Io sono l’altra… quella che sta dietro “agli straordinari”, “alle riunioni”, “alle cene di lavoro”, “ai corsi di aggiornamento”.
Io sono quella che ha i regali più costosi e i tempi commerciali.
Io sono quella che ha le feste comandate racchiuse in messaggi passionali, mandati dal bagno di casa, dalla macchina mentre lei, la donna ufficiale, sta comprando le ultime cose.
Io sono quella che sta alle feste da sola, con il cellulare sempre a portata di mano, pronta a ricevere quel “Mi manchi da morire”.
Io sono quella che “Vorrei stare con te tutta la vita. Tieniti libera venerdì.”.
Io sono l’altra, la cattiva della storia, quella che è fuori luogo, fuori tempo, sempre fuori.
Tra poco è mezzanotte, la mezzanotte di Natale. Guardo dalla finestra le luminarie, le strade quasi deserte e le finestre delle case tutte accese.
Le belle famiglie riunite a scambiarsi doni e auguri. Ho il mio pacchetto sotto l’albero. Lo fisso per un po’: carta bianca, fiocco di stoffa dorata, strassini di cristallo in un angolo. Mi sembra di essere dentro quella scatola, avvolta da un’elegante carta bianca e con un fiocco dorato.
Mi sembra di non poter respirare.
E’ la notte di Natale. C’è un freddo pungente nella strada quasi deserta. Mi stringo il piumino sotto la sciarpa di lana. Il respiro ha la consistenza di una nuvoletta. Cammino veloce come se sapessi dove andare, invece non lo so. Dentro la borsa, il mio regalo dalla confezione elegante. Le saracinesche dei locali sono chiuse con gli Auguri lasciati a vegliare.
Dall’altra parte del fiume mi sembra di vedere una luce accesa.
Entro ancor prima di leggere l’insegna. Mi investe un calore che mi pare amico. Un albero di Natale spelacchiato si illumina a intermittenza. Tavoli di legno vuoti mi scortano fino al bancone dove la vetrina illumina dolci stanchi che hanno visto giorni migliori. Giù in fondo, uno schermo acceso trasmette immagini di una gara di rally senza sonoro. Dagli altoparlanti messi sulle mensole tra bottiglie di liquore e coppe di latta, Fred Bongusto canta “Una rotonda sul mare”.
Un uomo non più giovane, stempiato e dalla testa piccola rispetto al resto del corpo massiccio, smette di giocare a carte e mi guarda. – Se le serve qualcosa sono a disposizione, se vuole compagnia si sieda dove vuole, se vuole da bere si serva pure – dice mostrando una bottiglia di vino su un tavolo vuoto.
Resto ferma, incapace di pensare. Osservo quelle persone che giocano a carte, sono così diverse tra loro. Una macchina sullo schermo muto, si capovolge, nessuno ci fa caso. Ho caldo, mi levo il berretto di lana.
– Anche tu sola la notte di Natale? – Chiede, tra una voluta di fumo, quasi con indifferenza, una donna di mezza età strizzata in un vestito più stretto di qualche taglia.
– Già… – rispondo senza sapere che aggiungere.
– Sai giocare a carte? – domanda un vecchio catarroso, tossendo rumorosamente.
– No.
– Che tu sia benedetta! – ride una vecchia sdentata, dai capelli bianchi con sfumature rosa – Vieni accanto a me, mi porterai fortuna.
Ho caldo, mi levo i guanti e il piumino. La tenda di plastica si scosta e appare una ragazzina magra magra, con i capelli rasati da una parte e un orribile tatuaggio sul collo: – Siediti, vuoi una fetta di panettone?
E’ la notte di Natale. Le macchine sullo schermo si inseguono. Jmmy Fontana canta il suo mondo che gira. Sto giocando a carte con persone che non conosco.
Le carte cadono sul tavolo insieme a pezzetti di vita. Alla terza sigaretta ho la mia prima vittoria. Celentano riempie l’angolo fumoso di colori estivi. Teresa sfotte Ciro che ride perché ha una buona mano. La bottiglia di vino fa un altro giro.
E’ il giorno di Natale. Fuori l’aria è più fredda di quanto mi aspettassi. Il fiume è silenzioso all’alba. Cammino svelta per scaldarmi. Un tale mi passa accanto in bicicletta: – Buon Natale!
– Buon Natale! – grido ridendo.
L’albero di Natale mi accoglie con le sue luci colorate. Penso allo sguardo perplesso di Teresa quando le ho dato la scatolina bianca con il fiocco dorato e gli strassini nell’angolo.
“Gira il mondo gira” canto sotto la doccia mentre fuori il mondo si sveglia.
Io sono un’altra. Ho imparato a giocare a carte. Ho imparato.
Maria Carmela Miccichè – Fonte: Il caffè di Marek
*****
Immagine: Edward Hopper, “I nottambuli”, 1942