“La signora F. c’è sempre stata…
Lei, la sua vestaglia rossa… di ciniglia…
i suoi canarini, la poltrona di velluto verde
ed il signor F…
senza due dita ma con un paio di baffi.
La signora F. lasciava sempre la porta aperta…
La mattina cantava a squarciagola,
nel pomeriggio ricamava
e la sera si perdeva nei suoi ricordi…
La signora F. aveva un tavolino tondo,
coperto da un’impalpabile trina…
e sopra una foto di tre bambini
in una cornice d’argento.
“Chi sono?” chiedevano i miei cinque anni
“Sono i miei figli”… un singhiozzo e
“Mangia un cioccolatino”…
“Dove sono? Voglio giocare con loro!”…
“Sono lontani”
bofonchiavano i baffi del signor F. dalla poltrona verde…
“Non è possibile” tremava il petto della signora F.
ed io scomparivo nel suo abbraccio
e m’inumidivo dalle sue lacrime…
La signora F. aveva uno strano tatuaggio sul braccio…
“Cos’è questo che sembra un cigno?”
“è un due”
No, è proprio un cigno, sentenziavo…
La signora F. aveva anche una chiocciola 6
ed una lumaca 9 accanto al sederino 3…
Ed il signor F. aveva anche una pista per le macchinine 8…
Lui solo,
le femmine non giocano con le macchinine, vero?
Il signor F. aveva anche la frusta 1…
Le piccole dita innocenti dei miei cinque anni
scorrevano su quei segni…
Allora la signora F. accendeva la radio
e mi portava davanti alla gabbia dei canarini:
“Tra poco canteranno, vedrai”…
La sera comunicavo le mie scoperte in casa…
Ah, sospirava la nonna e, rumorosa, si soffiava il naso…
Ah… che tragedia… che crudeltà… che pena…
Ah, Oświęcim… Auschwitz… le camere a gas…
Frammenti di parole, mescolate ad altre… incomprensibili.
Ah, ah…
La signora F. festeggiava Pesach
e non lavava i piatti sabato e domenica…
Una volta all’anno la signora F. si vestiva tutta di bianco…
Anche il signor F. sfoggiava camicia e pantaloni bianchi…
Quel giorno non si sentiva il profumo di cibo in casa loro…
“Ah, è lo Yom Kippur” bisbigliava la nonna
“Il giorno dell’espiazione”…
“Ma cos’avranno mai da espiare, quei poveretti?”
La crocchia della nonna era in disaccordo…
“Oggi niente dolcetti, piccola… digiunano!”
Un giorno la porta della signora F. rimase chiusa…
Ah, ah… il signor F. sta male…
Ah, ah… avete sentito l’ambulanza,
Stanotte alle quattro…
Ah, ah… poveretto…
è già un miracolo se è vissuto tutti questi anni…
Ah, ah… con la milza spappolata
Ah, ah… con un rene solo
Ah, ah… anche l’enfisema per colpa dei nazisti…
Ah, ah…povero Franz…
La signora F. smise di cantare…
“Dov’è il signor F.?”
“Ah, è andato dai nostri bambini…”
Ah, ah…
“Ma quando torna?”
“Non torna… sarò io quella che andrà da lui…”
Ah, ah…
La signora F. smise di lavare i piatti,
smise di vestirsi e di pettinarsi…
Accatastava i piatti nel lavello,
uno sopra l’altro…
uno sopra l’altro…
in una piramide assurda e puzzolente…
in barba alle leggi di gravità…
fintanto che la cima non cadde a terra…
Ah, ah… arrivò la nonna con grembiule,
vecchi giornali ed un piatto di ciambelle…
Ah, ah… faccia un tè… nel mentre io riordino…
La signora F. uscì di casa sventolando una busta…
Sorrideva
Sorrideva…
Una lettera di Franz… gridava
E ci sono i disegni dei miei bambini!
Ah, ah… pianse la nonna
Ah, ah… è impazzita, poveretta…
Ah, ah… signora mia, si scrive le lettere da sola!
La signora F. mostrava i disegni dei suoi bambini
a tutto il vicinato…
Questa nave l’ha disegnata Jacob… quant’è bravo…
un vero genio… vuole fare il marinaio…
E questo, vedete che tocco lieve…
questo cielo è opera di Miriam… lei suona il piano,
sapete… ha proprio un talento unico… farà la concertista…
e questo scarabocchio è del piccolo di casa, Yosef…
un amore di pupetto…
Ah, ah… non va più al cimitero…
Ah, ah… certo, c’è solo Franz in quella tomba…
i corpi dei bambini non sono mai stati trovati…
Ah, ah… come aiutarla…
Ah, ah…
La signora F. mi regalò un orso di pezza…
senza un occhio e tutto ricucito…
Ah, ah… che ti ha dato?
Un balocco di Miriam…
Ah, ah…un sacro ricordo di sua figlia…
Salvato
da quel che rimase della loro casa
insieme con pochi altri ricordi…
Tutto distrutto
Tutto distrutto…
Ah, ah… speriamo bene…
La porta della signora F. non si apre…
Da un’ora la nonna bussa sull’uscio…
Concitato vociferare delle comari,
misto allo schiocco delle tante nocche…
sul duro legno della porta…
Ah, ah… aprite la porta!
Calci, pugni, botte…
Un improvvisato piede di porco
ha la meglio…
finalmente…
Ah, ah… poveretta!
Vicino al soffitto…
In alto, alto…
vola la signora F.
Una grossa farfalla
di bianco vestita…
Felice…
Irraggiungibile…
Sorridente…
Stona solo
quella corda al collo…
Ah, ah…
Shalom.”
Vera Somerova Cordublas