Fosforescenze

Lavorare stanca…

24.03.2023

“Cominciò a lavorarmi sulla porta. Io gli avevo detto che non era la prima volta che uscivo di là e che un uomo come lui doveva provare anche quello, ma ecco che si mette a ridere facendo il malizioso come fossimo uomo e donna in un prato, e si butta sotto braccio il fagotto e mi dice: – Bisognerebbe non avere mio padre –. Che gli scappasse da ridere me l’aspettavo, perché un goffo come quello non esce di là dentro senza fare matterie, ma era un ridere con malizia, di quelli che si fanno per aprire un discorso. – Stasera mangerai la gallina con tuo padre, – gli dico guardando la strada. – La prima volta che si esce dal giudiziario, a casa ti fanno la festa di nozze –. Lui mi veniva dietro e mi stava attaccato come se il carrettino dei gelati che passava a tutta corsa minacciasse noi due pedoni. Non aveva mai traversato un corso, si vede, o mi stava già lavorando. Mi ricordo che né io né lui ci voltammo a guardare le Carceri.”

Cesare Pavese, da “Lavorare stanca”, 1936

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“C’è una relazione dialettica fra la propria vita e il proprio lavoro. Naturalmente la prima influenza il secondo, ma anche il lavoro diventa un’influenza sulla vita. È una strada a doppio senso, un processo misterioso in cui ciò che chiamiamo vita e ciò che chiamiamo creazione, si uniscono e non si uniscono, si incrociano e si nutrono l’un l’altro.”

Etel Adnan, da “Crescere”

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“Se uno è costretto per nascita e malasorte a lavorare, meglio che lavori di continuo finché non muore, e se ne stia fermo sul posto di lavoro. Io non capisco tanta gente che sgobba per farsi la casa bella nella città dove lavora, e quando se l’è fatta sgobba ancora per comprarsi l’automobile e andare via dalla casa bella.”
Luciano Bianciardi, da “La vita agra”, 1962
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“Il lavoro è una manna quando ci aiuta a pensare a quello che stiamo facendo. Ma diventa una maledizione nel momento in cui la sua unica utilità consiste nell’evitare che riflettiamo sul senso della vita.”
Paulo Coelho, da “Manuale del guerriero della luce”, 1997 
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“Il lavoro non mi piace − non piace a nessuno − ma mi piace quello che c’è nel lavoro: la possibilità di trovare sé stessi.”

Joseph Conrad, da “Cuore di tenebra”, 1902
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“Se non potete lavorare con amore, ma solo con riluttanza, allora è meglio lasciare il lavoro e sedere alla porta del tempio e accettare elemosine da chi lavora con gioia.”
Kahlil Gibran, da “Il profeta”, 1923
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“Vi è stato sempre detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura. Ma io vi dico che quando lavorate compite una parte del sogno più avanzato della terra, che fu assegnata a voi quando quel sogno nacque. E che sostenendo voi stessi col lavoro amate in verità la vita, e che amare la vita nel lavoro è vivere intimamente con il più intimo segreto della vita.”
Kahlil Gibran, da “Il profeta”, 1923
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“Un lavoro e una vita malsani generano appetiti e desideri malsani. L’uomo non può essere sfruttato peggio di un cavallo, alloggiato e nutrito come un maiale, e avere nello stesso tempo ideali e aspirazioni giusti e chiari.”
Jack London, da “Il popolo dell’abisso”, 1903
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Banksy, “Lavoro da schiavi”, 2012, New York
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“Quando una donna non vuole soltanto partorire figli, allevare figli. quando una donna vuole anche lavorare, esser qualcuno. Be’, è duro Duro, duro. […] Sei al lavoro e pensi ai figli che hai lasciato a casa. Sei a casa e pensi al lavoro che non stai facendo. Si scatena una tale lotta dentro di te: il tuo cuore va a pezzi.”
Golda Meir, in Oriana Fallaci, “Intervista con la storia”, 1974
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“Chi non ha tempo libero non può dire di avere indipendenza. Parlano della dignità del lavoro. Sciocchezze. La verità è che il lavoro è la necessità della condizione terrena di questa povera umanità. La dignità è nel tempo libero.”
Herman Melville, da una lettera a Catherine G. Lansing, 1877
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“Perché si lavora? Certo per produrre cose e servizi utili alla società umana, ma anche, e soprattutto, per accrescere i bisogni dell’uomo, cioè per ridurre al minimo le ore in cui è più facile che si presenti a noi questo odiato fantasma del tempo.”
Eugenio Montale, da “Auto da fé”, 1966
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“Ci sono uomini rari che preferiscono perire che lavorare senza provar piacere per il lavoro: sono quegli schizzinosi, difficili da accontentare, a cui un lauto guadagno non basta se il lavoro non è esso stesso il guadagno di tutti i guadagni.”
Friedrich Nietzsche, da “La gaia scienza”, 1882
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“I moralisti che decantano il lavoro mi fanno pensare a quei tipi che sono stati ingannati dal richiamo di un baraccone di fiera e, per vendicarsi, cercano di farci entrare gli altri.”
Jules Renard, da “Diario”
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“I tipi di lavoro sono due: il primo, modificare la posizione di materia sulla o vicino alla superficie della Terra rispettivamente ad altra materia simile; il secondo, dire ad altre persone di fare questo. Il primo tipo è brutto e mal pagato; il secondo è piacevole e pagato molto bene.”
Bertrand Russell, da “Introduzione alla filosofia matematica”, 1919
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Gustave Courbet, “Gli spaccapietre”, 1849
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“Il lavoro non viene più eseguito con la coscienza orgogliosa di essere utile, ma con il sentimento umiliante e angosciante di possedere un privilegio concesso da un favore passeggero della sorte, un privilegio dal quale si escludono parecchi esseri umani per il fatto stesso di goderne.”
Simone Weil, da “Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale”, 1934
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“Si vive nel provvisorio. – disse. – Si pensa che per ora la vita va male, per ora bisogna arrangiarsi, per ora bisogna anche umiliarsi, ma che tutto ciò è provvisorio. La vera vita comincerà un giorno. Ci prepariamo a morire col rimpianto di non aver vissuto.
A volte quest’idea mi ossessiona: si vive una sola volta e quest’unica volta si vive nel provvisorio, nella vana attesa del giorno in cui dovrebbe cominciare la vera vita.
Così passa l’esistenza”.
Ignazio Silone, da “Vino e pane”, 1955
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«… E questo è un momento difficile per trovare lavoro, sai, Yves»
«È sempre un momento difficile. Mio padre, mio fratello, pensavano lo stesso, e così tutti i loro amici, e tutti gli uomini del mondo. Lo dicono i padroni affinché ci presentiamo da loro con la gola stretta, disposti ad accettare qualunque condizione, a cominciare dall’obbedienza cieca, dal silenzio. Per convincerci che il “sistema” sarà sempre il più forte. Ce ne convinciamo noi stessi, via via, e forse ne eravamo convinti fin dal primo giorno di lavoro, anzi, fin dalla nascita, dal ventre di nostra madre… Ma basta, (…) basta! Devono convincersi loro che questo è un momento difficile per trovare nuovi servi.»
Alba de Cespedes, da “Nel buio della notte”, 1976
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Immagine in evidenza: Joe Jones, “Lavoratori”, 1934

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