Penso sempre ai bambini e alle bambine, penso – anzi, sono certa – , di aver interrotto le attività con loro quando non sono più riuscita a guardarli negli occhi.
Vedono tutto e troppo lontano, sanno quello che noi abbiamo dimenticato; non ho più fatto niente per loro perché non potevo più fare niente, se non starli a guardare e ad ascoltare, ma le attività richiedono sempre una prestazione che sia evidente agli occhi dei genitori, gli si chiede “cosa hai fatto oggi?” e non “come sei stato oggi?” e io non potevo più far vedere cosa avevamo fatto oggi, perché di oggi in oggi ci si sincronizzava al prato, agli alberi e al cielo.
Io non avevo più niente da mostrare, avevo solo da “riconsegnare” quella bambina a sua madre, ringraziarla tantissimo e basta.
Con Geremia e Silvia, i bambini di “Una notte di Tempesta”, visto che le battute non erano tante, ho voluto concentrarmi sulla loro voce, che è poi l’universo che ho ascoltato quando mi parlavano Maya, Elettra, Gioele, Alessio, Chiara, Beatrice ecc…,quando dicevano che “è meglio una gallina oggi che un uovo domani, perché se arriva la volpe nella notte, non hai più né gallina, né uova“, o quando “i tuoi genitori pensano sempre all’amore, i miei a lavorare” e ancora “la luna è fatta di farina perché il cielo la impasta sempre a forme diverse“…
Insomma gli ho voluto dare una voce in cui leggendola potessero sentirsi visti nella loro grandezza. Infinito.
Francesca Pachetti – Fonte: La Raccontadina
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Foto tratta dalla pagina “Teatro delle Ali”