Linguaggi

Conchiglie, custodi del mare

04.10.2022
 “O conchiglia marina, figlia
della pietra e del mare biancheggiante,
tu meravigli la mente dei fanciulli.”
Alceo, poeta greco del VII secolo a. C.
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La conchiglia
“Dopo mille secoli
sei diventata una conchiglia vuota,
le meravigliose venature calano dalle nubi,
la lucentezza della luna.
Ti accosto al vuoto delle mie orecchie
sento il rumore del mare,
ti nascondo sotto il guanciale
sogno un mare turchino, libero.”
Liu Shahe, da “Un pesce fossile ri-nato”, 1987
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       Filippo De Pisis, “Natura morta con conchiglie”, 1929
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Le conchiglie

“Ogni incrostata conchiglia che sta
In quella grotta in cui ci siamo amati
Ha la sua propria particolarità.

Una dell’anima nostra ha la porpora
Che ha succhiato nel sangue ai nostri cuori
Quando io brucio e tu a quel fuoco ardi;

Un’altra imita te nei tuoi languori
E nei pallori tuoi di quando, stanca,
Ce l’hai con me perché ho gli occhi beffardi.

Questa fa specchio a come in te s’avvolge
La grazia del tuo orecchio, un’altra invece
Alla tenera e corta nuca rosa;

Ma una sola, fra tutte, mi sconvolge.”

Paul Verlaine, “Le conchiglie”

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Sopra una conchiglia fossile nel mio studio

“Sul chiuso quaderno
di vati famosi,
dal musco materno
lontana riposi,
riposi marmorea
dell’onde già figlia,
ritorta conchiglia.

Occulta nel fondo
d’un antro marino,
del giovane mondo
vedesti il mattino;
vagavi co’ nautili,
co’ murici a schiera,
e l’uomo non era.

Per quanta vicenda
di lente stagioni,
arcana leggenda
d’immani tenzoni
impresse volubile
nel niveo tuo dorso
de’ secoli il corso!

Noi siamo di ieri:
de l’Indo pur ora
su i taciti imperi
splendeva l’aurora;
pur ora del Tevere
a’ lidi tendea
la vela di Enea.

E’ fresca la polve
che il fasto caduto
de’ Cesari involve.
Si crede canuto,
appena all’Artefice
uscito di mano,
il genere umano!

Tu, prima che desta
all’aure feconde,
Italia la testa
levasse da l’onde,
tu, suora de’ polipi,
de’ rosei coralli
pascevi le valli.

Riflesso nel seno
de’ ceruli piani,
ardeva il baleno
di cento vulcani:
le dighe squarciavano
di pelaghi ignoti
rubesti tremoti.

Ne l’imo de’ laghi
le palme sepolte,
nel sasso de’ draghi
le spire rinvolte,
e l’orme ne parlano
de’ profughi cigni
sugli ardui macigni.

Pur baldo di speme
l’uom, ultimo giunto,
le ceneri preme
d’un mondo defunto:
incalza di secoli
non anco maturi
i fulgidi augùri.

Su i tumuli il piede,
ne’ cieli lo sguardo,
all’ombra procede
di santo stendardo;
per golfi reconditi,
per vergini lande
ardente si spande.

T’avanza, t’avanza,
divino straniero;
conosci la stanza
che i fati ti diêro:
se schiavi, se lagrime
ancora rinserra,
è giovin la terra.

Eccelsa, segreta
nel buio de gli anni,
Dio pose la mèta
de’ nobili affanni.
Con brando e con fiaccola
sull’erta fatale
ascendi, mortale!

Poi, quando disceso
sui mari redenti,
lo Spirito atteso
ripurghi le genti,
e splenda de’ liberi
un solo vessillo
sul mondo tranquillo:

compiute le sorti,
allora de’ cieli
ne’ lucidi porti
la terra si celi:
attenda sull’àncora
il cenno divino
per novo cammino.”

 

Gaicomo Zanella, “Sopra una conchiglia fossile nel mio studio”, 1868

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Conchiglie

 

“Eternamente giace e splende piano
sotto l’enormi tempestose ondate
e sotto le minute onde beate
che il Greco antico un tempo ha nominato
crespe di risa.
Ascolta: la conchiglia iridescente
canta nel mare, al più profondo.
Eternamente giace e canta silenziosa.”

 

Katherine Mansfield, “Conchiglie”

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Carlo Finelli (1785 – 1853), “Venere che esce da una conchiglia”

 

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Conchiglia

 

“M’hanno portato una conchiglia.
Le canta dentro
un mare di carta
Il mio cuore
si colma d’acqua
con pesciolini
d’ombra e d’argento.
Mi hanno portato una conchiglia.”

 

Fedrico Garcia Lorca, “Conchiglia”

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La conchiglia

 

“Non a te appartengo, sebbene nel cavo
Della tua mano ora riposi, viandante,
Né alla sabbia da cui mi raccogliesti
E dove giacqui lungamente, prima
Che al tuo sguardo si offrisse la mia forma mirabile.
Io compagna d’agili pesci e d’alghe
Ebbi vita dal grembo delle libere onde.
E non odio né oblio ma l’amara tempesta me ne divise.
Perciò si duole in me l’antica patria e rimormora
Assiduamente e ne sospira la mia anima marina,
Mentre tu reggi il mio segreto sulla tua palma
E stupito vi pieghi il tuo orecchio straniero.”

 

Margherita Guidacci, “La conchiglia”, da “Paglia e polvere”, 1961

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Conchiglia

 

*Notte, forse di me non hai bisogno;
dalla voragine dell’universo
io – conchiglia senza perle – sono
gettato sulla tua proda, riverso.

Con noncuranza fai schiumare i flutti
e riottosamente vai cantando,
ma la bugia d’una conchiglia inutile
ti sarà oggetto d’amore e di vanto.

Verrai a giacerle accanto sulla sabbia
e a ricoprirla della tua pianeta;
a renderla, verrai, inseparabile
dall’enorme campana degli abissi irrequieti;

e il vano della fragile conchiglia –
nido di un cuore ove nessuno alloggia –
ricolmerai di schiuma che bisbiglia,
ricolmerai di nebbia, vento e pioggia…”

 

Osip Ėmil’evič Mandel’štam (poeta russo), “Conchiglia”, 1911

 

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Gustav Gurschner, “Lampe nautile”, 1899 circa

 

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Conchiglia

 

“Davanti allo specchio
nella camera da letto dei miei genitori
c’era una conchiglia rosa.
Mi avvicinavo in punta di piedi
e con un movimento improvviso
la portavo all’orecchio.
Volevo coglierla in quel momento,
quando non si sente la nostalgia
con il suo monotono sussurro.
Sebbene fossi piccolo, sapevo che,
anche quando si ama molto qualcuno,
talvolta sopraggiunge l’oblio.”
Zbigniew Herbert, poeta, saggista e drammaturgo polacco, 1924-1998
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Foto di Paola Filippini

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