Magazzino Memoria

Il romanzo di un giovane pazzo

05.10.2022

Problemi essenziali della vita

 

Parlerò in breve della mia vita che ha molto dell’irreale ma che viceversa è pura verità.
Sono nato 22 anni fa a Corato (Bari), paese molto conosciuto nel distretto di Bari per la sua ricca prole e per la sua sporcizia (figuratevi che le case non hanno ancora i gabinetti: i bisogni corporali si fanno in un recipiente e conta ben 50000 anime, questa è civiltà???). Per motivi personali mi trovo a Torino colla mia famiglia da quasi 20 anni. Torino mi conobbe fanciulletto di 5 o sei anni e mi vide scolaro, studente poi e in ultimo mi conobbe pure pazzo, così almeno credono; io dimostrerò per primo al mondo che sono tutt’altro che pazzo e che pazzi sulla terra non ce ne sono proprio. Finora i veri pazzi sono rimasti fuori e gli uomini superiori per riconoscenza sono mandati al manicomio. IN AVVENIRE non sarà più così.
I pazzi veri, cioè quelli che hanno fatto del mondo un mondo falso ed egoista, prepotente e crudele prenderanno il posto di coloro che come me sono state vittime della società. Il mondo intero conoscerà per bocca mia la verità e avrà finalmente la vera pace, la pace eterna nel lavoro e nella felicità.
Fin da giovanetto ho sempre amato l’onestà, la sincerità, la giustizia, in parole povere ho sempre amato l’amore e mi sono scagliato sempre contro l’odio, la prepotenza e l’ingiustizia. Mi sono armato di volontà superiore, diciamo pure divina perché ora amo di un amore soprannaturale. Non sarà mai una donna del mondo che potrà farmi felice. E’ la mia sposa celeste, la mia Madonna che può darmi il vero amore. L’amore superiore che è negato ai mortali. Io sono un mortale come tutti quanti ma di un’intelligenza superiore. Per ora posso dire che la giustizia divina è sulla terra. Quando avrò finito il mio compito o la mia missione dirò la pura verità, la verità superiore che darà al mondo la luce immortale capace di individuare il vero paradiso terrestre per poi conoscere con la morte il paradiso eterno riservato a tutti coloro che rispetteranno le leggi di Dio e i dieci comandamenti che in sintesi vogliono dire una cosa sola AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO oppure non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.
A scuola non mi sono mai dimostrato di una intelligenza aperta. Ho sempre odiato l’intelligenza scolastica ed ho sempre studiato ciò che nella vita mi sarebbe un giorno stato utile. Ho studiato all’istituto tecnico industriale e mi sono diplomato perito edile. I professori li ho sempre considerati dei nemici perché non hanno mai insegnato le cose utili ma soltanto l’insegnabile non tutte quelle cose inutili o difficili come mezzo essenziale per sfruttare le menti non aperte. Sulla terra non c’è nulla di difficile. Sono gli egoisti che fanno tutto difficile per tradire la gran massa della gioventù che va a scuola per apprendere e imparare. A scuola non ho imparato granché, a dire il vero non
ho imparato proprio nulla. Ho imparato solo a leggere e a scrivere. Tutto il resto l’ho imparato a spese mie, studiando e confutando gli scritti altrui. I professori vogliono sapere troppo mentre in realtà sanno meno degli allievi. La scuola in avvenire dovrà diventare una famiglia dove il padre dovrà tracciare il programma da svolgere in collaborazione però dei suoi allievi e mai parlare di superiorità individuale, ma soltanto
di concordia collettiva per riuscire a scoprire un’ultima cosa: la conquista dell’impossibile. Nulla sulla terra è impossibile, la stessa morte forse un giorno può essere vinta. L’uomo però dovrà come primo compito imparare le regole elementari della vita che vogliono fare della terra non un campo di battaglia ma un campo da gioco in lotta fiabesca per raggiungere la perfezione e superare la stessa natura. Quando
l’uomo avrà raggiunto Dio, cioè la natura potrà combattere contro Satana, cioè contro la giustizia divina, dovrà in parole povere diventare onesto, puro, semplice , sincero e volenteroso. Guidate fraternamente da quella mente superiore raggiungeranno l’infinito o mondo superiore. Scopriranno soltanto allora la grandezza della vita che se finora è stata terrena diventerà eterna come è eterna la nostra anima che non è mai nata e mai morirà.
All’età di 11 anni amavo una fanciulletta della stessa età. Era questa sorella di un mio compagno di classe, figlia di un professionista mentre io ero figlio di un operaio.
Amavo il gioco fino alla follia. Quando conobbi l’amore diventai un ragazzino serio e posato e studioso. Compresi che era necessario studiare per diventare un giorno qualcuno e realizzare il mio sogno. Studiai seriamente, la mia volontà non conobbe mai ostacoli. Tutte le difficoltà le superai appunto grazie alla mia volontà di riuscire. Mi distinsi non per la mia intelligenza ma per la mia volontà. Ebbi molto da fare per
mettermi in carreggiata. Se fino alla quinta elementare non ebbi mai voglia di studiare, un po’ anche perché non ero aiutato da nessuno, era necessario imparassi tutto quello che non avevo voluto imparare. Le difficoltà erano insormontabili. Lottavo contro me stesso a volte piangevo quando non riuscivo. Le ore tristi e accorate le conoscevo soltanto io. Chissà quante volte tornavo a casa triste di una tristezza leggibile tanto che la mamma se ne accorgeva e amorevolmente mi dava coraggio. P. – mi diceva – non devi lasciarti abbattere, devi vincere te stesso; la tua volontà non può soccombere. Prendi qualche ripetizione noi non possiamo aiutarti – Io mai volli assoggettarmi ad alcuno e
mai infatti presi lezioni private. Sostenevo che la scuola è più che sufficiente per apprendere. Come Dio volle riuscì a strappare la mia licenza di scuola media. I professori erano entusiasti di me e della mia volontà. Mi portavano come esempio a tutti i miei compagni. Mi ricordo che trovai una difficoltà insormontabile nello scrivere, non riuscivo a mettere per iscritto il mio pensiero. Penso che soltanto la mia insufficiente
preparazione elementare fosse causa di ciò. Fu soltanto negli ultimi anni che riuscii in parte a migliorare tale difficoltà. Ero poi enormemente timido, di una timidezza da collegiale.

