Affabulazioni

Notturno con guardiano quando si scriveva col cuneo

19.02.2023
“Durante la sua veglia alla voce che lo interrogava sulla notte il guardiano rispose: “Viene il mattino e anche la notte. Tornate a domandare.”
Quando ricevette il cambiò e scese dalla torre trovò delle facce ansiose: “Che cosa hai voluto dire? Che cosa dobbiamo aspettarci?”
Il guardiano chiese del tè caldo e si mise a riflettere. Per lui, prima che per ogni altro, quel che aveva detto durante la notte era un enigma.
“Non andatevene. Forse, al prossimo turno di guardia, mi verrà una spiegazione.”
Durante la sua veglia la voce si rifece viva e il guardiano rispose: “La notte è per il mattino come un sandalo che il piede non può sfibbiarsi e tanto gli pesa che il piede non può correre. Accontentatevi di un mattino sporco.”
Subito provò vergogna di aver parlato così. Gli era uscito di bocca il serpente di un qualsiasi, di un comunissimo ragionamento e le sue veglie, per dure che fossero, erano ormai inutili.
Ai piedi della torre, mentre faceva giorno, c’erano molte facce deluse e costernate:
“Che cosa ce ne facciamo di un mattino uguale a tutti gli altri?”
C’era uno scriba: lasciò bianca la tavoletta.
Il guardiano depose le armi e le insegne. Piangeva.”
Guido Ceronetti, da “D. D. Deliri Disarmati”, 1993
Il racconto si ispira al passo 21.12 de “Il libro del profeta Isaia”, che Ceronetti tradusse, ma al quale lo scrittore dà un finale molto più amaro: 
Dio dice a Isaia, che vaga nudo per la città:
“Va’. Sii la vedetta notturna Quello che vedi grida”
Durante la notte, Isaia incontra una sentinella e le chiede:
“Guardia, quando avrà fine la notte?”
“La guardia dice: Sta venendo il mattino, ma la notte durerà ancora.
Tornate e ridomandate, venite ancora, insistete.”

Lascia un commento