LEZIONE PRIMA
Signore e Fratello,
Io posso darvi questo titolo, perché voi cercate la verità nella sincerità del vostro cuore, e per trovarla siete pronto a fare sacrifici. La verità, essendo l’essenza stessa di quello che è, non è difficile a trovarsi: essa è in
noi e noi siamo in lei. Essa è come la luce, e i ciechi non la vedono.
L’Essere è. Questo è incontestabile ed assoluto. L’idea esatta dell’Essere è verità; la conoscenza di esso è scienza; la sua espressione ideale è la ragione; la sua attività è la creazione e la giustizia. Voi vorreste credere, dite. Per questo, basta saper amare la verità. Perché la vera fede è l’adesione incrollabile dello spirito alle necessarie deduzioni della scienza nell’infinito congetturale. Soltanto le scienze occulte danno la certezza, perché esse hanno come base la realtà e non le fantasticherie. Esse fanno distinguere in ogni simbolo religioso la realtà dalla menzogna. La verità è la stessa dovunque, e la menzogna varia secondo i luoghi, i tempi e le persone.
Queste scienze sono in numero di tre: la Kabbala, la Magia e l’Ermetismo.
La Kabbala, o scienza tradizionale degli Ebrei, potrebbe essere definita il sistema matematico del pensiero umano. È l’algebra della fede. Essa risolve tutti i problemi dell’anima come delle equazioni, chiarendo le incognite. Essa dà alle idee la pulizia e la rigorosa esattezza dei numeri; i suoi risultati sono per lo spirito l’infallibilità (relativa, tuttavia, alla sfera delle conoscenze umane) e la pace profonda per il cuore.
La Magia, o scienza dei magi, ha avuto come rappresentanti, nell’antichità i discepoli e forse i maestri di Zoroastro. E’ la conoscenza delle leggi segrete e particolari della natura che producono le forze nascoste, le attrazioni, sia naturali che artificiali, che possono esistere anche al di fuori del mondo metallico. In una parola, e per usare un’espressione moderna, è la scienza del magnetismo universale.
L’Ermetismo è la scienza della natura celata nei geroglifici e nei simboli del mondo antico. È la ricerca del principio vitale, con il sogno (per coloro che non sono ancora arrivati) del compimento della Grande Opera, la riproduzione, da parte dell’uomo, del fuoco naturale e divino che crea e rigenera gli esseri. Ecco, Signore, le cose che voi desiderate studiare. La sfera di esse è immensa, ma i loro principi sono così semplici da essere
rappresentati e contenuti nei segni dei numeri e delle lettere dell’alfabeto. “È una fatica di Ercole che assomiglia ad un gioco da bambini” dicono i maestri della santa scienza. Le disposizioni per riuscire in questo studio sono una grande rettitudine di giudizio e una grande libertà di spirito. È necessario liberarsi da ogni pregiudizio e da ogni idea preconcetta, ed è per questo che il Cristo ha detto: “Se non vi presenterete con la semplicità del fanciullo, non entrerete nel Malkuth“, cioè nel regno della scienza.
Noi cominceremo con la Kabbala, della quale eccovi la suddivisione: Berechith, Gematria e Lemurah.
Tutto vostro nella santa scienza
Eliphas Levi
LEZIONE SECONDA
Signore e Fratello,
Quello che ci si deve proporre studiando la Kabbala, è di arrivare alla pace profonda con la tranquillità dello spirito e la pace del cuore.
La tranquillità dello spirito è un effetto della certezza; la pace del cuore deriva dalla pazienza e dalla fede.
Senza la fede, la scienza conduce al dubbio; senza la scienza, la fede porta alla superstizione. Tutt’e due riunite danno la certezza, e per riunirle non bisogna mai confonderle.
L’oggetto della fede è l’ipotesi, e diventa una certezza quando l’ipotesi è necessitata dall’evidenza o dalle dimostrazioni della scienza. La scienza constata dei fatti. Dalla ripetizione dei fatti, essa congettura le leggi. La maggioranza dei fatti in presenza di quella o quell’altra forza dimostra Resistenza delle leggi.
Le leggi intelligenti sono necessariamente volute e dirette dall’intelligenza. L’unità nelle leggi fa supporre l’unità dell’intelligenza legislativa. Questa intelligenza che noi siamo costretti a supporre secondo le opere manifeste, ma che ci è impossibile definire, è quella che noi chiamiamo Dio!