Riuscii verso i 15 anni a rimediare in ciò quando appunto incominciai a frequentare le prime sale da ballo. Conoscendo molti ragazzi divenni in breve tempo un bravo parlatore e mai più mi intimidii. All’età di 15 anni m’innamorai perdutamente di una giovane fanciulla figlia questa di una ottima famiglia e nello stesso tempo della mia professoressa di belle lettere che a quel tempo poteva avere 10 o 12 anni più di me.
Ero innamorato non alla follia ma molto ho sofferto. In una vedevo la fanciulla del cuore, nell’altra vedevo l’amore vero, l’amore spirituale. Amavo la mia M. di un amore superiore. Per lei avrei fatto qualsiasi pazzia. E’ soltanto per questa donna il cui ricordo resterà indelebile nel mio cuore se sono riuscito ad affermarmi nella vita e nella società.
Diveniamo in breve dei buoni camerati. Io frequentai la sua famiglia e mi trattarono sempre come un amico di famiglia. Andavo a far visita alla mia M. due o tre volte all’anno, quando uscivo da casa sua ne uscivo trasformato. La mia volontà che a volte subiva degli attacchi si rinforzava sempre più fino a raggiungere la sicurezza di riuscita.
Studiai per la scuola in silenzio, soffrendo di un male interiore insopportabile, soffrivo atrocemente; il mio cervello era diventato un vulcano di idee, di passione, di progetto, di amore e di fede. Soffrivo e questo è tutto. Per me non c’era soddisfazione alcuna.
Soffrivo moralmente, ero ammalato di troppa fantasia. Vedevo troppo lontano. Volevo diventare qualcuno e intanto il tempo non passava.

Lento e monotono il tempo si prendeva gioco di me. Fu meschino mortale, pareva mi chiedesse come osi sfidare il tuo Dio? Io lo odio questo Dio che mi ha creato, rispondevo al vento. Odio quel dio che mi ha generato; odio quella natura che mi ha partorito, odio voi tutti esseri mortali che non vi ribellate alle leggi divine. Divenni ateo; avevo in cuore il veleno amaro dell’ateismo; non credevo più come da fanciulletto quando mi accostavo all’altare per ricevere il buon Gesù, ero diventato ateo. In chiesa non mettevo più piede, non credevo più a nulla. La
mia vita, ero allora a 15 anni, era un tormento. La notte non potevo dormire. Sentivo la nobiltà della vita da un lato e dall’altro il trionfo del male.
Mi venne per la prima volta voglia di suicidarmi. Così non potevo più andare avanti. Tanto più che a casa mia non ero per nulla compreso. Odiavo tutti compreso i miei genitori che mi avevano generato. Non ho mai sentito amore verso i miei genitori. Li ho sempre rispettati, non li ho mai odiati ma non li ho mai amati. Questa è la pura verità. Ho conosciuto l’amore superiore e non ho mai conosciuto l’amore verso chi mi aveva procreato. Spesse volte rimproverando per avermi messo al mondo. Era allora la buona mamma che mi rispondeva; metterai anche tu la testa sul cuscino e allora vedrai che non ci rimprovererai più. Io rispondevo invece che mai sposato per avere figli, mi sarei soltanto sposato per raggiungere col matrimonio la perfezione dell’amore. Più tardi compresi che il matrimonio è la tomba dell’amore come già disse un fido.

