Trattato sulla sobrietà
“Tu sai che il respiro è l’aria che respiriamo e inspiriamo, a causa di null’altro se non del cuore; essa è causa della vita e del calore del corpo. Il cuore attira l’aria per respingere all’esterno il proprio calore, mediante l’espirazione e pervenire a una buona temperatura. Cooperatore, o piuttosto ministro di tale disegno è il polmone, che creato poroso dal Creatore, al modo di un mantice introduce senza dolore e fa uscire ciò che in esso è contenuto.
Così il cuore, attirando il freddo con il respiro e respingendo il caldo, osserva senza trasgressioni l’ordine a lui affidato per la sussistenza del corpo vivente.
Tu, dunque, siediti, raccogli le profondità del tuo cuore, fallo entrare per le narici, la via per la quale il respiro entra nel cuore, spingilo e forzalo a scendere insieme all’aria che viene inspirata nel cuore; quando sarà giunto là, non vi sarà più nulla privo di gioia né privo di grazia, ma come un uomo che è emigrato dalla propria casa, quando torna gioisce perché è stato fatto degno di ritrovare i figli e la moglie, così anche il profondo del cuore, quando si è unito all’anima, è ricolmo di piacere e di gioia indicibili.
Fratello, abitua il tuo profondo a non uscire troppo velocemente da là: all’inizio, infatti, sarà indolente per il fatto di essere rinchiuso là dentro allo stretto; ma quando si sarà abituato, non sopporterà più le relazioni esterne, poiché il regno dei cieli è dentro di noi. Chi lo vede là e lo cerca con la preghiera pura, considera odiose e abominevoli tutte le cose esterne.
Se dunque fin da principio, come si è detto, entri attraverso il tuo profondo nel luogo del cuore che ti ho indicato, rendiamo grazie a Dio. E tu glorificalo, esulta e sii sempre preso da tale attività ed essa ti insegnerà quello che non sai. Anche questo devi imparare, che non appena il tuo profondo si trova là, da allora non devi rimanere in silenzio e inattivo, ma avere come attività e meditazione incessante “Signore, Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”, e non interrompere mai questa invocazione.
Quando questa preghiera tiene il profondo del cuore lontano da distrazioni, lo mostra imprendibile e intoccabile agli assalti del nemico e lo conduce ogni giorno alla carità e al desiderio divino.”
Niceforo il Monaco (XIII secolo), da “Discorso sulla sobrietà” in “La Filocalia”, vol. IV, pp. 26-27
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Il digiuno
“Il Salvatore incominciò la redenzione col digiuno. Similmente tutti quelli che lo seguono, pongono su questo fondamento il principio della loro pugna, il digiuno É l’armatura allestita da Dio. Chi lo trascura non eviterà la sconfitta Se Colui che fece la legge digiunò, chi É sottoposto alla legge, potrà esimersi dal digiunare ? Per questo la stirpe umana non conobbe vittoria prima del digiuno, e lo spirito del male non fu mai sopraffatto dalla nostra natura; fu l’arma del digiuno a privare Satana di ogni vigore fin da principio. Il Signore Gesù fu il condottiero e il primo esempio di questa vittoria, che pose la prima corona di vittoria sopra il capo del genere umano. Lo spirito del male quando vede che uno di noi possiede tale arma, subito É preso da spavento e ricorda come il Salvatore lo sconfisse nel deserto, e la sua forza si consuma su quest’armatura dataci dal nostro condottiero. Chi veste l’armatura del digiuno É sempre acceso di zelo. Mediante il digiuno l’uomo rimane saldo, senza tentennamenti di mente, durante l’assalto delle violente passioni.”
S. Antonio Abate 251-356), da “Testi sulla vita santa”, 1,29
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Foto di Sonia Simbolo