Voi ricevete la mia lettera, ed ecco un fatto evidente: riconoscete la mia scrittura e i miei pensieri, e ne concludete che sono certamente io che ve l’ho scritta. È una ipotesi ragionevole, ma l’ipotesi necessaria è che qualcuno ha scritto questa lettera. Essa potrebbe essere contraffatta, ma voi non avete alcuna ragione per supporlo. Se lo supponete gratuitamente, formulate una ipotesi molto incerta. Se pretendete che la lettera scritta sia caduta dal cielo, formulate una ipotesi assurda.
Eccovi dunque, secondo il metodo cabalistico, come si forma la certezza:
Evidenza certezza
Dimostrazione scientifica certezza
Ipotesi necessaria certezza
Ipotesi ragionevole probabilità
Ipotesi incerta dubbio
Ipotesi assurda errore
Non allontanandosi da questo metodo, lo spirito acquisisce una vera infallibilità, poiché afferma quello che sa, crede quello che deve necessariamente supporre, ammette le supposizioni ragionevoli, esamina le supposizioni dubbie e respinge le supposizioni assurde.
Tutta la Kabbala è contenuta in quelle che i maestri chiamano le trentadue vie e le cinquanta porte.
Le trentadue vie sono trentadue idee assolute e reali, legate ai segni dei dieci numeri
dell’aritmetica e alle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico. Eccovi queste idee:
NUMERI
1. Potenza suprema
2. Saggezza assoluta
3. Intelligenza infinita
4. Bontà
5. Giustizia o rigore
6. Bellezza
7. Vittoria
8. Eternità
9. Fecondità
10. Realtà
LETTERE
• Aleph – Padre
• Beth – Madre
• Ghimel – Natura
• Daleth – Autorità
• He – Religione
• Vau – Libertà
• Dzain – Proprietà
• Cheth – Ripartizione
• Theth – Pruden
• Iod – Ordine
• Caph – Forza
• Lamed – Sacrificio
• Mem – Morte
• Nun – Reversibilità
• Samech – Essere Universale
• Gnain – Equilibrio
• Phé – Immortalità
• Tsade – Ombra e riflesso
• Koph – Luce
• Resch – Riconoscenza
• Shin – Potenza totale
• Thau – Sintesi
Tutto vostro nella santa scienza
Eliphas Levi
LEZIONE TERZA
Signore e Fratello,
Nella lezione precedente, ho parlato soltanto delle trentadue vie; più tardi indicherò le cinquanta porte.
Le idee espresse per mezzo dei numeri e delle lettere sono realtà incontestabili. Queste idee si collegano e concordano come i numeri medesimi. Si procede logicamente dall’uno all’altro.
L’uomo è figlio della donna, ma la donna esce dall’uomo come il numero dall’unità. La donna chiarisce la natura, la natura rivela l’autorità, crea la religione che serve di base alla libertà e che rende l’uomo maestro di se stesso e dell’universo, eccetera.
Procuratevi un mazzo di tarocchi (ma credo che ne abbiate uno) e disponetelo in due serie di dieci carte allegoriche numerate da uno a ventuno. Vedrete tutte le figure che chiariscono le lettere. Quanto ai numeri da uno a dieci, vi troverete la spiegazione, ripetuta quattro volte, con i simboli del bastone, o scettro del padre, la coppa delle delizie della madre, la spada, o le lotte dell’amore, e i denari, o fecondità.
I Tarocchi sono nel libro geroglifico delle trentadue vie, e la loro spiegazione sommaria si trova nel libro attribuito al patriarca Abramo che si chiama Sepher Jézirah. Il sapiente Court de Gebelin per primo intuì l’importanza dei Tarocchi che sono la grande chiave dei geroglifici ieratici. Se ne ritrovano i simboli e i numeri nelle profezie di Ezechiele e di San Giovanni.
La Bibbia è un libro ispirato, ma i Tarocchi sono il libro ispiratore. Si è anche chiamata rota la ruota, da cui tarot e Torà. Gli antichi Rosa+Croce li conoscevano, e il marchese di Suchet ne parla nel suo libro sugli illuminati. È da questo libro che sono derivati i nostri mazzi di carte. Le carte spagnole portano ancora i principali segni dei tarocchi primitivi, e ci si serve di essi per giocare al gioco del Phombre, cioè dell’uomo, reminiscenza vaga dell’uso primitivo di un libro misterioso contenente le tappe regolatrici di tutte le divinità umane.
