Affabulazioni

Il Litha e l’acqua di San Giovanni

23.06.2022
Come molte altre feste, nate come forme di riappropriazione, in chiave cristiana, di preesistenti culti pagani, anche quella di San Giovanni Battista è legata all’antica celebrazione celtica del “Litha“, il solstizio d’estate. In realtà per i Celti non si trattava dell’inizio dell’estate, ma quasi di una sorta di shakespeareana festa di “mezza estate”, nella quale il sole, “fermandosi” (il termine solstizio deriva, infatti, dal latino “sol stat“), raggiunge la sua massima potenza. Proprio per questo, i Celti ritenevano che le erbe e la “guazza”, ossia la rugiada, raccolte durante il periodo del “Litha” possedessero effetti curativi, alimentati alla fertilità della terra.
Per chi ci crede o anche, più semplicemente, per chi ama lasciarsi catturare dal fascino di questi riti senza tempo, ecco la ricetta dell’acqua di San Giovanni:
“Le cimette io cogliea della mortella
spigo, timo, cedrina e vigorosa
menta, con rosmarino e nipitella
foglie di noce e qualche ultima rosa.
E tutta, entro una conca, l’odorosa
boccetta esposta alla Diana stella
con limpid’acqua, v’infondea gelosa
le spiche d’aglio e il pan, la nostra ancella.
Io ne ridea e le movea domanda:
perché dell’aglio col maligno odore
offender l’aromatica lavanda?
Ella, facendo il segno della croce:
l’aglio di San Giovanni ha gran valore,
né della strega or più l’occhio gli nuoce.”
Maria Alinda Bonacci Brunamonti (Perugia, 21 agosto 1841 – Perugia, 3 febbraio 1903), “Le erbe di San Giovanni”

Lascia un commento