Pensieri

Filocalia

21.04.2022

Trattato sulla sobrietà

“Tu sai che il respiro è l’aria che respiriamo e inspiriamo, a causa di null’altro se non del cuore; essa è causa della vita e del calore del corpo. Il cuore attira l’aria per respingere all’esterno il proprio calore, mediante l’espirazione e pervenire a una buona temperatura. Cooperatore, o piuttosto ministro di tale disegno è il polmone, che creato poroso dal Creatore, al modo di un mantice introduce senza dolore e fa uscire ciò che in esso è contenuto.

Così il cuore, attirando il freddo con il respiro e respingendo il caldo, osserva senza trasgressioni l’ordine a lui affidato per la sussistenza del corpo vivente.

Tu, dunque, siediti, raccogli le profondità del tuo cuore, fallo entrare per le narici, la via per la quale il respiro entra nel cuore, spingilo e forzalo a scendere insieme all’aria che viene inspirata nel cuore; quando sarà giunto là, non vi sarà più nulla privo di gioia né privo di grazia, ma come un uomo che è emigrato dalla propria casa, quando torna gioisce perché è stato fatto degno di ritrovare i figli e la moglie, così anche il profondo del cuore, quando si è unito all’anima, è ricolmo di piacere e di gioia indicibili.

Fratello, abitua il tuo profondo a non uscire troppo velocemente da là: all’inizio, infatti, sarà indolente per il fatto di essere rinchiuso là dentro allo stretto; ma quando si sarà abituato, non sopporterà più le relazioni esterne, poiché il regno dei cieli è dentro di noi. Chi lo vede là e lo cerca con la preghiera pura, considera odiose e abominevoli tutte le cose esterne.

Se dunque fin da principio, come si è detto, entri attraverso il tuo profondo nel luogo del cuore che ti ho indicato, rendiamo grazie a Dio. E tu glorificalo, esulta e sii sempre preso da tale attività ed essa ti insegnerà quello che non sai. Anche questo devi imparare, che non appena il tuo profondo si trova là, da allora non devi rimanere in silenzio e inattivo, ma avere come attività e meditazione incessante “Signore, Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”, e non interrompere mai questa invocazione.

Quando questa preghiera tiene il profondo del cuore lontano da distrazioni, lo mostra imprendibile e intoccabile agli assalti del nemico e lo conduce ogni giorno alla carità e al desiderio divino.”

Niceforo il Monaco (XIII secolo), da “Discorso sulla sobrietà” in “La Filocalia”, vol. IV, pp. 26-27

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Il digiuno

“Il  Salvatore  incominciò  la  redenzione  col  digiuno.  Similmente  tutti  quelli  che  lo  seguono,  pongono su questo fondamento il principio della loro pugna, il digiuno É l’armatura allestita da Dio. Chi lo trascura non eviterà la sconfitta Se Colui che fece la legge digiunò, chi É sottoposto alla  legge,  potrà  esimersi  dal  digiunare  ?  Per  questo  la  stirpe  umana  non  conobbe  vittoria  prima  del  digiuno,  e  lo  spirito  del  male  non  fu  mai  sopraffatto  dalla  nostra  natura;  fu  l’arma  del digiuno a privare Satana di ogni vigore fin da principio. Il Signore Gesù fu il condottiero e il primo esempio di questa vittoria, che pose la prima corona di  vittoria  sopra  il  capo  del  genere  umano.  Lo  spirito  del  male  quando  vede  che  uno  di  noi  possiede  tale  arma,  subito  É  preso  da  spavento  e  ricorda  come  il  Salvatore  lo  sconfisse  nel  deserto, e la sua forza si consuma su quest’armatura dataci dal nostro condottiero. Chi veste l’armatura del digiuno É sempre acceso di zelo. Mediante il digiuno l’uomo rimane saldo, senza tentennamenti di mente, durante l’assalto delle violente passioni.”

S. Antonio Abate 251-356), da “Testi sulla vita santa”, 1,29

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Foto di Sonia Simbolo

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