Gli antichissimi tarocchi erano delle medaglie delle quali, in seguito, si sono fatti dei talismani. Le clavicole, o piccole chiavi di Salomone, consistono in trentasei talismani che recano sessantadue sigilli analoghi alle figure geroglifiche dei tarocchi. Queste figure, alterate dai copisti, si ritrovano ancora nelle antiche clavicole manoscritte che si trovano nelle biblioteche. Esiste uno di questi manoscritti nella Biblioteca Nazionale e un altro nella Biblioteca dell’Arsenale.
I soli manoscritti autentici delle clavicole sono quelli che contengono la serie dei trentasei talismani con i trentasei nomi misteriosi; gli altri, per quanto antichi siano, appartengono alla fantasia della magia nera e non contengono che mistificazioni.
Vedete, per la spiegazione dei Tarocchi, il mio “Dogma e rituale dell’alta magia“.
Tutto vostro nella santa scienza
Eliphas Levi
LEZIONE QUARTA
Signore e Fratello,
Bereschith vuoi dire “genesi”, Mercavah significa “carro”, con allusione alle ruote ed agli animali misteriosi di Ezechiele. La Bereschith e la Mercavah riassumono la scienza di Dio e del mondo.
Io dico “scienza di Dio” e tuttavia ci è infinitamente sconosciuto.
La sua natura sfugge totalmente alle nostre ricerche. Principio assoluto dell’essere e degli esseri non si può confondere con gli effetti che esso produce e si può dire, proprio affermando la sua esistenza, che esso non è né l’essere né un essere. Colui che confonde la ragione senza smarrirla e ci allontana per sempre da ogni idolatria.
Dio è il solo postulatum assoluto di ogni scienza, l’ipotesi assolutamente necessaria che costituisce la base di ogni certezza, ed ecco come i nostri antichi maestri hanno stabilito sulla scienza stessa questa ipotesi sicura della fede: “l’Essere è”. Nell’Essere è la vita. La vita si manifesta con il movimento. Il movimento si perpetua con l’equilibrio delle forze. L’armonia risulta dall’analogia dei contrari. C’è, nella natura, legge immutabile e
progresso indefinito. Mutamento perpetuo nelle forme, indistruttibilità della sostanza, ecco quello che si trova osservando il mondo fisico. La metafisica vi presenta delle leggi e dei fatti analoghi sia di ordine intellettuale che morale, il vero, immutabile da una parte, dall’altra la fantasia e la finzione.
Da una parte il bene che è il vero, dall’altra il male che è il falso, e da questi conflitti apparenti scaturiscono il giudizio e la virtù. La virtù si compone di bontà e giustizia. Buona, la virtù è indulgente. Giusta, è rigorosa.
Buona perché è giusta, e giusta perché è buona, essa appare bella. Questa grande armonia del mondo fisico e del mondo morale, non potendo avere una causa superiore a se stessa, ci rivela e ci dimostra l’esistenza di una saggezza immutabile, principio e leggi eterne, e di una intelligenza creatrice infinitamente attiva. Su questa saggezza e su questa intelligenza, inseparabili l’una dall’altra, riposa questa potenza suprema che gli Ebrei chiamano “la corona”.
La corona e non il re, perché l’idea di un re implicherebbe quella di un idolo. La potenza suprema è, per i cabbalisti, la corona dell’universo e la creazione tutta è il reame della corona o, se preferite, il dominio della corona.
Nessuno può dare quello che non ha, e noi possiamo ammettere virtualmente nella causa quello che si manifesta negli effetti. Dio è dunque la potenza o la corona suprema (keter) che riposa sulla saggezza immutabile (cho-chmah) e l’intelligenza creatrice (binah); in lui sono la bontà (chesed) e la giustizia (geburah) che sono l’ideale della bellezza (tiphereth). In lui sono i movimenti sempre vittoriosi (netzah) e il grande riposo eterno (hod). Il suo volere è un continuo generare (jesod) e il suo reame (malchuth) è l’immensità che popola gli universi.
Fermiamoci qui: noi conosciamo Dio!
