“In questi giorni è certo autunno giù da noi
Dolce Marta Marta mia
Ricordo il fieno e i tuoi cavalli di Normandia
Eravamo liberi liberi
Sul muro immagini grondanti umidità
Macchie senza libertà
Ascolta Marta in questo strano autunno
I tuoi cavalli gridano urlano incatenati ormai
Cosa dire soffocare chiuso qui perché
Prigioniero per l’idea la mia idea perché
Lontano è la strada che ho scelto per me
Dove tutto è degno di attenzione perché vive
Perché è vero vive il vero
Almeno tu che puoi fuggi via canto nomade
Questa cella è piena della mia disperazione
Tu che puoi non farti prendere
Voi condannate per comodità
Ma la mia idea già vi assalta
Voi martoriate le mie sole carni
Ma il mio cervello vive ancora ancora
Lamenti di chitarre sospettate a torto
Sospirate piano
E voi donne dallo sguardo altero
Bocche come melograno
Non piangete perché io
Sono nato nato libero libero
Non sprecate per me una messa da requiem
Banco del mutuo soccorso, “Canto nomade per un prigioniero politico”, 1973
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Nell’immagine: Jean Marais, “L’uomo che passava attraverso i muri”