“Voglio che tu venga da me senza passato… le frasi che hai imparato dimenticale! Dimentica di aver frequentato altri luoghi, altre stanze da letto, vieni da me come se fosse la prima volta… non dire ti amo fino al giorno in cui non me lo dimostri.”
“Quando dico “ti sarò fedele” sto delimitando un territorio tranquillo, fuori dalla portata dei desideri altrui. Nessuno può dettar legge all’amore; non gli si possono dare ordini e non lo si può rimettere in riga con le lusinghe. L’amore appartiene a se stesso, sordo alle suppliche e irremovibile di fronte alla violenza. L’amore non è qualcosa di negoziabile. L’amore è la sola cosa più forte del desiderio e l’unica vera ragione per resistere alle tentazioni.
“Perché è la perdita la misura dell’amore?… Dicesti: “Ti amo”.
Com’è che la cosa meno originale che sappiamo dirci è tuttavia la sola cosa che desideriamo sentire? “Ti amo” è sempre una citazione. Non sei stata tu a dirlo per la prima volta e nemmeno io, eppure, quando lo dici tu e quando lo dico io, siamo come dei selvaggi che hanno scoperto due parole e le venerano.”
“Cos’è che uccide l’amore? Soltanto la disattenzione. Non vederti quando mi stai davanti. Non pensare a te nelle piccole cose. Non spianarti la strada, non prepararti la tavola. Sceglierti per abitudine e non per desiderio, passare davanti al fioraio senza accorgermene. Lasciare i piatti da lavare, il letto da rifare, ignorarti al mattino, usarti la notte. Desiderare un’altra persona mentre ti bacio sulla guancia. Dire il tuo nome senza ascoltarlo, dare per scontato che sia mio diritto pronunciarlo.”
“L’amore pretende l’espressione. Non starà fermo, zitto, non sarà buono, schivo, visibile, non rimarrà muto, no. Irromperà in canti di lode, la nota acuta che spezza il bicchiere e ne fa versare il liquido. Non è un conservatore l’amore. E un cacciatore e del suo gioco noi siamo la preda. Maledetto sia il suo gioco. Come si può essere preda quando le regole cambiano continuamente? Mi chiamerò Alice e giocherò a croquet con i fenicotteri. Nel Paese delle meraviglie tutti barano e l’amore è il Paese delle meraviglie, no? L’amore fa girare il mondo. L’amore è cieco. All You Need Is Love. Nessuno è mai morto d’amore. Ti passerà. Sarà diverso quando saremo sposati. Pensa ai bambini. Il tempo rimargina le ferite. Ancora in attesa del Signor Right? della Signora Right? E magari di tutti i piccoli Right? Sono i cliché il problema. Perché un’emozione precisa richiede un’espressione precisa. Se ciò che provo non è preciso, dovrò comunque chiamarlo amore? E così terrificante, l’amore, che tutto quello che posso fare è ficcarlo dentro un cesto pieno zeppo di soffici giocattolini rosa e spedirlo al mio indirizzo con un biglietto di “felicitazioni per il fidanzamento”. Ma non è il fidanzamento, è la confusione, il punto. Faccio di tutto per distogliere lo sguardo, perché l’amore non si accorga di me. Voglio la versione annacquata, il linguaggio sdolcinato, i gesti insignificanti. La poltrona sfondata dei cliché. Va bene, milioni di culi si sono seduti qui prima del mio. Le molle hanno ceduto, il tessuto ha un odore familiare. Non devo aver paura, ascolta, l’hanno fatto anche i nonni, lui con il colletto inamidato e il cravattino, lei col vestito di mussola bianca che tirava un po’ sui fianchi. L’hanno fatto loro, l’hanno fatto i miei genitori, adesso lo farò anch’io, no? Le braccia aperte, non per abbracciarti, ma per tenermi in equilibrio, mentre camminando nel sonno mi dirigo verso la poltrona. Come saremo felici. Come saranno tutti felici. E vissero tutti felici e contenti.”
“Scritto sul corpo c’è un codice segreto, visibile solo in certe condizioni di luce; quello che si è accumulato nel corso della vita si ritrova lì. In certe parti il palinsesto è inciso con forza tale che le lettere si possono sentire al tatto, come fosse stato scritto in braille. Preferisco tenere il mio corpo ripiegato, al riparo da occhi indiscreti. Mai aprirsi troppo, svelare tutta la storia. Non sapevo che Louise avesse mani capaci di leggere. Mi aveva tradotto nel suo libro personale.”
Jeanette Winterson, da “Scritto sul corpo”, 1992
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Immagine: Egon Schiele, “Donna seduta con un ginocchio piegato”, 1917