Tutto vostro nella santa scienza
Eliphas Levi
LEZIONE QUINTA
Signore e Fratello,
Questa conoscenza razionale della divinità, articolata sulle dieci cifre di cui sono composti tutti i numeri, vi fornisce tutto il metodo della filosofia kabbalistica. Questo metodo si compone di trentadue mezzi o strumenti di conoscenza che sono chiamati le trentadue vie e di cinquanta argomenti ai quali la scienza su può applicare e che sono chiamati le cinquanta porte. La scienza sintetica universale è anche considerata come un tempio al quale conducono trentadue sentieri e nel quale si entra per cinquanta porte.
Questo sistema numerale che si potrebbe anche chiamare decimale, perché il numero dieci ne è la base, stabilisce, attraverso le analogie, una classificazione esatta di tutte le conoscenze umane. Niente è più ingegnoso, ma niente, altresì, è più logico né più esatto.
Questo numero dieci applicato alle nozioni assolute dell’essere nell’ordine divino, nell’ordine metafisico e nell’ordine naturale, si ripete così tre volte e da trenta per i mezzi di analisi: aggiungete la sillepsi e la sintesi che comincia col proporsi allo spirito e quella del compendio universale, ed avrete le trentadue vie.
Le cinquanta porte sono una classificazione di tutti gli esseri in cinque serie di dieci ciascuna, che abbraccia tutte le conoscenze possibili e irraggia su tutta l’enciclopedia.
Ma non è abbastanza aver trovato un metodo matematico esatto; è necessario, per essere perfetto, che questo metodo sia progressivamente rivelatore, cioè che ci dia il modo di trarre esattamente tutte le deduzioni possibili per ottenere delle conoscenze nuove e di sviluppare lo spirito senza lasciare nulla al capriccio dell’immaginazione.
È quanto si ottiene tramite la Gematria e la Lemurah che sono le matematiche delle idee. La Kabbala ha la sua geometria ideale, la sua algebra filosofica e la sua trigonometria analogica. È così che essa forza in qualche maniera la natura a rivelarle i suoi segreti. Acquisite queste conoscenze, si passa alle ultime rivelazioni della Kabbala trascendentale, e si studia nella schemah-phorasch la fonte e la ragione di tutti i dogmi. Ecco, Signore ed amico, quello che si tratta di imparare.
Vedete se non vi spaventa: le mie lettere sono brevi, ma sono dei riassunti molto concisi e che dicono molto in poche parole. Ho lasciato passare un intervallo di tempo molto lungo tra le mie prime cinque lezioni per lasciarvi il tempo di riflettervi, ma posso scrivervi più spesso, se lo desiderate.
Credetemi, Signore, il vostro devotissimo nella santa scienza, ardentemente desideroso di esservi utile.
Eliphas Levi
LEZIONE SESTA
Signore e Fratello,
La Bibbia dà all’uomo due nomi. Il primo è Adamo, che significa tratto dalla terra, o l’uomo di terra; il secondo è Enos o Enoch, che significa uomo divino o elevato fino a Dio.
Secondo il Genesi, è Enos che per primo rivolge omaggi pubblici al principio degli esseri, e questo Enos, lo stesso che Enoch, fu, si dice, elevato ancora vivo al cielo dopo aver inciso sulle due pietre che sono dette le colonne di Enoch gli elementi primitivi della religione e della scienza universale.
Questo Enoch non è un personaggio, è una personificazione dell’umanità innalzata al sentimento dell’immortalità dalla religione e dalla scienza. All’epoca indicata con il nome di Enos o Enoch, il culto di Dio compare sulla terra e il sacerdozio ha inizio. Comincia allora anche la civilizzazione, con la scrittura e i movimenti ieratici.
Il genio civilizzatore che gli Ebrei identificano con Enoch, gli Egizi l’hanno chiamato Trismegisto, e i Greci Kadmos o Cadmus, colui che, agli accordi della lira di Amfìone, vide elevarsi e collocarsi da sole le pietre viventi di Tebe. Il libro sacro primitivo, il libro che Postel chiama la Genesi di Enoch è la fonte primitiva della kabbala o tradizione, ora divina ed umana, ora religiosa. Là ci appare in tutta la sua semplicità la rivelazione dell’intelligenza suprema alla ragione ed all’amore dell’uomo, la legge eterna che regola l’espansione infinita, i numeri nell’espansione infinita, i numeri nell’immensità e l’immensità nei numeri, la poesia nelle matematiche e le matematiche nella poesia.
