“Costui crede di sapere mentre non sa; io almeno non so, ma non credo di sapere. Ed è proprio per questa piccola differenza che io sembro di essere più sapiente, perché non credo di sapere quello che non so.”
Socrate, in Platone, da “Apologia di Socrate”
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“Ego vero omnia in te cupio transfundere, et in hoc aliquid gaudeo discere, ut doceam; nec me ulla res delectabit, licet si eximia et salutaris, quam mihi uni sciturus sum. Si cum hac exceptione detur sapientia, ut illam inclusam teneam nec enuntiem, reiciam: nullius boni sine socio iucunda possessio est.”
(“Certo desidero infondere in te tutto il mio sapere e sono lieto di imparare qualcosa proprio per insegnarla; e non mi diletterei di alcuna nozione, per quanto straordinaria e vantaggiosa, se ne avessi conoscenza per me solo. Se mi fosse concessa la sapienza a questa condizione, di tenerla chiusa in me senza trasmetterla, rifiuterei: non dà gioia il possesso di nessun bene, se non puoi dividerlo con altri.”
Seneca, da “Lettere a Lucilio”, Libro I, Lettera VI
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“Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando non ci saranno più le lucciole, le api, le farfalle, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita”
Pier Paolo Pasolini, da “La Rabbia”, 1962
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“Lo studio del latino mi ha abituato fin da subito a pensare anche la mia lingua per sillabe e suoni discreti. Le parole che avevo sempre usato hanno cominciato a un certo punto a scompormisi nella testa e a vorticare, come petali nell’aria. Grazie al latino una parola italiana valeva almeno doppio. Sotto il giardino della lingua quotidiana c’era il tappeto delle radici antiche. Scoprire (…) che “giorno” e “dì” sono parenti, benché a prima vista non sembri; che il primo deriva da un “diurnus”, che è l’aggettivo di “dies” (la parola latina per giorno) e che il secondo deriva appunto da quel “dies” (…) equivalse alla scoperta di una porta segreta, fu come passare attraverso i muri…”
Nicola Gardini, da “Viva il latino”
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“L’istruzione che distrugge le domande è un crimine contro l’umanità. Siamo stati educati a imbottirci di risposte, e ciò a scapito di uno spazio originario in cui tutto si crea. Il sapere ha divorato i nostri occhi interiori. Non sappiamo più relazionarci con l’ignoto che la vita secerne nonostante la nostra cecità.”
Enrico Avveduto
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Giorgio De Chirico, “Il veggente”, 1914–1915
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“Diffidate di un filosofo che sa di sapere.”
Norberto Bobbio, da “Che cosa fanno oggi i filosofi?”, 1980
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“Il sapere ha due estremi che si toccano: la pura ignoranza naturale, in cui si trovano tutti gli uomini nascendo; e l’altro estremo delle grandi anime, che avendo saputo tutto ciò che era umanamente possibile di sapere, confessano di non saper, niente.”
Blaise Pascal, da “Pensieri”
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“Il rimedio migliore quando si è tristi – replicò Merlino – è imparare qualcosa. È l’unico che sia sempre efficace. Invecchi e ti tremano mani e gambe, non dormi la notte per ascoltare il subbuglio che hai nelle vene, hai nostalgia del tuo amore, vedi il mondo che ti circonda devastato da pazzi malvagi, oppure sai che nelle cloache mentali di gente ignobile il tuo onore viene calpestato. In tutti questi casi vi è una sola cosa da fare: imparare. È l’unica cosa che la mente non riesca mai ad esaurire, da cui non si lascia mai torturare, che mai teme, di cui mai diffida. Imparare è il rimedio.”
Jack Whyte , da “Le cronache di Camelot”
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[A chi gli domandava come avesse potuto raggiungere un così grande sapere rispondeva] “In questo modo, ch’io non ebbi mai onta né vergogna di domandare agli altri ciò che io non sapevo.”
Al-Ghazali
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Ernst Jünger
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Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī
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“La filosofia è un’alta strada alpina, a essa conduce solo un ripido sentiero su pietre appuntite e rovi pungenti; è un sentiero solitario e diventa sempre più deserto quanto più si sale, e chi lo percorre non deve conoscere spavento, ma deve lasciarsi tutto alle spalle e di buon animo aprirsi da sé la via nella fredda neve. Spesso costui si trova, all’improvviso, sopra l’abisso e vede di sotto la valle verdeggiante; laggiù lo attrae con forza la vertigine; ma deve star fermo, dovesse anche aderire alle rocce col sangue dei piedi. Ben presto vede il mondo sotto di sé, i suoi deserti di sabbia e paludi, scomparire; i dislivelli d’altitudine si pareggiano, le dissonanze non arrivano fino a lassù, la sua rotondità si fa manifesta. Lui è sempre nella pura, fresca aria alpina e vede già il sole, quando sotto ancora è notte fonda.”
Arthur Schopenhauer, da “Scritti postumi. I manoscritti berlinesi (1818-1830)”
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