“Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare.”
Eduardo Galeano, da “Parole in cammino”, 1998
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“Una carta del mondo che non contiene il Paese dell’Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l’Umanità approda di continuo. E quando vi getta l’ancora, la vedetta scorge un Paese migliore e l’Umanità di nuovo fa vela.”
Oscar Wilde, da “L’anima dell’uomo sotto il socialismo”, 1891
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“Perfino gli utopisti assimilano il divenire a un fallimento, poiché inventano un regno che si ritiene per l’appunto sfugga al divenire: la loro visione è quella di un altro tempo nel tempo…, qualcosa come un fallimento inesauribile, inviolato dalla temporalità e ad essa superiore. Ma la storia, il cui patrono è Arimane, calpesta questi sogni e rifugge dal contemplare la possibilità di un paradiso, anche mancato – cosa che toglie alle utopie il loro oggetto e la loro ragione d’essere.”
Emil Cioran, da “Squartamento”, 1979
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“Per utopia intendo la tensione morale che uno ha dentro di sé verso un miglioramento dell’uomo e la costruzione di un futuro diverso. Non mi interessano l’utopia comunista o quella anarchica. La tensione di cui parlo è connaturata nell’uomo, nei suoi geni vitali che passeranno ai suoi figli, e dai suoi figli ai suoi nipoti. Pensare al futuro è una caratteristica dell’animale uomo.”
Giorgio Gaber, in Guido Harari, “Quando parla Gaber”, 2011
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“I pensatori della politica si dividono generalmente in due categorie: gli utopisti con la testa fra le nuvole, e i realisti con i piedi nel fango.”
George Orwell, da “Gli anni dell’Observer,” 1942/49
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“L’appello all’utopismo deriva dall’incapacità di comprendere che non possiamo realizzare il paradiso in terra. Ritengo invece che possiamo, di generazione in generazione, rendere la vita un poco meno terribile e ingiusta. (…)
Se dovessi dare una semplice formula o ricetta per distinguere fra quelli che considero piani di riforma sociale ammissibili e gli inammissibili progetti utopici, direi: Agisci per l’eliminazione dei mali concreti piuttosto che per realizzare dei beni astratti. Non mirare a realizzare la felicità con mezzi politici. Tendi piuttosto ad eliminare le miserie concrete.”
Karl Popper, da “Congetture e confutazioni”, 1963
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“Il bambino è un costruttore di utopie, è un utopista allo stato nativo. Nella sua capacità di sorprendersi di fronte alla natura o alle favole costruisce un universo incantato che contrappone all’universo reale. Il bambino è l’unico essere che vive l’utopia nel presente e che non la delega al futuro.”
Fabrizio Caramagna
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“Ti sei mai fermato un attimo ad osservarla? Ad ammirare la sua bellezza? La sua genialità? Miliardi di persone che vivono le proprie vite, inconsapevoli. Tu sapevi che la prima Matrix era stata progettata per essere un mondo umano ideale? Dove non si soffriva, e dove erano felici tutti quanti, e contenti. Fu un disastro. Nessuno si adattò a quel programma, andarono perduti interi raccolti. Tra noi ci fu chi pensò a… ad errori nel linguaggio di programmazione nel descrivere il vostro mondo ideale, ma io ritengo che, in quanto specie, il genere umano riconosca come propria una realtà di miseria e di sofferenza. Quello del mondo ideale era un sogno dal quale il vostro primitivo cervello cercava, si sforzava, di liberarsi. Ecco perché poi Matrix è stata riprogettata così. All’apice della vostra civiltà. Ho detto “vostra civiltà” di proposito, perché non appena noi cominciammo a pensare per voi diventò la nostra civiltà, e questa naturalmente è la ragione per cui noi ora siamo qui. Evoluzione, Morpheus. Evoluzione. Come per i dinosauri. Guarda dalla finestra: avete fatto il vostro tempo. Il futuro è il nostro mondo, Morpheus. Il futuro è il nostro tempo.”
Dal film “Matrix”,1999, scritto e diretto dai fratelli Andy e Larry Wachowski
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“Chi scrive versi o compone quadri e statue è spinto da un impulso insostenibile a far rinascere sulla terra l’età dell’oro: la fa rinascere nella sua opera, che è la stessa età dell’oro realizzata. Ma è anche simile a una divinità decadente, prigioniera nelle tenebre o esiliata ai limiti della terra, che porta nella memoria il ricordo dell’utopia e della sua fine irreparabile; o da un astro che fugge, sempre più pallido ed enigmatico, l’acume degli occhi umani.”
Pietro Citati
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Nell’immagine: Makis E. Warlamis, “Utopien 04”, 2007