Chi crederebbe che il libro ispiratore di tutte le teorie e di tutti i simboli religiosi ci sia stato conservato e sia pervenuto fino a noi sotto forma di un gioco composto di carte bizzarre?
Ciononostante, nulla è più evidente, e Court de Gobelin, seguito poi da tutti coloro che hanno studiato seriamente il simbolismo di queste carte, è stato, nell’ultimo secolo, il primo a scoprirlo.
L’alfabeto e i dieci segni dei numeri, ecco certamente ciò che di più elementare vi è nelle scienze. Aggiungetevi i segni dei quattro punti cardinali del cielo e delle quattro stagioni, ed avete il libro di Enoch completo. Ma ogni segno rappresenta una idea assoluta o, se volete, essenziale.
La forma di ogni cifra e di ogni lettera ha la sua ragione matematica e la sua significazione geroglifica. Le idee, inseparabili dai numeri, seguono, sommandosi o dividendosi o moltiplicandosi, e così via, i movimenti dei numeri e ne acquisiscono l’esattezza. Il libro di Enoch è infine l’aritmetica del pensiero.
Tutto vostro nella santa scienza.
Eliphas Levi
LEZIONE SETTIMA
Signore e Fratello,
Court de Gobelin ha visto nelle ventidue chiavi dei Tarocchi la rappresentazione dei misteri egizi e ne attribuisce l’invenzione ad Ermete, o Mercurio Trismegisto, che è stato anche chiamato Thaut o Thot. È certo che i geroglifici dei Tarocchi si ritrovano sugli antichi monumenti dell’Egitto; è certo che i segni di questo libro, tracciati in complessi sinottici su stele o su lastre di metallo simili alla tavola isiaca del Bembo, erano riprodotti separatamente su pietre incise o su medaglie che, più tardi, sarebbero divenuti amuleti e talismani.
Si separavano così le pagine del libro infinito nelle sue diverse combinazioni, per riunirle, trasportarle e disporle in un modo sempre nuovo, per ottenere gli oracoli inesauribili della verità. Io posseggo uno di questi talismani antichi che mi è stato portato dall’Egitto da un viaggiatore amico mio. Esso rappresenta il binario dei Cicli, o, volgarmente il due di denari.
È l’espressione figurata della grande legge di polarizzazione e di equilibrio, che produce l’armonia attraverso l’analogia dei contrari: ecco come questo simbolo è rappresentato nei Tarocchi che possediamo noi e che si vedono ancora ai giorni nostri. La medaglia che ho io è un po’ consunta, grande più o meno come un pezzo da cinque franchi d’argento, ma più spessa. I due cicli di polarizzazione vi sono rappresentati esattamente come nel nostro tarocco italiano, un fiore di loto con una aureola o un nimbo.
La corrente astrale che separa ed attira allo stesso tempo i due fuochi polari è rappresentata nel nostro talismano egizio dal becco Mendes collocato tra le vipere analoghe ai serpenti del caduceo. Sul rovescio della medaglia, si vede un adepto, o un sacerdote egizio, che, sostituitesi a Mendes tra i due cicli dell’equilibrio universale, conduce in una strada alberata il becco divenuto docile come un animale comune, sotto la bacchetta dell’uomo imitatore di Dio.
I dieci segni dei numeri, le ventidue lettere dell’alfabeto e i quattro segni astronomici delle stagioni sono il sommario e la sintesi di tutta la kabbala. Ventidue lettere e dieci numeri danno le trentadue vie del Sepher Jetzirah; quattro danno la mercavah e la schémhamphorash.
È semplice come un gioco da bambini, e complicato come i più ardui problemi delle matematiche pure. È primitivo e profondo come la verità e come la natura.
Questi quattro segni elementari ed astronomici sono le quattro forme della sfinge e i quattro animali di Ezechiele e di San Giovanni.
Tutto vostro nella santa scienza.
Eliphas Levi
LEZIONE OTTAVA
Signore e Fratello,
La scienza della Kabbala rende impossibile il dubbio in materia di religione, perché è la sola che concilia la ragione con la fede, mostrando che il dogma universale, diversamente formulato ma, fondamentalmente, sempre e dovunque lo stesso, è l’espressione più pura delle aspirazioni dello spirito umano rischiarato da una fede necessaria.