I cari mesi passarono. Quel maledetto anno fu l’unico anno che rimasi rimandato a scuola. Benché avessi studiato (ero uno dei primi della classe) mi vidi rimandato di italiano. Ci mancava anche quello. Non avevo il coraggio di farlo sapere a casa finché mi decisi. Quello che successe lascio alla vostra fantasia, il resto Dio mi puniva.
L’unico anno in cui persi la fede fui castigato tremendamente anche a scuola. Fu soltanto la mia professoressa che m’incoraggiò e dietro le sue parole ebbi ancora il coraggio di andare avanti. Io a dir la verità sarei andato indietro. Le vacanze passarono in un baleno, non mi preparai per nulla, non avevo bisogno di preparazione, avevo studiato più del necessario durante l’anno per meritare la promozione. Studiai all’esame autunnale di riparazione, più che fiducioso infatti riuscii benissimo con una bellissima votazione. Nelle vacanze incomincio quel lento lavorio interiore che mi doveva accostare dopo più di due anni ai sacramenti.
Divenni a 17 anni nuovamente credente, credevo nuovamente ma non più come prima nel Dio Cristo, ma nel Dio mio particolare, credevo a me stesso e credevo nella Madonna. Intanto mi prendevo qualche svago, mi piaceva il ballo non tanto per le ragazze ma soltanto per ballare. Ballavo sempre a scuola, a casa ed intanto la mia malattia morale andava man mano in via di guarigione. Soltanto all’età di 18 anni fui
completamente guarito da tutti i mali interiori. Mi sentivo però profondamente diverso dai miei simili. Mentre questi cercavano il godimento materiale io intanto cercavo quello spirituale.

La Divina commedia la studiai profondamente. Compresi l’anima di Dante molto bene, l’amai in silenzio dal più profondo del cuore come pure amavo quei grandi poeti italiani che immortalarono nelle loro opere il genio e l’intelligenza italiana.
Non ho mai cercato divertimenti materiali. Non ho mai comprato l’amore dei sensi e mai mi sono macchiato di tradimenti verso una donna. Come uomo ho amato nell’amore dei sensi ma legittimo e puro senza mai tradire me stesso. Quindi ho avuto sempre la coscienza pulita e tranquilla. Amici veri e propri ne ebbi due. Uno filosofo, scrittore e pensatore come me e l’altro leggero e fatuo come tutti i giovani del mondo.
Tutti gli altri li consideravo amici per modo di dire, intimamente li odiavo, non osavo esternare le mie idee per tema di non essere compreso e fare la figura del sentimentale. Dai 18 ai venti anni me stesso innanzi tutto, per meglio dire la mia anima, il mio spirito, il mio carattere. Sognavo una donna superiore che mi avesse dovuto accompagnare nel difficile cammino della vita. Non mi innamorai più fino all’età di venti anni, quando appena diplomato all’istituto tecnico e al liceo m’innamorai perdutamente e questa volta più seriamente delle altre volte di una giovane fanciulla della mia età. Non ero diciamo innamorato della sua persona, amavo la sua anima nobile e la sua intelligenza superiore.
Avevo finalmente trovato la perfezione nella donna. E amavo di un amore divino. Non era il suo corpo che amavo, era la su anima nobile e bella candida e pura come un giglio. Le nostre anime amavano come soltanto le creature superiori sanno amare.

