“Un uomo è seduto nella stanza. Guarda il rubinetto che perde.
L’uomo pensa: è una goccia. Qualcuno dovrà risolvere questo problema della goccia.
Io potrei alzarmi e andarlo a chiudere, ma non posso fare tutto io. Io sono un democratico e penso che il cittadino elegge i suoi rappresentanti perché si occupino di problemi importanti. Io non sono mica uno di quelli che non credono più nelle istituzioni e fanno i comitati e i collettivi e si vogliono organizzare da soli!
L’uomo seduto nella stanza guarda il rubinetto e pensa: il governo dovrebbe risolvere questo problema della goccia. Se ci fosse un uomo di destra, direbbe saldiamo un tappo di ferro sulla cannella del rubinetto e la goccia smetterà di cadere.
Certo, dico io, ci saldiamo il tappo. Ma se mi devo andare a lavare le mani, con la cannella saldata non uscirà acqua.
L’uomo di destra mi risponderebbe: vabbè, ma intanto abbiamo risolto il problema della goccia. Quando emergerà un problema lavaggio-mani affronteremo anche quello. Un problema alla volta. Giusto, dico io, ma questa soluzione del tappo non mi convince.
Se ci fosse un uomo di sinistra, direbbe… Ma in realtà un uomo di sinistra non è mai da solo. Sono sempre in due. Uno sinistra moderata e l’altro sinistra radicale. Ricomincio. Se ci fossero due uomini di sinistra, l’uomo di sinistra moderata direbbe: saldiamo un tappo di ferro sulla cannella del rubinetto… come l’uomo di destra. Mentre l’uomo di sinistra radicale mi consiglierebbe dovresti alzarti dalla sedia e chiudere il rubinetto. Cioè direbbe quello che penso anche io che infatti mi ritengo un uomo di sinistra. Ma l’uomo di sinistra radicale aggiungerebbe: però se chiudessimo il rubinetto ci troveremmo oggettivamente in contrasto con la sinistra moderata che essendo vicina alle idee della destra abbandonerebbe la coalizione… perciò dobbiamo essere responsabili e non rischiare di far cadere il governo.
Dunque chiudere il rubinetto per arrestare la caduta della goccia è un’ottima soluzione, ma non è la strada percorribile. Perciò aspettiamo. Giusto, dico io, ma questa soluzione dell’attesa non mi convince.
Forse dovrei rivolgermi al sindacato. Se ci fosse un sindacalista mi direbbe non importa quale sia la soluzione migliore. Si potrebbe chiudere il rubinetto e anche saldare la cannella, ma la scelta di una delle due implicherebbe uno scontro fra posizioni diverse. E se c’è ‘no scontro… nessuno può sapere come va a finire! Noi invece siamo favorevoli a una mediazione. E poi siamo proprio sicuri che si tratta di una goccia? E se non fosse una vera goccia? E se fosse una metafora? E se fosse una provocazione? Giusto, dico io, ma questa posizione del sindacato non mi convince.
Un uomo è seduto nella stanza. Guarda il rubinetto che goccia. L’uomo pensa: è una goccia. Io potrei alzarmi e andarlo a chiudere, ma non posso fare tutto io. Intanto le gocce cadono una dopo l’altra.
L’uomo nella stanza vede il lavandino che si riempie. Vede la fatale goccia che fa traboccare il vaso. Vede l’acqua che cade sul pavimento. Sente i piedi che incominciano a bagnarsi e pensa: prima o poi, goccia dopo goccia si allagherà la stanza. Pensa: il pavimento cederà sotto il peso dell’acqua. Ma il pavimento della mia stanza è il soffitto della stanza di sotto. Miliardi di gocce sfonderanno il pavimento e allagheranno la stanza del piano inferiore con tutti gli oggetti utili e inutili e le persone che la abitano. Le stanze cadranno una sopra l’altra fino a far crollare il palazzo e l’acqua seppellirà le macerie.
Un uomo è seduto nella stanza. Guarda il rubinetto che goccia e vede il diluvio. E pensa: non è possibile. No, proprio non è possibile. Così si gira e guarda verso il muro. Smette di pensare alla goccia. Sorride, si addormenta… e affoga serenamente…”