Il magazzino sorge a lato delle rampe in entrata e in uscita del raccordo. E’ dipinto di blu e il tetto è di lamiera. Fuori, su uno spiazzo di cemento, sono allineati dei contenitori di metallo: in alcuni la merce è disposta ordinatamente, in altri c’è confusione, di forme e di colori.
Anaïs Chin quasi scompare tra gli scaffali disposti a file strette nel magazzino di lamiera. Solleva la serranda arrugginita al mattino, alle sette. Si fa strada nel piazzale in mezzo a cocci di bottiglie rotte, che trova lì tutte le mattine, e che raccoglie e getta nei bidoni tutti i santi giorni. Trova anche altro, ma non ne parla. C’è ancora fresco, la serranda non scorre, lei non è molto alta né forte. Alle nove il sole si blocca. Comincia a trapanare il tetto e le pareti di metallo del magazzino. Anaïs sembra non accorgersene. Rimane in attesa dei clienti. I clienti sono poveri, ma nel suo magazzino si sentono ricchi. Per pochi soldi comprano vestiti e scarpe e quando escono dal magazzino è un miracolo che quella merce non prenda fuoco come un soffione di capodanno.
Poi arriva suo marito, verso mezzogiorno. Lei gli porge un contenitore con del cibo e del vino. Lui ama il vino. Mentre lui mangia, Anaïs scarica della merce e la sistema sugli scaffali. “Hanno aperto un altro magazzino” dice lei senza fermarsi, “sembra un supermercato, e la merce fa figura. E’ come la nostra, ma lì fa figura, e anche quelli che hanno i soldi la comprano. Qui stiamo male, qui entrano solo ubriachi”. Poi si morde le labbra. Il marito, Amato Chin, la guarda, e continua a bere. “Ho fatto un calcolo, qui possiamo resistere un altro anno. Io risparmio, e poi possiamo spostarci in un piccolo negozio, in mezzo alle case. Io ho visto un piccolo negozio, ha un retrobottega: posso metterci un letto e dormire lì, tenere aperto fino a tardi, e guadagnare di più”. Sorride. “Immagina” sussurra “incasseremo il doppio in un posto meno isolato. Io non dormirò, io lavorerò anche di notte”.
Finisce di impilare delle ciotole minuscole. E quando si gira, incontra gli occhi sottili e gonfi di suo marito. Il primo colpo è per la testa che ha immaginazione. Il secondo, per il cuore.
Sara Milla
Fonte: Ilclandellefemmine.com
“Il clan delle femmine” è anche il titolo del libro pubblicato da Edizioni All Around