Soltanto una settimana durò la nostra relazione; nel giro di 24 ore divenni pazzo non per volontà mia ma per volontà divina. Per volontà superiore parlai in pubblico di cose divine, non compreso fui condotto al manicomio. Cercherò in breve di parlare di questa ultima parte della mia vita e certamente la più importante. E’ soltanto in seguito al mio ricovero in un ospedale psichiatrico se sono venuto in possesso della verità. La verità è una sola l’uomo non è nato soltanto per nascere, procreare e morire ma è nato per una volontà superiore che si chiama destino o Iddio che vuol fare della vita una missione, individuare per conoscere nella perfezione umana l’uomo Dio figlio di Iddio e sposo della Madonna. Non è Cristo Dio come crede il mondo, Cristo è il figlio di Dio, che a sua volta è figlio dello Spirito. Iddio Cristo figlio di Do si è rivelato agli uomini nella personalità umana dimostrando la sua intelligenza e la sua volontà; Dio, il figlio dello Spirito si rivelerà agli uomini anche come uomo e questo è appunto il ruolo del giudizio universale e della resurrezione della carne. Io sono a conoscenza della verità in quanto ho conosciuto sulla terra l’uomo Dio che è Dio e Satana nello stesso tempo. La giustizia infinita e divina per volontà dello spirito si è spostata dal cielo sulla terra per portare nel mondo la vera fratellanza, la vera giustizia, la vera la vera felicità. Il mondo finora è
stato dominato da due forze uguali e contrarie, in avvenire sarà dominato da una forza sola, dall’amore. L’odio che ha come responsabili la forza del male dovrà finalmente scomparire e questa volta per sempre, lasciando sulla terra la forza dell’amore che continuerà la sua vita di terra e di felicità.
Come nel mondo dei mortali gli uomini si contrastano nell’odio e nell’amore, nelle guerre e nella discordia così pure è nel mondo dello spirito. Resta a vedersi quali delle due forze avrà il sopravvento, sarà l’odio o sarà l’amore? Io posso assicurare che tanto Dio che Satana sono sulla terra per opera della volontà superiore che è Iddio o spirito o animo. Loro rappresentano i capi di due partiti uguali ed opposti con forze discordanti in misura fortissima. Diavoli sulla terra ce ne sono molti, Santi viceversa ce ne sono pochi. Ma questi pochi non avranno paura di lottare perché sanno che la vittoria sarà di chi ha lottato per la vera giustizia. Dio ci ha creati simili a lui, lui è superiore per intelligenza e forse per bellezza fisica, ma simili a Lui. E poiché è sulla terra ed io ve lo farò conoscere in quanto è il presidente, prenderà finalmente, poiché il mondo lo vuole, il comando del mondo. Non ci saranno mai più guerre, mai più lotte, mai più fratricidi, mai più lutti. Il mondo avrà finalmente la mia pace, la sua vera pace nella giustizia e nel lavoro. Il mondo finora avrà finalmente la sua vera giustizia, il mondo degli egoisti, dei superbi, degli sfruttatori del sangue altrui, dei ladri, dei fannulloni, dei delinquenti, insomma dei demoni umani è finito, è finito finalmente per sempre; il mondo prestissimo prenderà un altro aspetto in quanto il vero Dio si rivelerà al mondo come il
super uomo, come il Dio della giustizia punendo giustamente tutti coloro che finora hanno servito la forza dell’odio o del male. Il falso Dio o Satana lo conosceremo presto, molto presto e lui solo sarà castigato eternamente. Il vero re dei re è sulla terra, è il nostro capo e il nostro presidente che finalmente prenderà il comando del mondo unito.
Come abbia fatto lui solo a conquistare il mondo ce lo dirà a suo tempo, conosceremo il piano di lotta nel campo della vittoria spirituale. Certamente io che lo conosco molto bene ho trovato in lui un essere intelligentissimo, l’intelligenza superiore che come collaboratori uomini di fede e di coraggio che hanno prestato un giuramento nelle mani dell’altissimo. Abbiamo a nostra disposizione mezzi meccanici, fisici, elettroshock, apparecchi a televisione su onde libere atti a colpire qualsiasi apparecchio a qualsiasi distanza. Il mondo e per meglio dire l’uomo ha creato la bomba atomica, il super uomo, ha creato l’uomo che ha pure a sua disposizione degli apparecchi capaci di distruggere
non il mondo ma l’intero universo in un batter d’occhio. L’uomo deve comprendere che con i suoi mezzi materiali non potrà mai vincere Dio, Dio è solo contro tutti ma da solo può vincere la più tremenda guerra o rivoluzione. Se finora il mondo ha costruito bombe atomiche di distruzione, Dio ha a disposizione una seconda bomba che colpirà inesorabile chi merita di essere castigato. Poiché il super uomo è sulla terra, sua intenzione è di lavorare e di perdonare anche se l’uomo pensa bene di mandare al manicomio uomini che lottano per il bene dell’umanità. Dio lascia fare, prestissimo ci sarà pure la sua vittoria. Il mio capo, poiché io stesso ho potuto sperimentarne a mie spese la superiorità, è un uomo che non perdona. Sulla terra ho conosciuto l’inferno, l’inferno morale e l’inferno materiale. Io che scrivo poiché, credendolo un uomo qualsiasi, mi sono ribellato alla sua volontà mi ha punito tremendamente facendomi diventare pazzo nel giro di poche ore tanto da essere ricoverato in manicomio ben 3 volte.

