“Perché non so…”
Le parole uscirono con facilità, Eleonora quasi non se ne accorse finché non fu accaduto. Era da un po’ che non si poneva più il problema di parlare o non parlare. Il silenzio era un’abitudine comoda – ascoltare, annuire, scrivere le risposte quando erano assolutamente necessarie – ma ormai aveva perso la sua efficacia. Se ne rese conto proprio nel momento in cui si sbarazzò del mutismo, come un manto lasciato cadere a terra. Aveva il potere di spezzare l’incantesimo; l’aveva sempre avuto. La signora Damakan annuì e aspettò che lei continuasse la frase.
“Non so cosa devo dire” sussurrò Eleonora. Dopo tanti mesi di silenzio, la sua voce era flebile e graffiante.
La signora Damakan lasciò scivolare la mano sul braccio di Eleonora e glielo strinse appena.
“Come fai a sapere la risposta se non hai ancora sentito la domanda?” disse.
“Abbi fiducia in te stessa. Sai molte più cose di quanto pensi.”
L’anziana domestica si chinò in avanti e baciò Eleonora in fronte. Quindi si voltò e, con la sua andatura dondolante, si diresse alla porta.
Michael David Lukas, da “L’indovina di Istanbul”, 2011
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Nell’immagine: Opera di Masato Tsuchiya