Magazzino Memoria

Pane e rose

08.05.2022
“Mentre marciamo e marciamo nella bellezza del giorno,
un milione di cucine annerite, mille lucernari di fabbriche grigie,
sono inondate da tutto il fulgore che un sole improvviso dischiude,
per chi ci ascolta cantiamo: “Pane e rose! Pane e rose!
Mentre marciamo e marciamo, noi ci battiamo anche per gli uomini,
perché sono figli di donna, e noi le loro madri.
Le nostre esistenze non saranno sfruttamento
dalla nascita sino alla tomba. I cuori patiscono la fame come i corpi,
dateci il pane, ma dateci anche le rose!
Mentre marciamo e marciamo, innumerevoli donne morte,
piangono, attraverso il nostro canto,
il loro antico lamento per il pane.
Il loro spirito stremato conobbe poca arte,
poca bellezza e poco amore.
Sì, è per il pane che combattiamo,
ma noi combattiamo anche per le rose!
Mentre marciamo e marciamo, noi portiamo giorni grandiosi.
La riscossa delle donne significa la riscossa dell’umanità.
Non più chi si massacra di lavoro e chi ozia,
i tanti che soccombono alla fatica e i pochi che riposano,
ma la condivisione delle glorie della vita:
pane e rose! Pane e rose!”
James Oppenheim, “Bread and roses”, pubblicata sulla rivista “The American Monthly”.
La poesia fu ispirata a Oppenheim dal discorso tenuto a Cleveland da Rose Schneiderman.
Nel 1974 la poesia di Oppenheim venne messa in musica da Mimi Fariña e successivamente registrata da vari artisti.
L’antefatto
Primo gennaio 1912: nel Massachussetts viene varata una legge che riduce da 56 a 54 il numero massimo di ore lavorative settimanali per le donne e i bambini, ma che, nel contempo, ne diminuisce la paga di 6 dollari.
Il 12 gennaio, nella città di Lawrence, 30.000 lavoratori tessili,  soprattutto donne (che costituiscono circa la metà della forza-lavoro delle fabbriche), entrano in sciopero per protestare contro l’ennesima forma di sfruttamento che li avrebbe praticamente ridotti alla fame, peggiorando ulteriormente le loro già terribili condizioni di vita e di lavoro. Gli operai chiedono, oltre alla già prospettata riduzione dell’orario lavorativo, l’aumento del 15% dei salari, la doppia retribuzione per gli straordinari e la riassunzione di tutti gli scioperanti.
Durante le manifestazioni, le donne sollevano striscioni sui quali si legge lo slogan: “We want bread and roses too” (“Vogliamo il pane ma anche le rose“), una frase estrapolata dal discorso tenuto a Cleveland da  Rose Schneiderman (leader della WTUL, Woman Trade Union League), che aveva svolto  un’opera preziosa di sensibilizzazione sulla mancanza di sicurezza sul lavoro, sulle condizioni sempre più inique imposte agli operai, riuscendo inoltre a convincere le Suffragette a scendere in campo insieme alle attiviste  di ogni classe sociale per rivendicare il diritto di voto alle donne.

«Ciò che la donna che lavora vuole è il diritto di vivere, non semplicemente di esistere – il diritto alla vita così come ce l’ha la donna ricca, al sole e alla musica e all’arte. Voi non avete niente che anche l’operaia più umile non abbia il diritto di avere. L’operaia deve avere il pane, ma deve avere anche le rose. Date una mano anche voi, donne del privilegio, a darle la scheda elettorale con cui combattere.»
Il 29 gennaio, le milizie attaccano un gruppo di manifestanti: nello scontro, rimane uccisa Anna Lo Pizzo, una giovane donna di 34 anni.
Nonostante tutto, lo sciopero andò avanti fino al 14 marzo: i lavoratori ottennero un aumento del 25% per quelli meno pagati e del 15% per quelli che erano più retribuiti, l’aumento per le ore di straordinario e la riassunzione degli scioperanti.

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