Essa fa comprendere l’utilità delle pratiche religiose che, attirando l’attenzione, fortificano la volontà, e getta una luce superiore ugualmente su tutti i culti. Essa prova che il più efficace di tutti questi culti è quello che, con segni efficaci, ravvicina, in qualche modo, la divinità all’uomo, gliela fa vedere, toccare, e in qualche modo gliela fa incorporare. È sufficiente dire che si tratta della religione cattolica. Questa religione, così come appare al volgo, è la più assurda di tutte, perché tra tutte è quella rivelata meglio; ed uso questo termine nel suo senso reale, rivelare, cioè tornare a velare, velare di nuovo. Voi sapete che, nel Vangelo, si dice che alla morte del Cristo il velo si squarciò per intero, e tutto il travaglio dogmatico della Chiesa attraverso i tempi è stato quello di tessere e ricamare un nuovo velo.
È vero che gli stessi capi del santuario, per averne voluto essere i principi, hanno perduto, dopo tanto tempo, le chiavi dell’alta iniziazione. Cosa che non impedisce alla lettera del dogma di essere sacra, ed ai sacramenti di essere efficaci. Io ho stabilito nelle mie opere che il culto cristiano cattolico è l’alta magia organizzata e regolarizzata con il simbolismo e la gerarchia.
È un insieme di aiuti offerti alla debolezza umana per rafforzare la sua volontà nel bene. Niente è stato trascurato, ne il tempio misterioso e ombroso, ne l’incenso che calma ed esalta allo stesso tempo, ne i canti prolungati e monotoni che cullano il cervello in un semisonnambulismo. Il dogma, le cui formule oscure sembrano la disperazione della ragione, serve da barriera alla petulanza di una critica inesperta e indiscreta.
Esse si mostrano impenetrabili per meglio rappresentare l’infinito. Lo stesso ufficio, celebrato in una lingua che la massa del popolo non capisce, amplia così il pensiero di colui che prega e gli fa trovare nella preghiera tutto quello che è in rapporto con i bisogni del suo spirito e del suo cuore. Ecco perché la religione cattolica assomiglia a quella sfinge della leggenda che succede a se stessa di secolo in secolo e rinasce sempre dalle sue ceneri, e questo grande mistero della fede è semplicemente un mistero della natura.
Sembrerebbe l’enunciazione di un paradosso enorme se si dicesse che la religione cattolica è la sola che può giustamente essere chiamata naturale, eppure questo è vero, poiché essa sola soddisfa pienamente quel bisogno naturale dell’uomo che è il senso religioso.
Tutto vostro nella santa scienza
Eliphas Levi
LEZIONE NONA
Signore e Fratello,
Se il dogma cristiano-cattolico è interamente kabbalistico, altrettanto si deve dire di quelli dei grandi santuari del mondo antico. La leggenda di Chrisna, quale la riporta la Baghavadam, è un vero evangelo, paragonabile ai nostri, ma più ingenuo e più brillante. Le incarnazioni di Vichnou sono in numero di dieci come le Sephiroth della kabbala e costituiscono una rivelazione in certo qual modo più completa della nostra. Osiride, ucciso da Tifone e poi resuscitato da Iside, è Cristo rinnegato dagli Ebrei e poi onorato nella persona di sua madre.
La Tebaide è una grande epopea religiosa che deve essere affiancata al grande simbolo di Prometeo. Antigone è un tipo della donna divina altrettanto puro quanto quello di Maria. Dovunque il bene trionfa grazie al sacrificio volontario, dopo aver subito per un certo tempo gli assalti disordinati della forza del fato. Anche i riti sono simbolici e si trasmettono da una religione all’altra. Le tiare, le mitre, le cotte appartengono a tutte le grandi religioni.
Poi, si conclude che tutte sono false. La verità è che la religione è una, come la umanità, come questa progressiva, e che rimane sempre la stessa, pur trasformandosi sempre.
Se presso gli Egizi Gesù Cristo si chiama Osiride, presso gli Scandinavi Osiride si chiama Balder. Egli viene ucciso dal lupo Joris, ma Woda, o Odino, lo richiama alla vita, e le stesse Walkirie gli versano l’idromele nel Walhalla. Gli scaldi, i druidi, i bardi cantano la morte e la resurrezione di Terenis, o Teteno, distribuiscono ai loro fedeli il vischio sacro, come noi il bosso benedetto alle feste del solstizio d’estate e tributano un culto alla verginità ispirata delle sacerdotesse dell’isola della Senna. Noi possiamo dunque, in tutta coscienza e con piena ragione, adempiere ai doveri che ci impone la nostra religione materna.
