“Abitare poeticamente un mondo miserabile è molto difficile, ma è fattibile. Ed è tanto più necessario che il mondo si perda, si rovini, si laceri. È molto più necessario che si aprano qua e là dei pozzi di luce. Non è una prerogativa di coloro che chiamiamo artisti.
È una madre che rimbocca il lenzuolo accanto al viso del suo bambino addormentato, ed è come se si prendesse cura di tutto il cielo stellato. Nel medesimo istante, il gesto della madre si duplica. Con la stessa mano, copre il suo bambino affinché non abbia freddo e placa tutto il nero che c’è tra le stelle nel cielo. Il gesto è talmente semplice che ha risonanze infinite.
Credo che, in fondo, sia questo la poesia: un’arte della vita. C’è qualcosa della vita che non scompare, ma che si allontana. Semplicemente si allontana per un certo tempo, come un bambino che ha avuto troppi maltrattamenti eviterà di trovarsi in presenza dei genitori che lo maltrattano. La natura, la verità, la bellezza, la dolcezza, la lentezza che sono state danneggiate sono solo indietreggiate e diventano un po’ più difficili da cogliere, da vivere. Troppo male è stato compiuto, ma non è irreversibile. Non credo all’irreversibile. Rimango molto fiducioso e lo sarò sempre, l’umano nel profondo è invincibile, incancellabile. Torneremo alle cose vive e vere. Ma per questo, occorrerà che si raggiunga il punto di estrema stanchezza. Occorrerà che non si possa fare altrimenti. L’uomo di oggi non è più cattivo di quello di ieri, è soltanto più smarrito.”
Christian Bobin, da “Abitare poeticamente il mondo”, 2019
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