportamenti globali che finiranno per indurre modifiche globali nel nostro modo di pensare.
Il mondo di oggi ha bisogno di ribelli, ribelli spirituali”
Tiziano Terzani, da “Un’idea di destino”
*****
“Un sistema di educazione vero, un sistema di acculturazione è quello che scaturisce quando genitori e figli comunicano fra loro. Può essere anche una passeggiata in un bosco. Può essere anche una passeggiata in città, fermandosi davanti a un edificio o a un arco e il genitore dice: Vedi quell’arco? Sai perché è lì? E così facendo racconta la storia al figlio. Oppure nel bosco: vedi quegli alberi? Si chiamano faggi, sai perché sono preziosi per l’equilibrio della nostra vita? Oppure leggendo un libro: vedi questo pittore? Sai perché questo quadro ha avuto un importanza fondamentale quando è uscito? Questa è l’educazione.”
Corrado Augias
*****