Linguaggi

Il canto di Amergin

24.09.2022
Am gáeth i mmuir
I am the sea swell
Io sono il moto ondoso
Am tonn trethain
The furious wave
L’onda furiosa
Am fúaimm mara
The roar of the sea
Il ruggito del mare
Am dam secht ndrenn
A stag of seven slaughters
Un cervo da sette macelli
Am séig i n-aill
A hawk above the cliff
Un falco sopra la scogliera
Am dér gréne
A ray of the sun
Un raggio del sole
Am caín lubae
The beauty of a plant
La bellezza di una pianta
Am torc ar gáil
A boar enraged
Un cinghiale inferocito
Am hé i llind
A salmon in a pool
Un salmone nell’acqua
Am loch i mmaig
A lake in a plain
Un lago in pianura
Am brí dánae
A flame of valor
Una fiamma di valore
Am gae i fodb feras fechtu
A piercing spear waging war
Una lancia appuntita pronta alla guerra
Am dé delbas do chin codnu
A god that fashions heros for a lord
Un dio che allena eroi per un re
Cóich é no-d-gléith clochur sléibe
He who clears the mountain paths
Colui che rende sicuri i sentieri di montagna
Cía ón co-ta-gair áesa éscai
He who describes the moon’s advance
Colui che descrive il sorgere della luna
Cía dú i llaig funiud gréne
And the place where the sun sets
E il luogo dove tramonta il sole
Cía beir búar o thig Temrach
Who drives cattle off from Tara
Colui che porta il bestiame da Tara
Cía búar tethrach tibis cech dáin
That fine herd touches each skill
Quella bella mandria richiede ogni abilità
Cía dé delbas fáebru áine
A god that fashions weapons of glory
Un dio che prepara armi di gloria
Commus caínte Cáinte gáeth
An able poet. Wise am I.
Un poeta capace. Saggio sono io.
Amergin Glúingel (Traduzione in inglese del Dr. Harry Roe – Traduzione in italiano di Rina Brundu)
*****
Secondo il “Libro delle invasioni” (secolo XI), che ricostruisce l’origine delle popolazioni gaeliche, l’Irlanda sarebbe stata invasa dai “Milesi”, i figli di Galamh (a sua volta discendente da Jafet), che, secondo le antiche profezie, avrebbe dovuto regnare
sull’Irlanda. Tuttavia Galamh non riuscì mai ad arrivarci.
A compiere l’impresa fu suo figlio Amergin, aiutato dalle regine che la governavano, alle quali promise che avrebbe dato all’isola il nome di quella, delle tre, che ne avrebbe favorito la conquista.
Per riuscire nel suo intento, però, Amergin doveva, però, sconfiggere i Tuatha De Danann,i sovrani che regnavano su quella terra.
‘Il Tiriano chiese ad Amergin:
“Come viene imposta la legge fra il tuo popolo?”
“Siamo noi stessi a osservarla per evitare il disonore, in quanto l’onore di un uomo e’ il suo bene più prezioso…”
Comportandosi con grande senso dell’onore, Amergin accettò di cominciare la battaglia muovendo da un luogo posto “oltre la nona onda” (la dove gli antichi popoli gaelici pensavano fosse il nulla). Ma i Tuatha De Danann, per fermare i Milesi, scatenarono una terribile tempesta che Amergin riuscì a sedare proprio intonando il canto che porta il suo nome.
‘La poesia doveva essere il primo suono udito da orecchi appena nati: cosi’ diceva la Legge… Amergin .. osservo’ il volto del neonato: in quel piccolo viso rugoso e sdentato il bardo intravvide sia il passato che il futuro, l’antica saggezza di cui lo spirito era stato permeato alla fine della sua vita precedente…”
Vinta la battaglia, sia pur con enormi perdite, Amergin divise la terra conquistata con i suoi fratelli e, in onore di Ériu che l’aveva aiutato, la chiamò “Irlanda“.
I brani citati sono tratti da “L’epopea di Amergin, il bardo gaelico che conquistò l’Irlanda”, di Morgan Llywelyn
Naturalmente del “Canto di Amergin” esistono versioni differenti; per esempio questa, riportata da Robert Graves in “La dea bianca”:
“Io sono un cervo: dalle corna a sette palchi
Io sono una piena: attraverso una pianura
Io sono un vento: su un lago profondo
Io sono una lacrima: che il sole lascia cadere
Io sono un falco: alto sulla scogliera
Io sono una spina: sotto l’unghia
Io sono una meraviglia: tra i fiori
Io sono uno stregone: chi oltre a me
Infiamma la fredda testa con il fumo?
Io sono una lancia: che ruggisce in cerca di sangue
Io sono un salmone: in una pozza
Io sono un’esca: del paradiso
Io sono una collina: dove camminano i poeti
Io sono un cinghiale: crudele e rosso
Io sono un frangente: che minaccia rovina
Io sono una marea: che trascina alla morte
Io sono un infante: chi oltre a me
Guarda furtivamente dall’arco del dolmen non sbozzato?
Io sono il grembo: di ogni bosco
Io sono la vampa: su ogni collina
Io sono la regina: di ogni alveare
Io sono lo scudo: per ogni testa
Io sono la tomba: di ogni speranza.

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