Quello che gli pende lo difende
(Detto popolare)
“Il sesso del figlio viene determinato dal padre. Gli spermatozoi appartengono a due categorie: i gimnospermi, provvisti di un cromosoma chiamato X, che daranno vita a una femmina, e gli androspermi, provvisti di un cromosoma denominato Y, che daranno vita a un maschio. Ma soltanto il caso (secondo quanto la scienza è riuscita a provare fino a questo momento), è responsabile della fecondazione dell’ovulo femminile da parte di uno spermatozoo portatore di un cromosoma X o di un cromosoma Y. Nonostante la certezza scientifica della responsabilità paterna nella determinazione del sesso del nascituro, questa nozione sembra stentare molto a farsi strada, perché deve combattere il pregiudizio opposto e profondamente radicato che vede nella donna la responsabile, in bene o in male. “Mia moglie mi ha regalato un bel maschio,”, “Mia moglie non è capace di fare un maschio, “Mia moglie non sa fare che femmine.” (Incipit)
“La cultura alla quale apparteniamo, come ogni altra cultura, si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere. L’obiettivo dell’identificazione di un bambino col sesso cui è stato assegnato si raggiunge molto presto, e non ci sono elementi per dedurre che questo complesso fenomeno abbia radici biologiche.”
“Che cosa può trarre di positivo un maschio dalla arrogante presunzione di appartenere a una casta superiore soltanto perché è nato maschio? La sua è una mutilazione altrettanto catastrofica di quella della bambina persuasa della sua inferiorità per il fatto stesso di appartenere al suo sesso. Il suo sviluppo come individuo ne viene deformato e la sua personalità impoverita, a scapito della loro vita se in comune.
Nessuno può dire quante energie, quante qualità vadano distrutte nel processo di immissione forzata dei bambini d’ambo i sessi negli schemi maschile-femminile così come sono concepiti dalla nostra cultura, nessuno ci saprà mai dire che cosa avrebbe potuto diventare una bambina se non avesse trovato sul cammino del suo sviluppo tanti insormontabili ostacoli posti lì esclusivamente a causa del suo sesso.”
“I pregiudizi sono profondamente radicati nel costume: sfidano il tempo, le rettifiche, le smentite perché presentano un’utilità sociale. L’insicurezza umana ha bisogno di certezze, ed essi ne forniscono. La loro stupefacente forza risiede proprio nel fatto che non vengono ammanniti a persone adulte che, per quanto condizionate e impoverite di senso critico, potrebbero averne conservato abbastanza per analizzarli e rifiutarli, ma vengono trasmessi come verità indiscutibili fin dall’infanzia e non vengono mai rinnegati successivamente. L’individuo li interiorizza suo malgrado, e ne è vittima sia colui che li formula e li mantiene in vita contro l’altro, sia colui che ne viene colpito e bollato.”
Elena Gianini Belotti, in “Dalla parte delle bambine”, 1973