Le pratiche sono degli atti collettivi e ripetuti, con una intenzione diretta e perseverante. Ora, atti simili sono sempre utili da praticarsi e, fortificando la volontà della quale essi sono la ginnastica, ci fanno arrivare alla meta spirituale che vogliamo raggiungere. Le pratiche magiche e i passi magnetici non hanno diverso scopo, e danno risultati analoghi a quelli delle pratiche religiose, ma più imperfetti.
Quanti uomini non hanno l’energia di fare quello che vorrebbero e quello che dovrebbero fare? Eppure ci sono, e assai numerose, delle donne che si dedicano senza scoraggiarsi ai lavori, così ripugnanti e così faticosi, dell’infermiera e dell’insegnante! Dove trovano tanta forza? Nelle piccole pratiche ripetute. Esse dicono ogni giorno il loro ufficio e il loro rosario e, in ginocchio, recitano l’orazione e fanno l’esame di coscienza.
Tutto vostro nella scienza
Eliphas Levi
LEZIONE DECIMA
Signore e Fratello,
La religione non è una schiavitù imposta all’uomo, ma un aiuto che gli è offerto. Le caste sacerdotali hanno cercato da sempre di sfruttare, vendere e trasformare questo aiuto in un giogo insopportabile, e l’opera evangelica di Gesù aveva lo scopo di separare la religione dal prete, o almeno di rimettere il prete al suo posto di ministro, o servitore della religione, rendendo alla coscienza dell’uomo tutta la sua libertà e la sua ragione.
Vedete la parabola del buon Samaritano e questi testi preziosi: la legge è fatta per l’uomo, e non l’uomo per la legge. Maledetti voi che legate ed imponete sulle spalle degli altri fardelli che voi non vorreste toccare neanche con la punta di un dito (e così via). La Chiesa ufficiale si dichiara infallibile nell’Apocalisse che è la chiave kabbalistica degli evangeli, e c’è sempre stata nel Cristianesimo una chiesa occulta o gioannita che, pur rispettando la necessità della Chiesa ufficiale, conservava del dogma una interpretazione tutta diversa da quella che si da al volgo.
I templari, i rosa+croce, i framassoni di alti gradi hanno fatto parte tutti, prima della Rivoluzione Francese, di questa Chiesa della quale Martinez de Pasquallis, Saint-Martin e la stessa M.me Krudemer sono stati gli apostoli dell’ultimo secolo. Il carattere distintivo di questa scuola è di evitare la pubblicità e di non costituirsi mai in setta dissidente. Il conte Joseph de Maistre, questo cattolico così radicale, era, più di quanto non si
creda, simpatico alla società dei Martinisti, ed annunciava una prossima rigenerazione del dogma, grazie a lumi che emaneranno dai santuari dell’occultismo. Esistono ancora oggi dei preti ferventi che sono iniziati alla dottrina antica e, tra gli altri, c’è un vescovo, morto da poco, che mi aveva fatto chiedere delle informazioni cabalistiche.
I discepoli di Saint Martin si facevano chiamare i filosofi sconosciuti, e quelli di un maestro moderno, assai fortunati perché sono ancora ignorati, non hanno bisogno di prendere alcun nome, perché il mondo non suppone neppure la loro esistenza.
Gesù ha detto che il lievito deve essere nascosto al fondo del vaso che contiene la pasta, per agire giorno e notte in silenzio, fino a che la fermentazione abbia impregnato poco a poco tutto il rimpasto che deve diventare pane. Un iniziato può, dunque, con semplicità e sincerità, praticare la religione nella quale è
nato, perché tutti i riti rappresentano in modo diverso un solo e stesso dogma, ma non deve aprire il fondo della sua coscienza che a Dio, e non deve rendere conto a nessuno delle sue credenze più intime. Il prete non saprebbe giudicare di quello che lo stesso Papa non comprende.
I segni esteriori dell’iniziato sono la scienza con modestia, la filantropia senza clamore, l’equilibrio di carattere e la bontà più inalterabile.
Tutto vostro nella santa scienza
Eliphas Levi, da “Lettere al Barone Spedalieri di Eliphas Levi – Dieci Lezioni di Qabbalah”