“Noi siamo belli.
Siamo impastati con la bellezza, siamo della stessa sostanza della bellezza, senza saperlo.
Quando muore un artista vero, quando perdiamo la bellezza che fa mostra di sé, anche se attraverso un impasto non nostro, ci sentiamo svuotati, sentiamo di aver perso un pezzo.
Non è un pezzo di pelle, non è alle periferie dei nostri corpi.
La bellezza, quando muore, ci depaupera da dentro, ci modifica le cellule che si riassestano con la forma di un nuovo vuoto, così come ci aveva disordinato in vita, eccola smuoverci di nuovo, nell’andarsene.
Non è un’amputazione, è un rimpasto, con materia diversa, perché noi non abbiamo le forme della bellezza, noi ne abbiamo la struttura.
Quando muore un artista, questo si porta con sé la partecipazione di noi che abbiamo riconosciuto l’intima bellezza, rigenerata dal suo esprimersi, si porta con sé la testimonianza di tutte le nostre bellissime molecole.
Fa male non solo perché muore una presenza, ma anche perché in quell’abbandono si ha paura che non possa ripetersi il miracolo della bellezza, che nessuno ci stani, nella nostra sostanza, che nessuno possa più farci sentire belli.”
Beatrice Zerbini, da “In comode rate”, 2019