«Charlotte Salomon nasce a Berlino nel 1917, in una famiglia dell’alta borghesia ebraica. Albert, il padre, è un importante chirurgo e docente universitario. Il nome Charlotte le viene imposto in ricordo della sorella minore di sua madre Franziska, suicidatasi qualche anno prima. La bambina cresce felice fino a che anche sua madre si toglie la vita, circostanza che alla piccola Charlotte viene taciuta. Qualche tempo dopo, Albert Salomon conosce e sposa la celebre contralto Paula Lindberg (anche lei di origini ebraiche), che avrà un’importanza decisiva nella vita della figliastra. Il rapporto assume toni conflittuali man mano che la vocazione artistica di Charlotte si precisa, sottovalutata, se non apertamente ostacolata, dalla matrigna. A complicare il tutto provvede l’arrivo di un personaggio decisivo, sia per la vita reale, che per l’opera di Charlotte. Si tratta di Alfred Wohlfson, singolare figura di trainer vocale e psicoterapeuta, il quale entra nella cerchia dei Salomon per insegnare a Paula i propri metodi. Charlotte si innamora dell’uomo, che ha vent’anni più di lei, una fidanzata ufficiale e ha, a sua volta, concepito un’adorazione per Paula. Questo singolare triangolo, fondamentale dal punto di vista emotivo e dello sviluppo intellettuale e artistico di Charlotte, innerva la sezione principale della sua opera. Nel frattempo, l’avvento del nazismo ha spezzato le carriere di Albert e Paula sconvolgendo la vita della famiglia. Nonostante le persecuzioni, Charlotte viene ammessa all’Accademia di belle arti di Berlino, ultima allieva ebrea, per i meriti del padre durante la Grande guerra. La sua carriera è però punteggiata da continue discriminazioni, tanto che, al secondo anno, decide di interromperla. Mentre lo stesso Albert Salomon deve subire un periodo di internamento, Charlotte viene mandata in Costa azzurra, dove i nonni materni hanno trovato rifugio presso Ottilie Moore, ricca benefattrice d’origine tedesca, che si dedica al soccorso degli ebrei e che incoraggia, anche materialmente, l’attività artistica della ragazza. Lo scoppio della guerra getta la nonna in uno stato di grave depressione che culmina in un tentativo di suicidio. È in seguito a questo episodio, che Charlotte apprende dal nonno la lunga catena di suicidi che ha funestato la parte femminile della famiglia. Un nuovo tentativo della donna, nonostante i disperati sforzi di Charlotte di tenerla ancorata alla vita, riesce, e Charlotte, per esorcizzare quello che sente come un destino comune, decide di intraprendere la sua opera. È così che nell’arco di due anni (1940-’42) in mezzo a sacrifici di tutti i tipi, nasce Vita? O teatro?. Nell’ottobre del 1943, la ragazza, che qualche tempo prima ha sposato un altro rifugiato ebreo, Alexander Nagler, di cui è incinta, viene catturata dai nazisti e inviata ad Auschwitz dove viene assassinata probabilmente il 10 ottobre 1943, giorno stesso del suo arrivo».