A Giulio Einaudi, Torino. Torino, 14 aprile 1942
Avendo ricevuto n. 6 sigari Roma – del che Vi ringrazio – e avendoli trovati pessimi, sono costretto a rispondervi che non posso mantenere un contratto iniziato sotto cosi cattivi auspici. Succede inoltre che i sempre rinnovati incarichi di revisione e altre balle che mi appioppate, non mi lasciano il tempo di attenderò a più nobili lavori. Sì, Egregio Editore, è venuta l’ora di dirvi, con tutto il rispetto, che fin che continuerete con questo sistema di sfruttamento integrale dei Vostri dipendenti, non potrete sperare dagli stessi un rendimento superiore alle loro possibilità. C’è una vita da vivere, ci sono delle biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere. La Natura insomma ci chiama, egregio Editore; e noi seguiamo il suo appello. Fatevi fare il Bini da un altro.
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Cesare Pavese, da “Lettere 1926-1950”