Cinque mesi è durata la mia agonia. Il dolore materiale o l’inferno spirituale l’ho conosciuto per volontà superiore in un ospedale di malattie mentali. Come sia riuscito non lo so e cercherò ora di ricordarmi le ultime ore che preceddero (sic) il mio internamento in questo ospedale di dementi. Eravamo nel ’43, 8 novembre dell’anno 1943. A Torino eravamo di sabato, stavo gustando la Boheme con la mia fidanzata. Ad
opera finita, dopo aver accompagnato a casa la mia ragazza, potevano essere le 19, venni fermato da un individuo di mezza età che con modi coercitivi mi invita a entrare in un caffè per alcune spiegazioni. Poiché eravamo in autunno e già in ora serale non riuscii a vedere bene l’individuo in faccia. Entrati nel caffè Alfeno di corso Valdocco riconosco in questo individuo un uomo che avrei giurato di aver già visto altre volte.
Pensate si presentò: siete il signor S. vero? Si risposi io, sono proprio io. Permettete che mi presenti. Si presentò e compresi bene il suo nome e il cognome, come succede nelle presentazioni, non lo compresi. Era e questo ne sono sicuro un nome tedesco. Anche i suoi lineamenti non erano latini. Alto, giovane, 30 anni, pizzo biondo, viso nobile, sguardo fino, occhi neri e profondi, insomma era bellissimo, di una bellezza
straordinaria. Aveva capelli castani ondulati in contrasto col pizzo biondo e cogli occhi neri e sopraccigli neri. Scusate signore se mi sono permesso di importunarla. Sono della polizia tedesca internazionale e avrei bisogno di alcun dichiarazioni. Sono a vostra disposizione tenente ma non so proprio. Eravamo allora sul principio del terrore nazirepubblicano e sinceramente ne tremai. Cosa vorrà quest’individuo pensavo tra me. Ma i suoi occhi sinceri avevano qualcosa di magnetico, di attraente. Ipnotizzato rimanevo stupito a fissarlo io pure senza riuscire a comprendere granché. Mi ricordo di un movimento segreto tedesco di cui lui era un semplice agente incaricato di avvisarmi di
trovarmi all’indomani all’Albergo Dadone per prendere accordi concreti sia per fare il mio servizio militare sia per agevolare alcune cose riguardanti il movimento stesso. Io rimasi lì e non risposi né di si né di no, mi ricordo che feci di si col capo. Salutandoci gentilmente mi salutò. Mi accorsi allora che un altro individuo lo aspettava in silenzio in un angolo. Insieme uscirono. Io rimasi lì mezzo intontito non sapendo proprio cosa pensare. Alla sera non parlai con nessuno di ciò ma all’indomani mattina come già ero d’accordo colla fidanzata passai a casa sua per festeggiare in segreto il nostro fidanzamento ufficiale. Volevo infatti spostarmi colle due famiglie fuori Torino a C., ospite di una gentile famiglia dove avrei annunciato in forma ufficiale il nostro fidanzamento. Il progetto era stato preparato accuratamente e progettato fin troppo bene.
Il destino però non volle. Quella ragazza che io dovevo un giorno sposare non era degna di me. Per un attimo perdemmo il treno che ci doveva portare a C. Mi ricordai soltanto allora di quel personaggio tanto importante quanto misterioso. Mi ricordai dell’appuntamento che era alle 10 antip. ma invitai allora tutti i miei invitati a prendere un caffè in un bar del centro e accadde alle otto in un caffè del centro. Eravamo 13 persone. Mi sentivo agitato e alquanto nervoso. La notte l’avevo passata completamente in bianco fantasticando e pensando e progettando. Pensavo che finalmente avevo raggiunto la vera felicità. Quelli che mi conobbero allora, infatti, mi conobbero immensamente felice. La felicità l’avevo finalmente raggiunta e sembrava volesse colmarmi di tutte le sue grazie. Io bevevo alla fontana della felicità e dell’amore. La felicità la conobbi però per brevissimo tempo perché nel giro di poche ore facevo il mio ingresso trionfale in Collegno. Alle dieci e un quarto bevemmo spumante che precedentemente avevo ordinato. Si propinò alla salute della mia sconosciuta fidanzata ricca e bella, nobile e seducente che nel pomeriggio avrei presentato alla compagnia tutta. Nel brindisi si ruppe un bicchiere (porta disgrazia mi disse la mia innamorata) no sciocchina le risposi vedrai che porterà fortuna. Ci fu qualcuno che pensò bene di darmi del pazzo dal principio della giornata fino alla fine. Ci fu qualcuno che pensò bene di fare una scommessa con me sfidandomi che avrebbe sedotto la mia sconosciuta fidanzata nella prima notte di matrimonio. Questo qualcuno voleva poi essere un amico che affermava continuamente essere io il suo migliore amico. Io accettai mettendo come posta la nostra vita. Te la metterò nel tuo letto gli dissi, se riuscirai a sedurmela col suo
consenso, viceversa se non riuscirai perderai la vita gli dissi. Vi chiuderò nella stessa stanza nello stesso letto se non riuscirai perderai la vita, carissimo amico infame e traditore, ti dimostrerò io se sono pazzo. Più tardi quando fui ricoverato in manicomio, cantò vittoria mandandomi una cartolina con queste precise parole: “Caro P. i tuoi amici ti vogliono un mucchio di bene; coraggio vedrai che guarirai presto, dà retta ai medici e vedrai che trascorreremo il natale insieme”. Più crudele di così non poteva essere. Aggiusteremo a suo tempo anche con quest’altro ogni cosa. Ogni cosa a suo tempo. Nel pomeriggio mi recai a C. Cercammo della famiglia che tanto avevo amato e che per superbia del padrone di casa mi mise gentilmente alla porta. Prima di abbandonare la casa che doveva ospitarmi lanciai una sfida al caro dott. D. Io vi conquisterò il mondo, io ero venuto per farvi partecipe della mia gioia e della mia felicità ma vedo che non meritate tanto onore. Mai più metterò piede in questa casa fino a quando non mi manderete a chiamare. Mai più misi piede in quella casa. Anche con questo signore a
suo tempo aggiusteremo. Per tutto il giorno quel pomeriggio misterioso più non si fece vivo. Soltanto sul treno mi accorsi di uno sguardo indiscreto di una vecchierella che gentilmente mi chiese un’informazione chiedendomi che avessi sceso anch’io a C. Poi la persi di vista.

