Un barbone, un grande personaggio dei Navigli. Un malavitoso che ho accolto in casa per quattro anni. È stato l’unico uomo che il custode abbia lasciato entrare nel mio appartamento.
Quando lo vidi per la prima volta era moribondo.
“Perché sta morendo?” gli chiesi.
“Mi hanno rovinato le donne”, rispose.
Lo invitai a casa.
Mentre varcava la soglia, si girò quasi minacciandomi:
”Signora, sappia che sono molto violento,” mi disse.
“Non si preoccupi, sono molto violenta anch’io,” lo avvertii.
Invece, è stato un agnellino.
Come un buon San Bernardo, saltava e sporcava per tutta casa. A volte mi rubava centomila lire che poi divideva con il custode.
Di giorno lo mandavo via, lo mettevo alla porta, e lui riprendeva il suo vagabondare di barbone. Di notte, però, tornava sempre.
Ora che Titano non c’è più, non so nemmeno se ne sento la mancanza.
Forse non mi manca più niente.
Alda Merini, da “La pazza della porta accanto”, 1995