“Ecco ecco la rondinella
che porta nuovi tepori,
eccola, porta la bella stagione,
sul petto è bianca,
nera sul dorso.
Stana i frutti secchi
dalla tua casa ricca,
con una coppa di vino
e un canestro di formaggi.
La rondinella non rifiuta
focacce e legumi,
mai.
Ce ne andiamo o aspettiamo?
Se qualcosa ci dai tu sia benedetta;
se nulla ci dai, non ti daremo pace.
Porteremo via la porta
o l’architrave
o la donna seduta in casa.
Ma se qualcosa ci darai,
un bel dono ci farai.
Apri, apri la porta alla rondinella
non siamo vecchioni ma fanciulli.”
ἦλθ’, ἦλθε χελιδὼν
καλὰς ὧρας ἄγουσα,
καλοὺς ἐνιαυτούς,
ἐπὶ γαστέρα λευκά,
ἐπὶ νῶτα μέλαινα.
παλάθαν σὺ προκύκλει
ἐκ πίονος οἴκου
οἴνου τε δέπαστρον
τυροῦ τε κάνυστρον.
καὶ πυρῶν
ἁ χελιδὼν καὶ λεκιθίταν
οὐκ ἀπωθεῖται. πότερ’ ἀπίωμες ἢ λαβώμεθα;
εἰ μέν τι δώσεις· εἰ δὲ μή, οὐκ ἐάσομεν,
ἢ τὰν θύραν φέρωμες ἢ θοὐπέρθυρον
ἢ τὰν γυναῖκα τὰν ἔσω καθημέναν·
μικρὰ μέν ἐστι, ῥᾳδίως νιν οἴσομες.
ἂν δὴ φέρῃς τι,
μέγα δή τι φέροιο.
ἄνοιγ’ ἄνοιγε τὰν θύραν χελιδόνι·
οὐ γὰρ γέροντές ἐσμεν, ἀλλὰ παιδία.
***
La “Canzone della rondine”, tipica di Rodi, era uno dei “canti di questua” che, nella Grecia antica, accompagnavano i riti praticati in autunno (le “Pyanepsie”) e in primavera (le “Tharghelie”).
Si trattava di canti benaugurali la cui origine viene fatta risalire a Omero: i bambini e gli adolescenti li intonavano andando di casa in casa a portare un ramoscello d’olivo decorato con lana rossa e bianca, accompagnato da frutti, olio, latte e miele.
Il ramo d’ulivo, detto “Eiresione”, per un anno intero sarebbe rimasto sulla porta del tempio di Apollo e sull’ingresso delle case comuni. Stando a quanto riferito da Pausania, il rito perpetuava una tradizione inaugurata da Teseo che, partendo per Creta, avrebbe offerto un ramo d’ulivo al tempio di Apollo a Delo e ne avrebbe portato un altro in patria dopo aver ucciso il Minotauro.
“In questo giorno si porta l’eiresione, un ramo di olivo avvolto da lana, come un tempo Teseo aveva portato il ramo dei supplici, ricolmo di primizie di ogni specie, per indicare la fine della sterilità, e si canta: “Eiresione porta fichi, pane saporoso, coppe di miele, olio per ungersi e calici di vino puro, da andare a dormire ubriachi.” (Pausania)
Il rito rispondeva probabilmente al duplice scopo di ringraziare gli dei per il raccolto e di propiziare la fertilità dei campi per l’anno a venire.
“L’eiresione, la bella eiresione, il ramo più bello dell’anno!
miele e uva essa reca, fichi e olio pregiato,
mangiate, bevete e dormite bevendo buon vino,
però, se ci date qualcosa, la fortuna vi sarà più vicino.”
I questuanti auguravano la felicità a coloro che avessero offerto dei doni e promettevano di ritornare ogni anno, proprio come la rondine.
“Ecco ci siamo rivolti alla casa di un grande signore,
ch’ha gran potere e ha gran voce d’un uomo magnifico e ricco.
Su, da voi stesse ora apritevi, o porte, poi ch’entra ricchezza,
molta ricchezza, e con essa la gioia fiorente e la buona
pace; e quante anfore dentro vi sono, si colmino tutte;
e dalla madia una bella focaccia giú scivoli sempre,
fatta di fina farina, condita di sesamo e miele.
Ed a voi presto verrà sopra il carro la sposa del figlio,
a questa casa bei muli piè solidi la condurranno,
onde ella tessi la tela, movendo i suoi piedi sull’ambra.
Oh! tornerò, tornerò come torna la rondine ogni anno.
A piedi scalzi qui sto sulla soglia; or via, subito dona,
dona qualcosa, nel nome di Apollo, signor delle vie.
Se dai, o se non dai, non resteremo,
ché non venimmo qui per abitarci.”