Epistolario

Dalle lettere di Emily Dickinson

22.08.2022

A Samuel Bowles:

Caro amico,

un’esperienza squisita vederla – una Pesca – quando è una primizia – rende possibile tutte le stagioni e fa apparire gli Emisferi un capriccio. Noi che critichiamo severamente “Le mille e una notte” perché non raggiungono il livello della verità, evitiamo la trita saccenza di chi le considera pura finzione.

Sentiamo la mancanza del suo vivido Volto e dei seducenti e complessi accenti che lei porta dai suoi Rifugi Numidici. La sua venuta rinsalda quello strano falso Gioiello che è la Vita: l’indossiamo tutti, ma non appartiene a nessuno di noi e la fosforescenza luminosa che acquista su lei ci sorprende per la sua durata. Per cortesia lasci in pace la Vita che appartiene a tanti, perché le Gemme si danno alla fuga –

Se morremo, verrete come avete fatto per mio Padre? Lei, ‘non nato per morire’ deve procedere in senso contrario rispetto a tutti noi.

Emily

*****

Mr Higginson,
sono andata a scuola, ma per come la intende lei, non ho avuto educazione.
Quando ero una bambina, avevo un amico, che mi insegnò l’immortalità, ma essendosi arrischiato ad andarle troppo vicino, non è mai tornato.
Subito dopo, il mio tutore morì, e per diversi anni, il dizionario fu il mio solo compagno.
Mi chiede dei miei compagni, le colline, Signore, e il tramonto e un cane grande come me, che mio padre mi ha comprato.
Sono migliori degli umani, perché sanno,
ma non parlano e il rumore dello stagno,
a mezzogiorno è meglio del mio piano.
Ho un fratello e una sorella.
Mia madre non dà importanza al pensiero
e il babbo, troppo occupato con le sue carte, per accorgersi di quello che faccio, mi ha comprato tanti libri, ma mi raccomanda di non leggerli perché ha paura che mi confondano la mente.
Sono tutti religiosi, eccetto me, e ogni mattina si rivolgono a un’eclissi che chiamano “Padre”.
È questo, Signore, che mi ha chiesto di dirle?
La sua amica, Emily Dickinson
*****
A Susan Gilbert Dickinson:

“Stanno pulendo casa, oggi, Susie, e mi sono ritirata alla velocità del volo nella mia piccola camera dove trascorrerò con affetto, e con te, questa preziosa ora, la più preziosa delle ore che costellano i miei giorni svolazzanti, e a me così cara che darei qualunque cosa per riviverla.. Una volta andata, già singhiozzo perché ritorni nuovamente. Non riesco a credere, cara Susie, di essere rimasta quasi un intero anno senza di te; a volte il tempo sembra breve, e il pensiero di te è ancora così caldo che sembra te ne sia andata ieri. E poi di nuovo, anche se anni e anni avessero percorso silenti il loro tragitto, il tempo sembrerebbe meno lungo. E adesso dovrei averti così presto, stringerti tra le mie braccia, perdonerai le lacrime, Susie, son così contente di uscire che non ho cuore di reprimerle e rimandarle a casa. Non so perché è così, ma c’è qualcosa nel tuo nome, adesso che sei stata portata via, che riempie così tanto il mio cuore e i miei occhi. Farne menzione non mi affligge, oh no, Susie, ma ripenso a ogni “posto al sole” in cui ci siamo sedute assieme, e temo che non ci saranno più momenti così. Credo che sia questo a far arrivare le lacrime. Mattie era qui ieri sera, e ci siamo seduti sullo scalino della porta d’ingresso, abbiamo parlato di vita e di amore, e ci siamo sussurrati le nostre fantasie da bambini riguardo cose colme di gioia. La sera è presto trascorsa, abbiamo camminato verso casa sotto la luna silente e abbiamo espresso desideri per te, e per il paradiso. Tu non sei arrivata, mia carissima, ma un pezzo di paradiso sì, o almeno così ci è sembrato, mentre camminavamo fianco a fianco, chiedendoci se tale beatitudine, che forse un giorno potrà essere nostra, può esserci in parte concessa adesso. Queste unioni, mia cara Susie, nelle quali due vite sono una, questa adozione tenerissima e bizzarra che possiamo solo osservare e non esserne ancora ammessi, oh, come può riempirci il cuore, e farlo battere all’unisono selvaggiamente. Oh, come ci travolgerà tutto questo un giorno, e ci farà di sua proprietà, e noi non scapperemo, ma saremo fermi e saremo felici.“

Emily

*****

A Susan Gilbert Dickinson:

Sue – tu puoi andare o restare – Vi è una sola alternativa – Ultimamente siamo state spesso in disaccordo e questa dev’essere l’ultima volta.

Lasciandomi non devi avere paura che io mi senta sola, perché spesso mi separo da cose che immagino di avere amate – a volte per consegnarle alla tomba, a volte per consegnarle ad un oblio più amaro della morte – perciò il mio cuore sanguina così spesso che non m’impressionerò dell’emorragia, e aggiungerò solo un’altra angoscia a tante angosce precedenti, e alla fine della giornata osserverò: è scoppiata una bolla di sapone!

Questi incidenti mi addoloravano da bambina, e forse allora avrei potuto piangere quando dei piedini che erano stati accanto ai miei restavano immobili nella bara, ma gli occhi poi si prosciugano e i cuori si disseccano come il carbone e facilmente brucerebbero.

Sue – di questo sono vissuta. È l’emblema che ancora si attarda il Paradiso che un tempo sognavo, e benché, se questo mi verrà tolto, io debba restar sola, e anche se nell’ultimo giorno il Cristo che tu ami osservasse che non mi conosce – c’è uno spirito più fosco che non sconfesserà la propria figlia.

Pochi mi sono stati dati, eppure li amo tanto che mi vengono tolti per colpa della mia idolatria – Io mi limito a mormorare andato, e l’onda muore lontano nell’azzurro senza confine, e nessuno all’infuori di me sa che oggi è sprofondato. Abbiamo fatto un piacevole cammino. Forse questo è il punto in cui le nostre strade divergono – e allora passa oltre e canta, Sue – mentre io continuo il mio viaggio verso il monte lontano.

“In primavera ho un uccello
che canta per me sola –
l’attira primavera.
Quando giunge l’estate –
quando la rosa appare,
parte il mio pettirosso.

Pure non mi addoloro
sapendo che il mio uccello
benché volato via,
di là dal mare impara
per me una nuova musica
e tornerà.

Una mano più salda
ed una terra più fedele
tengono stretti i miei –
Se ora son lontani,
dico al cuore dubbioso
«Ancora ti appartengono».

In un cielo più limpido,
in una luce d’oro
io vedo
ogni dubbio e timore,
ogni screzio terrestre
svanire.

Perciò non mi addoloro,
sapendo che il mio uccello
benché volato via
su un albero lontano
per me rinnoverà
lucente melodia.”

 

 

 

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