Linguaggi

Tra Inferno e Paradiso

15.04.2022
Insisto nel non voler morire per vedere come va a finire. Comunque, dovessi scegliere, sceglierei la religione che ha meno inferno delle altre. O quella per la quale l’inferno è facoltativo e il paradiso obbligatorio. Un paradiso invitante con la scritta “È serenamente permesso fumare”.
Marcello Marchesi, da “Il malloppo”, 1971
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Willism Blake, “Minosse”
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Un altro lunedì
“Dico chi finirà all’Inferno:
I giornalisti americani,
I professori di matematica,
I senatori e i sagrestani.
I ragionieri e i farmacisti
(Se non tutti, in maggioranza);
I gatti e i finanzieri,
I direttori di società,
Chi si alza presto alla mattina
Senza averne necessità.
Invece vanno in Paradiso
I pescatori ed i soldati,
I bambini, naturalmente,
I cavalli e gli innamorati.
Le cuoche e i ferrovieri,
I russi e gli inventori;
Gli assaggiatori di vino;
I saltimbanchi e i lustrascarpe,
Quelli del primo tram del mattino
Che sbadigliano nelle sciarpe».
Cosi Minosse orribilmente ringhia
Dai megafoni di Porta Nuova
Nell’angoscia dei lunedì mattina
Che intendere non può chi non la prova.”
Primo Levi, “Un altro lunedì”
(La poesia, composta da Levi nel 1946, è ambientata nella stazione torinese di Porta Nuova. È un lunedì mattina, si torna alla consueta vita lavorativa e un immaginario Minosse divide i dannati dagli eletti)

 

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Hieronymus Bosch, “Il Giardino delle delizie (o Il Millennio)”, 1480-1490

 

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Ora vi spiego io come è fatto il paradiso

“Ci sono strade che ci cacano i cani
e strade che il glicine fiorisce
giorni che piove sempre
e ti sembra che un ombrello è troppo stretto
per andarci sotto in due
e giorni che è bello bagnarsi la pelle e il viso
ci sono piatti da sciacquare
patate da pelare
mentre qualcuno o qualcosa ci lascia per sempre
ci sono dolori così acuti da non sopravviverci
ma ci sopravvivi
genitori troppo vecchi per essere ancora odiati
figli che in paradiso ci andranno senza di noi
amori che vengono
amori che vanno
porcellane
trapunte
libri di cui puoi fare a meno
e libri che vorresti non aver letto mai
c’è Ernesto Guevara che insegna a mio figlio
come si diventa duri senza perdere la tenerezza
e l’amico Putin che canta O sole Mio con Apicella
c’è Pessoa che suona il violino
Cirano che s’è rifatto il naso ma ha perso Rossana
c’è Pier Paolo Pasolini che dirige striscia la notizia per Mediaset
e John Lennon che fischietta imagine a che tempo che fa
c’è Tremonti che ha aperto un negozio di giocattoli creativi
e Fassino che fa il girotondo mentre baffo D’alema
dice finalmente qualcosa di sinistra
c’è Montanelli che sta riscrivendo la Storia D’Italia
ma non ce la fa più a turarsi il naso
e Ruini che dopo averci illuminato sulle staminali
e sulla funzione della scuola cattolica
ora è ospite fisso di Antonella Clerici
per spiegare agli italiani
che la pasta va scolata ardente
c’è un imbianchino all’angolo della strada
che cerca di convincere chi passa che i giorni dispari è napoleone
quelli pari parla aramaico
e la domenica si riposa
e c’è anche chi gli crede
ci sono donne da passeggio e donne da letto
donne che hanno l’amante ma non lasciano il marito
e donne che non lasciano il marito perché non trovano un amante
c’è chi la terapia la fa freudiana
chi la fa junghiana
chi la fa in chat
e chi ha risolto i suoi problemi leggendo Garimberti e Iodorowski
c’è chi ritiene che le ore del mattino hanno l’oro in bocca
e chi vuole farci credere che i comunisti esistono ancora
c’è Bush che si è offerto come cavia a Darwin
per dimostrare al mondo che l’uomo discende dalla scimmia
e Dell’Utri che spiega il De Monarchia di Dante all’amico Castelli
c’è Letizia che confessa a Bruno Vespa a porte chiuse che la quarta i dopo
inglese informatica e impresa vuol dire idioti
c’è Pierferdinando che canta io c’entro ma pende sempre a destra
Rutelli che non pende mai e sta sempre al centro
ci sono gioie leggere come la schiuma del mare
e gioie che a raccontarle
tra angeli e turisti di passaggio
non sembrano vere
c’è mia madre che si è alzata dalla sedia
dove è stata immobile per cinquant’anni
e danza come aveva sempre sognato Sul bel Danubio blu con mio padre
che s’è convinto finalmente che un figlio poeta non è poi una disgrazia
c’è la tempesta di Giorgione
e una vecchia che ti ricorda
che col tempo non si scherza
c’è la tristezza di dover restare
e la tristezza di voler andare
c’è Fini che si rulla una canna davanti al busto di Benito
e Maria De Filippi che di amici ne ha tanti anche in paradiso
c’è un omino con un visino di melarosa
che sorride sorride sempre lui
per una paresi facciale
c’è la figlia che non conosco
e non ha ancora capito
che si è padri
anche fingendo di non esistere
il nonno che aveva il mio nome e ha perso il vizio dell’alcool
il trisavolo che su un cavallo bianco
andava per le terre a riscuotere balzelli e le maledizioni
che m’hanno fatto poeta
c’è mio fratello che ha sostituito Alberto Sordi
e ora fa Arpagone in una commedia di Moliere
c’è chi usa il cellulare per parlare con il padreterno
e chi telefona alla mamma e le dice ciao
c’è una bandiera rossa che è tutto ciò che resta
dei nostri sogni calpestati e derisi
c’è chi piange
chi ride, chi soffre di aids e chi di noia
chi soffre perché non è felice
chi non soffre e non è felice
chi non è, e basta,
chi nasce
chi muore

ora lo sapete come è fatto il paradiso”

Emilio Piccolo (Luther Blissett)

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L’inferno lo conosciamo, è dappertutto
“L’inferno lo conosciamo, è dappertutto
e cammina su due gambe.
Ma il paradiso?
Può darsi che il paradiso non sia null’altro
che un sorriso
atteso per lungo tempo,
e labbra
che bisbigliano il nostro nome.
E poi quel breve vertiginoso momento
quando ci è concesso di dimenticare velocemente
quell’inferno.”
Jaroslav Seifert, da “Vestita di luce”, 1986 – Traduzione di S. Corduas
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Nell’immagine in evidenza: Sandro Botticelli, “La voragine infernale”, 1480-1495

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