“Gli ebrei hanno sei sensi. Tatto, gusto, vista, odorato, udito… memoria.
Mentre i gentili fanno esperienza del mondo mediante i sensi tradizionali e usano la memoria solo come strumento di second’ordine per interpretare i fatti, per gli ebrei la memoria non è meno primaria della puntura di uno spillo, o del suo argenteo luccichio, o del gusto del sangue che sprigiona il dito. L’ebreo è punto da uno spillo e ricorda altri spilli. E’ solo riconducendo la puntura dello spillo ad altre punture – quando sua madre tentava di aggiustargli la manica con il suo braccio dentro; quando le dita di suo nonno si addormentarono accarezzando la fronte madida di suo bisnonno; quando Abramo saggiò il coltello per essere sicuro che Isacco non sentisse dolore – che l’ebreo appura perché faccia male.
Quando un ebreo incontra uno spillo, domanda: Che cosa mi ricorda? “
Jonathan Safran Foer, da “Ogni cosa illuminata”, 2002
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Nell’immagine: Vittorio Carpaccio, “The birth of Virgin”, tra il 1504 e il 1508