Affabulazioni

Il cibo preferito di Balzac

13.05.2022
C’è una libreria sulla Quarantottesima Strada, non lontano dalla Sesta Avenue, in cui si vendono per lo più volumi in brossura e copie a prezzo ribassato: rimanenze editoriali. L’altro giorno ero lì a gironzolare tra gli scaffali. Era sabato e faceva fresco. La porta del negozio era aperta sulla strada. Era l’ora di pranzo e non vi era alcuna concitazione. Il pomeriggio era lento e la città amabile e intontita: nessuna lagnanza giungeva alle mie orecchie. Una simile aria di siesta è insolita a New York e, in pieno centro, alquanto strana. Era una circostanza misteriosa, e spensierata, come se tutti gli abitanti avessero ricevuto la loro quota stagionale di tempo, scoprendo di averne a sufficienza, anzi, a profusione: più di quanto avessero mai immaginato.
La libreria era tranquilla. Si aveva l’impressione di essere altrove, in una città lontana e molto più vecchia, a curiosare accanto agli antiquari. L’atmosfera era placida e assorta: i clienti si aggiravano tra le opere di Henry James e Rex Stout e Françoise Mallet-Joris e Ivan Turgenev e Agatha Christie e dei tanti altri nomi che mi saltavano all’occhio mentre me ne stavo lì a guardare. Avevo sottobraccio tutti e cinque i libri che intendevo comprare ed ero intenta a sfogliarne un altro, di cui non ricordo il titolo, e a leggere la descrizione del cibo preferito di Balzac. La sua passione era il pane comune con sopra sardine precedentemente schiacciate fino a ottenere una pasta e mischiate a qualcosa. Ma a che cosa?
Stavo appunto tornando indietro per cercare di scoprirlo, rileggendo tutto da capo con l’acquolina in bocca, quando le mie orecchie vennero offese da un frastuono di voci aspre appena fuori dalla porta: alcune persone stavano commentando i volumi in vetrina. «Ehi, Marilyn Monroe è in offerta!» sbraitò un uomo. «Uno e novantanove anziché cinque e settantacinque!» Seguì uno scoppio di risa sguaiate, e poi una voce di donna (una vecchia megera): «Aspetta che scenda a un dollaro!». «Macché! È troppo! Un dollaro è troppo!» ribatté l’uomo, dopodiché questi orrori entrarono in branco nel negozio, e io mi tolsi gli occhiali per guardarli meglio. Crudeltà, Stupidità e Fracasso: erano in tre, un uomo e una donna e qualcun altro che non vidi perché nascosto dietro l’alto scaffale che osservavano berciando. Leggevano nomi e titoli, facendo battute fiacche e guastando il clima generale, così pagai i libri che avevo sottobraccio e uscii.
Mi diressi verso “Le Steak de Paris” e ordinai pane comune e sardine, ma, quando incominciai a schiacciarle, non riuscii a ricordare quale fosse l’ingrediente con cui Balzac era solito mischiarle. Pazienza. Il pane con le sardine è ugualmente ottimo. Mi dissi che non aveva senso rimuginare sulle iene della libreria. Prima o poi, la loro capacità di risvegliare la violenza risveglierà qualcuno che è violento (questo pensai). Finiranno con l’inciampare nei lacci delle loro stesse scarpe. Il tempo è galantuomo. Non conosceranno mai altro che il meschino appetito dell’invidia. Impareranno, come il bambino che gridava al lupo, che chi pensa di ridere bene verrà incenerito dall’Ultima Risata, quando finalmente echeggerà. Ma non importa. Quella piccola libreria resta aperta fino a tardi, quindi stasera ci tornerò e troverò quel libro che stavo leggendo e che contiene la descrizione del modo in cui Balzac preparava la sua pasta di sardine. Prima che scenda la notte, saprò esattamente quale fosse il cibo preferito del Maestro e saprò anche che sapore ha oggi.
Maeve Brennan, da “The Long-Winded Lady: Notes from the New Yorker”, 1963
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Foto di Paola Filippini

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