Fosforescenze

Spatriati e non

24.08.2022

“Sono spatriato come loro. E va aggiunto che spatriato in molti dialetti pugliesi ha una sfumatura in più rispetto al participio di spatriare… Va dal balordo al ramingo, dal disorientato, al precario. Spatriato a volte è anche un insulto, un modo per definire in modo spiccio una persona che non ha un posto fisso, non ha un’identità chiara rispetto agli altri. Altre volte è un modo simpatico per definirsi fuori dal coro. Altre volte ancora è semplicemente un’identità fluida, forse più libera, come sono i personaggi di questo romanzo. A Martina Franca (la città delle Murge in cui lo scrittore è nato, ndr) mi hanno dato tante volte dello spatriato, sia gli amici sia i parenti, perché non ho ‘costruito’ una famiglia, non si capisce esattamente che faccio, non sanno dove vivo di preciso. A volte lo hanno detto con affetto, altre con sgomento”.

Mario Desiati: premio Strega 2022 con “Spatriati”

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Né mi diceva il cor che l’etá verde / sarei dannato a consumare in questo / natio borgo selvaggio, intra una gente / zotica, vil.

Giacomo Leopardi, da “Le ricordanze”, 1829

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Antonio Ligabue, “Ritorno dai campi con paesaggio svizzero”

 

 

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“Lascia il tuo paese, ma non lasciare che il tuo paese ti lasci.”

Proverbio afgano

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“Il luogo ideale per me è quello in cui è più naturale vivere da straniero.”

Italo Calvino, da “Palomar”, 1983

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“Ogni grande artista è un uomo che si è liberato della sua famiglia, della sua nazione, della sua razza. Ogni uomo che ha mostrato al mondo la via alla bellezza, alla vera cultura, è stato un ribelle, un “universale” senza patriottismo, senza casa, che ha trovato la sua gente in ogni dove.”

Chaim Potok (pseudonimo di Herman Harold Potok), da “Il mio nome è Asher Lev”, 1972

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Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

Cesare Pavese, da “La luna e i falò”, 1950

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«Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.»
Cesare Pavese, da “La luna e i falò”, 1949
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“Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune gioco di stagione.”
Cesare Pavese, da “La luna e i falò”, 1949
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Foto di Sonia Simbolo
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“E il vento è buio,
E il pioppo è terra,
E il mare chiacchiera,
E tu, lontano.”

Velimur Chlebnikov (poeta russo), da “47 poesie facili e una difficile”, 2009

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“Un proverbio indiano dice che ognuno di noi è una casa con quattro stanze: una fisica, una mentale, una emotiva e una spirituale. La maggior parte di noi tende a vivere in una stanza la maggior parte del tempo, ma finché non andremo in ogni stanza ogni giorno, anche solo per arieggiarla, noi non saremo persone complete.”

Margareth Rumer Godden

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“Chi pretende musica invece di miagolio, gioia invece di divertimento, anima invece di denaro, lavoro invece di attività, passione invece di trastullo, per lui questo bel mondo non è una patria.”

Hermann Hesse, da “Il lupo della steppa”, 1927

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“La paesologia è un soffio visivo sopra queste ceneri. È il batticuore delle creature spaventate: dalla nascita alla morte i nostri sono gli spasmi di un topo finito in una gabbia. L’essenziale c’è prima di nascere e dopo la morte, l’essenziale non è per noi. Dobbiamo accontentarci di qualche attimo di bene quando c’è.”

Franco Arminio, da “Che cos’è adesso la paesologia”, dal blog casadellapaesologia.org

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Telemaco Signorini, “Veduta di Riomaggiore”

 

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“Da ragazzo amavo molto il paese dove vivevo, mi sembrava bellissimo, abitato da gente dolce e arguta. Poi quando vidi come cresceva e s’espandeva senza grazia, quando vidi distruggere una pineta per farne legna da ardere, o tagliare i platani d’una passeggiata per metterci le rotaie del tram, perché era elegante avere un tram, quando vidi devastare un giardino pubblico per farvi un ufficio, e la gente applaudire, capii che l’arguzia, la dolcezza dei miei compaesani era soltanto apparente e che il fondo era stupido e cieco.”

Ennio Flaiano, da “Frasario essenziale per passare inosservati in società”, 1986

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“C’è una sola cosa che non si è mai vista sotto la volta celeste e che, secondo tutte le apparenze, non si vedrà mai; è una piccola città non divisa in fazioni; in cui le famiglie siano unite e dove i cugini s’incontrino senza diffidenza; dove un matrimonio non generi una guerra civile; dove la disputa dei ranghi non si risvegli in ogni istante a motivo dell’oblazione, dell’incenso e del pane benedetto, durante le processioni e le esequie; donde siano stati banditi pettegolezzi, menzogna e maldicenza; dove si vedano parlare assieme governatore e presidente, eletti e assessori; dove il decano viva in concordia coi suoi canonici; dove i canonici non disdegnino i cappellani e dove costoro sopportino i cantori.”
Jean de La Bruyère, “I caratteri”, 1688
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In fondo alla curva, c’è il mio paese e i muri delle case e l’odore del vento.
“Dove sei stato” mi chiede il cielo, in una lingua intraducibile che solo io e il mio paese sappiamo.
Fabrizio Caramagna
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“L’anima mia ha una smania
tale d’altri paesi
che pare senza patria.
Sono in terre lontane, i grandi massi
su cui si posa il mio pensiero.”
Edith Södergran
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“La tua casa non è dove sei nato. Casa è dove cessano tutti i tuoi tentativi di fuga.”

Naguib Mahfouz

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“Le cose sono padrone dei padroni delle cose e io non trovo il mio volto nello specchio. Parlo ciò che non dico. Sto, ma non sono. E salgo su un treno che mi porta dove non vado, in un paese esiliato da me”.

Eduardo Galeano

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Debbie Criswell, artista autodidatta

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“Io sono un filo d’erba
un filo d’erba che trema.
E la mia Patria è dove l’erba trema.
Un alito può trapiantare
il mio seme lontano.”
Rocco Scotellaro, da “La mia bella Patria”, 1949
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Nell’immagine in evidenza: Dipinto di Jack Yerka (artista surrealista polacco)

 

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