Margot Wölk è morta a 96 anni.
Era una delle 15 giovani donne che Adolf Hitler aveva al suo seguito per assaggiare ogni pietanza prima che gli venisse servita.
Margot come tutte le altre non era volontaria.
Fu costretta a ricoprire quel ruolo.
Non lo vide mai.
Neppure una volta.
Conobbe solo il suo famigerato cane, Blondi, e i suoi gusti in fatto di cibo: era vegetariano.
Eppure per lui ogni giorno rischiava la vita.
Figlia di un dipendente delle ferrovie tedesche, la giovane Margot viveva a
Partsch, un piccolo centro in Polonia poco distante dalla famigerata “Tana del Lupo”. Si era rifugiata lì con la famiglia per sfuggire ai bombardamenti della città di Berlino.
Fu il sindaco del paese ad obbligare lei ed altri 14 giovani donne ad assumere questo ruolo. Secondo lui era un grande onore. Tutti i giorni i soldati delle SS si recavano presso la casa di ciascuna delle assaggiatrici per prelevarle e condurle nell’edificio scolastico dove assaggiavano ogni pietanza destinata al pasto del capo del Reich.
Se qualcuno di loro si fosse sentita male, sarebbe scattato un protocollo di sicurezza.
Nel libro in cui racconta la sua storia, Margot descrive l’ansia che provava ad ogni pasto e il pianto liberatorio che ne seguiva ogni qualvolta si rendeva conto di stare bene e di essere sopravvissuta ad un eventuale avvelenamento.
Ad ogni pasto, colazione pranzo e cena, tutte insieme venivano portate in un stanza con al centro un tavolo in legno.
Molte delle ragazze cominciavano a piangere già al primo boccone ingerito, tale e tanta era la paura di morire perché girava voce che gli inglesi volessero avvelenare Hitler.
Dovevano finire tutto quello che avevano nel piatto, senza avanzare neppure una briciola e poi erano costrette ad aspettare un’ora per vedere se fossero comparsi gli effetti di qualche veleno.
In seguito al fallimento dell’Operazione Valchiria del 20 luglio 1944, le misure di sicurezza all’interno della Tana del Lupo furono potenziate. Così anche le assaggiatrici vennero costrette ad abbandonare le loro case e a trasferirsi nel quartier generale del Führer.
Pochi mesi dopo, approfittando dell’avanzata dell’Armata Rossa, con la collaborazione di un ufficiale delle SS, Margot riuscì a fuggire. Salì su un treno per tornare a Berlino. Ma invece di iniziare una nuova vita, per Margot, rimasta intrappolata nel ruolo di assaggiatrice per 2 anni, iniziò un vero incubo.
Nonostante avesse cercato di camuffare il proprio aspetto con abiti vecchi e logori, la ragazza fu catturata dai russi e chiusa in un edificio che prima era la casa di un medico, insieme ad altre giovani donne.
In quel luogo abbandonato furono violentate per 14 giorni di fila.
Quei momenti traumatici segneranno tutta la sua vita. Non poté mai avere figli.
Una volta liberata, quando riuscì a ricongiungersi con suo marito che nel frattempo era rientrato da un campo di prigionia sovietico, non ebbe mai una vita serena e senza pensieri. I fantasmi del passato tornavano a tormentare la sua mente, fino a portarla ad una separazione. Continuò poi a vivere in solitudine, senza mai superare il trauma dell’abuso, perché come disse durante un’intervista, «quell’incubo non va mai via».
Rosella Reali