Ruppi ogni rapporto con i miei genitori e insieme agli ospiti miei invitati m’incamminai verso il centro del paese in cerca di un albergo per ristorarci e per dormire in quanto fino all’indomani non c’erano più treni per Torino. Trovammo una ostessa che ci offrì un piatto di minestra e un bicchiere di vino. Inutile parlare del mio stato d’animo perché lascio a voi immaginare che dolore avessi io nell’animo. Per amore avevo accantonato la mia famiglia, per l’amore avevo rotto ogni legame coi miei genitori, per l’amore sarei pronto a morire pur di vivere per la mia fede e per il mio ideale. Più volte m’invitarono a mettere qualcosa sotto i denti. Io avevo il veleno nel cuore. Come un bambino piangevo sul mio perduto amore. Piangevo con vere lagrime di dolore. Mai con piaceri nella mia vita. Erano lagrime quelle che mi portavano un sollievo e una speranza di vita. Sapevo che l’avvenire sarebbe stato tutto bello, radioso, come è radioso il sole che illumina tutto l’universo. La felicità era finita, mai più conobbi soddisfazione spirituale simile. Ne conobbi di quelle superiori, non più questa volta da creature umane ma addirittura dalla più bella creatura divina.

Mentre si era tutti riuniti io a piangere, gli altri a discutere improvvisamente vediamo due individui. Uno di questi si avanza verso di noi e con modi gentili e con voce melodiosa così si presentò: “P. perché piangi? Più non mi riconosci? – Chi sei tu che prendi a cuore la mia felicità? Io sono M. non ti ricordi più di me? Io non ricordi dell’appuntamento di stamani e della tue nobili parole pronunciate in mia presenza. Io voglio la tua felicità e ti aiuterò e mi ascolterai se avrai fiducia in me. Ascolta e stai calmo. Innanzi tutto hai ancora il mio portafortuna col grande grattacielo che un giorno farai? Io vedo, so tutto di te perché sono stato io a darti quel portafortuna. Me lo vuoi restituire perché è mio!
Me lo diede un mendicante un anno fa, un povero vecchietto e quindi non puoi essere tu perché sei giovane sano! Quest’individuo aveva un aspetto strano, ben vestito, bel portamento, viso serio ma molto diverso da quello del giorno innanzi. Pizzo rosso, occhi scuri e profondi, sguardo forte e scrutatore, occhi furbi e maliziosi. Il suo aspetto era tutt’altro che rassicurante. Vedevo troppa furbizia sul suo viso. Io ti farò la tua fortuna se dai retta a me. Incominciò a parlare di cose straordinarie, conosceva le più importanti lingue del mondo, inoltre era scultore, filoso(fo), scrittore e poeta. Sul giro di una mezzoretta ci conquistò tutti quanti. Tutti rimanemmo stupiti e confusi nel sentire le sue
frasi misteriose e le sue parole profonde quanto nobili. Rivolgendosi a me infine disse: “La tua baldanza non deve renderti né imprudente è impulsivo, prima di prendere una decisione pensa un pochino, eviterai tante contrarietà e tanti errori che potrebbero fortemente turbare la tua esistenza. Non credere di sapere tutto e di riuscire subito in ogni cosa. Soltanto la costanza e la perseveranza potrà fare di te qualcosa di superiore a molti. Hai un bel carattere e sai farti voler bene da chi ti avvicina; procura di conservare la tua giovialità che t’aprirà la via alla fortuna. Sei coraggioso ma sei anche prudente, soltanto così le tue imprese saranno vittoriose. Non ingannare la donna che ami, ama
prima di amare sta attento che ella sia degna di te. Avrai fortuna e amore, sarai uomo d’amore, conquisterai il cuore di un vago fiorellino.”
Io rimasi addirittura sbalordito. Quel portafortuna l’avevo gelosamente custodito in quanto rispecchiava integralmente il mio carattere. Restituì quel documento, infine presi commiato da tutti i miei amici e mi porto all’albergo dove si trovavano i miei parenti.
Durante il tragitto mi parlò di cose sensazionali, cose veramente dell’altro mondo. Mi parlò della vita in generale e della morte. Chiesi ripetutamente chi fosse e mi rispose “un giorno lo saprai; ti basti sapere che io so tutto perché sono eterno, mai morirò. Tu hai fatto conoscenza colla giustizia divina.” Mi confidò che nell’indomani ci sarebbe il primo bombardamento diurno su Torino (9 novembre) e che io sarei diventato pazzo nella stessa giornata e che sarei ricoverato al manicomio. Mi rivoltai alla sua volontà perché voleva che io mi sottomettessi integralmente ai suoi ordini. Io non volli, mi pentii però dopo pochi giorni.

