Ha nove anni la piccola Isabella Baumfree, quando, nel 1806, viene venduta all’asta insieme ad un gregge di pecore. Il suo nuovo padrone la sottopone ad ogni sorta di violenza, prima di rivenderla, due anni dopo, ad un oste, che più tardi la vede a sua volta…Così, da un padrone all’altro, in un calvario ininterrotto, finché Belle non si innamora di Robert, che però è lo schiavo di un altro proprietario. I due, quindi, vengono brutalmente separati: Robert morirà per le botte ricevute “per punizione”; Belle viene costretta a sposare uno schiavo del suo stesso padrone, il quale intende, in tal modo, assicurarsi i figli che sarebbero nati da questo matrimonio.
Belle metterà al mondo 5 bambini: altri 5 schiavi pronti per il suo padrone.
Nel 1826, Belle fugge portando con sé la figlia minore, ma si vede costretta ad abbandonare gli altri quattro perché le norme riguardanti l’abolizione della schiavitù (ancora in corso d’opera) prevedevano l’obbligo di prestato servizio obbligatorio fino al compimento dei vent’anni: solo allora sarebbe arrivata la tanto sospirata libertà.
Belle trova rifugio presso i coniugi Wagener, con i quali resterà fino al 1827, anno in cui viene finalmente promulgato l’Atto di Emancipazione. Viene allora a sapere che suo figlio Peter, di 5 anni, è stato venduto illegalmente. Belle non esita: denuncia il propietario e riesce a riavere suo figlio. È la prima donna nera a vincere una causa contro un uomo bianco.
Le sue traversie, però, non sono finite: trasferitasi col figlio a New York, viene accusata di aver assassinato l’uomo per cui lavora come cameriera e solo con molta fatica riesce a dimostrare la sua innocenza. Poi, però, perde il figlio Peter, che, imbarcatosi su una baleniera, scompare in circostanze misteriose.
Nel 1843 la vita di Belle prende una piega inattesa; “Lo Spirito mi chiama e io devo andare” – dice agli amici: cambia il suo nome in quello di Sojourner Truth, abbraccia la fede metodista e comincia a girare per gli Stati Uniti predicando in favore dell’abolizione della schiavitù. Nel ’51, intervenendo al primo Convegno per i diritti delle donne che si tiene ad Akron, in Ohio,
pronuncia il celebre discorso “Ain’t l a Woman?”.
Del discorso esistono differenti versioni: la più accreditata dagli storici è quella pubblicata da Frances Dana Barker Gage
nel 1863:
“Quell’uomo laggiù dice che
una donna ha bisogno di essere aiutata a salire in carrozza
e sollevata attraverso i fossi
e ha bisogno di avere ovunque il posto migliore.
Nessuno mi ha mai aiutata a salire in carrozza
o ad attraversare pozzanghere di fango
o mai mi ha dato un posto migliore…
e non sono io forse una donna?
Guardami
Guarda il mio braccio!
Ha arato e seminato
e riempito i granai
e nessun uomo poteva tenermi testa…
e non sono io forse una donna?
potevo lavorare tanto
e mangiare quanto un uomo
quando riuscivo a mangiare
e sopportare anche la frusta
e non sono io forse una donna?
Ho fatto nascere 13 figli
e li ho visti venduti quasi tutti come schiavi
e quando ho gridato il dolore di una madre
nessuno mi ha ascoltato se non Gesù…
e non son io forse una donna?
Quell’ometto vestito di nero dice che
una donna non può avere gli stessi diritti di un uomo
perchè Cristo non era una donna.
Da dove è arrivato il tuo Cristo?
Da Dio e una donna!
L’uomo non ha avuto nulla a che fare con lui!
Se la prima donna che Dio ha creato
è stata forte abbastanza da capovolgere il mondo
tutta sola
insieme le donne dovrebbero essere capaci di rivoltarlo
ancora dalla parte giusta.”
Sojourner Truth
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Nell’immagine in evidenza: Sojourner Truth Memorial, Florence.