Affabulazioni

L’assassinio del Commendatore

13.06.2022

“Ci sono delle verità che è meglio ignorare. Ma non si può restare all’oscuro per sempre. Prima o poi, a tempo debito, anche tappandoci bene le orecchie, il rumore della verità arriva a morderci il cuore. Non lo si può fermare. Se non siamo d’accordo non resta che rifugiarsi in un mondo vuoto.”

“Spesso non capiamo bene dove passa il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Pensiamo che la linea di demarcazione tra ciò che esiste e ciò che non esiste sia mobile, come una frontiera che si sposta di sua volontà. A questi spostamenti dobbiamo prestare la massima attenzione. Altrimenti non capiamo più da che parte ci troviamo.”

“- Scusi, ma lei è un fantasma? – mi decisi a chiedergli. La mia voce secca e roca sembrava quella di un convalescente.

– Bella domanda! – disse lui. Poi alzò il suo piccolo indice pallido. – Anzi, ottima domanda, caro signore. Chi sono io? Per il momento, sono il Commendatore. Nient’altro che il Commendatore. Tuttavia, questo è solo il mio aspetto provvisorio. Non so quale sarà il prossimo. Quindi chi sono, in realtà? E voi? Chi siete voi? Avete preso quell’aspetto lì, ma in realtà chi siete? Vedete, questa domanda vi mette in imbarazzo, anche voi troverete difficile rispondere. Lo stesso è per me.

– Sì, ma lei può assumere qualsiasi aspetto? – chiesi.

– No, le cose non sono tanto semplici. C’è un limite, alla forma che posso assumere. Non posso trasformarmi in quello che voglio. In poche parole, il mio guardaroba è piuttosto ridotto. Sono in grado di prendere soltanto l’aspetto necessario alla circostanza. (…)
Comunque, per tornare alla domanda che mi avete posto prima, sono io un fantasma? No, no, non è così, signore. Non sono un fantasma. Sono una pura e semplice “idea”. Un fantasma è fondamentalmente un essere sovrannaturale autonomo, libero. Io no. A me vengono poste molte condizioni. (…) – Sì, condizioni severe, – proseguì il Commendatore. – Ad esempio, il tempo durante il quale posso prendere l’aspetto di qualcosa è limitato, solo un’ora al giorno. E visto che mi piacciono le ore misteriose della notte, ho a disposizione solo l’intervallo di tempo tra l’una e mezzo e le due e mezzo. Se lo facessi alla luce del sole, per me sarebbe molto faticoso. Il resto del tempo rimango allo stato di idea senza forma e mi riposo. Come il gufo nel sottotetto. (…)

Andai fino al divano e passai la mano sulla parte dov’era seduto prima il Commendatore. Non sentii nulla. Non si percepiva una differenza di temperatura, né si notava l’impronta di un corpo. La sua presenza non aveva lasciato alcuna traccia. Già, le idee non hanno né calore, né peso. Prendono solo in prestito sembianze provvisorie.

Murakami Haruki, da “L’assassinio del Commendatore”, 2017

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