Il giorno 9 novembre feci il mio primo ingresso al Manicomio di Collegno. Ciò che ho visto, che ho udito in questo ospedale lo narrerò
un’altra volta. Dimostrerò che pazzi sulla terra non ce ne sono e dimostrerò innanzitutto ai signori medici che il sottoscritto non è demente. Potranno parlare della loro intelligenza medica, io parlerò della mia e dimostrerò che se a Collegno credono che vanno tutti i pazzi sbagliano! Perché potranno credermi esaltato, pazzo, padronissimi di credere quel che vogliono li invito soltanto a diagnosticarmi bene perché se credono di riconoscermi demente si sbagliano; se così fossi cambieranno tutti mestiere. Dimostrerò che i matti ricoverati come tali non hanno bisogno di psichiatri ma soltanto di medici onesti e coscienziosi amanti innanzitutto della loro professione per il progresso della
scienza e dell’uomo.
La perizia psichiatrica del sottoscritto è la seguente: MANIA GENIALE O ESALTAZIONE GENIALE.

C.o. 21 Settembre 1945

(A questo diario (scritto su un quaderno) segue un foglio protocollo, di cui si riporta di seguito il contenuto)

I problemi della vita

 

Perché siamo al mondo? La filosofia della vita. Risponderemo alla prima domanda dicendo semplicemente questo: la vita non è una cosa da nulla, è realmente una cosa seria, anzi per meglio dire, è una cosa serissima. L’uomo finora non è riuscito a svelare il mistero della creazione dell’uomo. Molto si è parlato per il passato e molto si parlerà in avvenire fino a quando cioè la pura verità e fonte di intelligenza si rivelerà al mondo come il superuomo. Cercherò con vari esempi di spiegarmi meglio. La natura, la madre natura che ha creato l’uomo ha dato a ciascuno di noi oltre al carattere fisico quello intellettuale. La nostra bellezza fisica, nonché quella spirituale è direttamente in relazione colla nostra anima. Ovunque ognuno di noi porta con sé i caratteri fondamentali che lo dovrà caratterizzare per tutta la vita. Parlare di intelligenza come elogio è ingiusto in quanto non l’individuo creatore della sua intelligenza e del suo ingegno, è soltanto possessore di doni naturali che lo dovranno innalzare sul campo della società. Sani, deboli, forti, intelligenti o deficienti, noi dobbiamo semplicemente essere grati a quella volontà superiore che così ci ha generati. Il forte deve aiutare il debole, il sano il malato, l’intelligente il deficiente e così via.
Se l’uomo viceversa pensa di fare il contrario proverà a sue spese il dolore della sua colpa. L’umanità dovrebbe essere tutti una famiglia, unita da leggi sante e giuste Tutti parlano di giustizia, sempre se ne è parlato e sempre se ne parlerà, non è che l’uomo non comprenda il vocabolo, lo comprende fin troppo bene ma non lo vuole applicare. E’ più facile pensare agli interessi propri che a quelli altrui. L’uomo in parole povere è un povero egoista, è uno speculatore del lavoro altrui.
Il mondo finora ha avuto guerre e (…) grazie appunto alla megalomia (sic) e perché no anche della superbia. Tutti hanno lavorato per sé e non per la collettività. Se siamo stati creati un motivo ci deve essere. Tutti i popoli hanno nel loro intimo il bisogno di essere protetti da qualche forza soprannaturale. Ogni popolo ogni individuo prega il suo Dio, sarà bello, sarà brutto ma ha il suo Dio. Se l’uomo vuole scoprire il vero Dio sbaglia in quanto ogni religione è giusta da quella cristiana a quella africana. L’uomo sente il suo Dio nello spirito in quanto sente due forze uguali e contrarie, la forza del male e la forza del bene. Al di sopra di queste due forze c’è la forza risultante che è zero ma esiste ed è lo spirito. Dunque al Dio del bene e al Dio del male esiste una forza superiore che è la giustizia infinita che è Iddio. Voglio, prima di continuare, dire una cosa ed è questa: non credetemi affetto da qualche mania religiosa perché vi confesso non porto mai piede in chiesa. Credo perché ho fede e questo è tutto. L’uomo sulla terra ha un compito da svolgere, un compito fisico che è la procreazione e l’altro invece è un compito spirituale ed è lottare con tutte le forze contro la forza del male. In parole povere la vita è una cosa molto seria; per tutti quanti esiste la morte, che per tutti è giusta e sicura. L’uomo sulla terra non può essere felice perché l’uomo deve portare la sua croce. Ognuno di noi, infatti, portiamo una croce più o meno pesante, ma la portiamo e questa la portiamo per tutta la vita. Più guardiamo quelli che stanno in alto e che noi crediamo esseri felici e più grossa è la croce che questi portano. Noi crediamo che disgraziati siano i ciechi, i muti, i sordi e menomati fisicamente, mentre in realtà i veri disgraziati sono proprio quelli che sono sani e forti. Più l’uomo non cerca la felicità e più la trova. Insomma la nostra vita è regolata da una legge superiore che si chiama destino. Il destino infatti ha riservato all’uomo una vita più o meno bella a seconda dei nostri meriti. Noi nascendo abbiamo già un destino più o meno bello e un carattere tutto nostro particolare, sempre però in relazione ai nostri meriti. Lo ammettiamo che l’uomo abbia come mortale il corpo e l’anima no, vuol dire che l’uomo nascendo nasce già con l’anima che rimane tale quale per sempre, ciò che varia invece è il fisico e l’intelligenza, se al passare degli
