Pensieri

Cose che vorrei sdoganare

09.04.2023
Possiamo sdoganare che se al ristorante avanza cibo, non c’è niente di cui vergognarsi a portarsi a casa gli avanzi, anche senza avanzare la puerile scusa “Sa, è per il mio cane”?
Possiamo sdoganare che il modo migliore di stirare i vestiti è piegarli appena asciutti e poi ammassarli, di modo che si stirino da soli ad opera della forza di gravità?
Possiamo sdoganare che quando in albergo hai la colazione a buffet, in realtà vale come mezza pensione perché poi ti fai due panini da avvolgere nel tovagliolo e portarti via con nonchalance, salutando il personale con il più falso dei sorrisi?
Possiamo sdoganare i calzini sempre spaiati, il buco sulla maglietta, andare al cinema da soli?
E ancora: possiamo sdoganare la tristezza e la stanchezza, togliere loro di dosso la nomea di debolezze, o dobbiamo tutti essere sempre allegri e performativi?
Possiamo sdoganare il non farcela, il non avere per forza successo, il fallimento, o siamo tutti primi della classe senza errori nel proprio percorso e senza cadute nel proprio correre?
Possiamo sdoganare l’imperfezione, il difetto palese, il dettaglio fuori posto, o ci vogliamo tutti perfetti e precisi, che è solo un altro modo di dire falsi e affettati?
Possiamo sdoganare il non avere idea di cosa faremo e saremo, l’indecisione, l’imbarazzo della scelta, o vogliamo credere alla favola del tutto sotto controllo, delle scalette programmate, del già deciso in partenza?
I guru del “Se vuoi, puoi” ci vorrebbero tutti pieni di autostima e motivati, artefici del nostro destino, e sicuramente c’è chi ci riesce: ma vogliamo sdoganare che è anche ok non avere la più pallida idea di chi siamo e dove stiamo andando?
Lo dico perché, nel caso non ve ne foste accorti, là fuori è pieno di ragazze e ragazzi che si sentono dei falliti, a sentirsi così.
E invece sdoganiamo tutte queste cose: se no possono pensare che la vita sia solo sole e sorrisi.
Li priveremmo, così, della bellezza della notte, e soprattutto della gioia di attraversarla per cercare la propria alba.
Enrico Galiano, “Cose che vorrei sdoganare”
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Foto di Sonia Simbolo

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