Pensieri

La vita breve

14.01.2023
“Possiamo parlare? Sì, naturalmente: possiamo parlare. La fiducia e la comprensione, eccetera. Ma se possiamo parlare, non m’interessa più. Se io posso dire ogni cosa, ogni cosa non ha altra meta che la tua intelligenza. Se io parlo e tu capisci ogni cosa, non capirai ciò che io potrei volere che tu capissi. Per capirmi, veramente, bisognerebbe che tu fossi così infuriato, che ti sarebbe impossibile capirmi. E neanche a me importa. Mi pare di star parlando a un cadavere; ma a un cadavere che può ragionare senza sbagliarsi. Il fatto è che l’amore è finito, Juanicho. Lo sappiamo, lo abbiamo ripetuto tante volte, che l’amore è comprensione. E tuttavia, dura soltanto finché non possiamo capire completamente, finché possiamo prevedere con timore la sorpresa, lo sconcerto, la necessità di cominciare a capire, di nuovo, dal principio. Juanicho, comincio a sentire, come si sente il trascorrere degli anni, che i piedi si stanno intirizzendo. E così, la sorgente della mia gioia non è qui e non sei tu?”
“Mi convinsi che disponevo soltanto, per salvarmi, di quella notte che stava cominciando al di là del balcone, eccitante, con le sue raffiche intermittenti di vento caldo. Tenevo la testa curva sulla luce della tavola; di tanto in tanto la sollevavo e guardavo sul soffitto il riflesso del paralume della lampada, un disegno incomprensibile che prometteva una rosa quadrata. Avevo sotto mano i fogli necessari per salvarmi, una carta assorbente e la penna stilografica; da una parte, sul tavolo, il piatto con l’osso dove il grassi si stava solidificando; davanti, il balcone, la notte vasta, quasi senza rumori; dall’altra parte, il silenzio inflessibile, tenebroso, dell’appartamento vicino.”
Juan Carlos Onetti (scrittore uruguayano), da “La vita breve”, 1950

Lascia un commento