anni acquistiamo quei caratteri personali.
Se mi sono spiegato bene l’uomo non è mai nato in quanto ha di eterno l’animo. E’ l’intelligenza che l’anima acquista sulla terra. Dunque lo spirito diventa verbo o carne e acquista un’intelligenza, un carattere e una volontà sempre in relazione però all’anima.
Nell’aldilà eravamo spirito, eravamo anima, sulla terra siamo uomini e donne. O siamo cattivi o siamo buoni. Se facciamo bene non è merito nostro, se viceversa facciamo male non è pure colpa nostra. Voglio dimostrare che l’uomo non è responsabile delle sue azioni , come diciamo destino ma è responsabile come volontà. L’uomo infatti ha la volontà che è quella forse che fa dell’individuo l’essere vero e proprio che pensa e che ragiona. Dunque siamo responsabili delle nostre azioni. Noi tutti abbiamo già un destino che è però nostro tutto particolare in quanto è di relazione alla nostra volontà. Insomma la vita è la prova del fuoco che dimostra all’uomo il suo carattere onesto od infame, Noi
nascendo per opera superiore abbiamo perso la memoria, ovverossia per cause sconosciute come avviene infatti per alcuni rami di pazzia l’uomo perde nozione del passato. La sua vita si riduce al presente ed al futuro. L’uomo nascendo infatti ha perso la nozione del passato, ma il passato invece esiste ed è uno solo: tutti quanti siamo stati cacciati dal mondo dello spirito perché ci siamo ribellati ad una volontà superiore. In parole povere come avviene sulla terra abbiamo fatto una rivoluzione accettando una guerra contro il padrone ingiusto che ci comandava. Prima di venire al mondo, infatti, ognuno di noi si è schierato o per il padrone o re o Dio creatore dell’universo o per la forza rivoluzionaria che per i Cristiani è appunto Lucifero o Satana. Bisogna però vedere questo. O dio creatore dell’universo è il vero Dio del bene o viceversa è Lucifero, vero Dio giusto e sincero. Ognuno di noi ci ribelliamo vero di fronte ad una legge ingiusta emanata dal nostro capo? Se riteniamo essere tale legge ingiusta parliamo e più delle volte ne rimaniamo puniti e umiliati. Si sa che chi dice la verità viene crocifisso. La verità si conosce che per affermarla ci vuole del coraggio. Dunque anche Lucifero si è ribellato alle leggi superiori perché si sentiva superiore allo stesso Dio, suo creatore e capo. Ma Lucifero aveva ragione perché è come l’uomo che ragiona più o meno così. Io credo a Dio creatore e signore di tutte le cose, ma qualcuno pure: ma chi ha creato Dio non si è mica creato da sé, perché dunque non potrei io essere mortale
essere superiore allo stesso Dio. Se Dio è spirito anch’io dopo morto sarò spirito come lui. A questo punto comprendiamo il perché della ribellione di Lucifero contro Dio.
Lucifero aveva le sue buone ragioni no? Di ribellarsi, forse si sentiva più superiore di Dio o per intelligenza o per furbizia. Che meriti aveva Dio su Satana se lo Spirito è eterno, Dio è eterno come è eterno Lucifero e tutti gli altri angeli del firmamento.
Insomma come succede ai mortali Lucifero fu castigato come viene castigato chiunque osa ribellarsi alla volontà del suo signore e padrone. Non importa che questi sia un ingiusto, è la sua volontà che comanda. L’ingiustizia dunque regnava nel mondo dello spirito come regna del mondo dei mortali. Esiste infatti una relazione, un legame tra il mondo invisibile dello spirito ed il mondo del visibile o terreno. L’inferno infatti è sempre stato dominato da due forze opposte e contrarie; la forza negativa e la positiva, l’odio, l’amore. Lucifero fu licenziato dal paradiso terrestre insieme alla sua amante e sposa di Dio (la Madonna).
Lucifero diventa Adamo e la Madonna diventa Eva. Lanciati dal mondo dei sogni per una causa sconosciuta sulla terra furono amanti nel vero senso della parola e procrearono ed ebbero parecchi figli. Noi tutti figli di Eva e di Adamo siamo figli legittimi di Lucifero e di Eva o della Madonna. Satana, il serpente della superbia, non è Adamo – Lucifero ma è Dio, il padrone e creatore dell’uni(verso) l’ingiusto padrone che
comanda oggigiorno l’universo intero. Lucifero per amore verso la più bella donna del Paradiso soprannaturale, sposa di Dio e madre di Cristo, sfidò, si ribellò aiutato dai suoi amici la potenza del male.

 

Documento ritrovato nell’archivio degli Ospedali psichiatrici di Torino – Collegno, (unità archivistica 1347) e conservato in un quadernetto manoscritto, redatto nel 1945, contenente il “romanzo” autobiografico  di un paziente qui ricoverato – Fonte:  “Carte da legare. Archivi della psichiatria in Italia” – “Storie di vita” – cartedalegare.cultura.gov.it

 

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Foto di Sonia Simbolo

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