Nel 1951 mi era venuto l’invito a passare qualche giorno a Sannazzaro de’ Burgondi. C’erano agitazioni fra le mondine, per i contratti di lavoro, si chiedevano da me disegni in risaia. Non ero invitato a divertirmi, o a fare il pittore “en plein air”. Anche qui mi si chiamava ad offrire il mio impegno di uomo e di pittore in aiuto a una lotta sociale forse decisiva in quel momento […]. Era il momento delle occupazioni delle terre incolte, degli “scioperi a rovescio”, di azioni nelle quali intellettuali noti in Italia si incontravano con operai e contadini organizzati in un partito giovane e combattivo. (…)
Gabriele Mucchi, da “Le occasioni perdute. Memorie 1899-1993″
“Verso le nove e mezza giunsi in risaia. Le mondine, un centinaio divise in squadre, avevano appena finito il riposo della mattina e scendevano nell’acqua per il trapianto. Il contadino che mi aveva accompagnato mi cedette i suoi stivaloni di gomma; scesi nell’acqua anch’io. Ma la risaia non è soltanto acqua come appare alla superficie: è fango, e il piede sprofonda e può scivolare prima di trovare uno strato solido. Al secondo passo quegli stivali erano presi nella melma, un piede si sfilò dalla calzatura, perdetti l’equilibrio, alcuni fogli mi sfuggirono di mano, con quel piede dovetti entrare nell’acqua per non cadere. Le mondine mi guardavano: una impertinente risata percorse come una cascatella tutta la schiera. Un po’ divertito ma anche un po’ seccato tornai a riva, resi gli stivali, mi rimboccai i pantaloni, mi tolsi le calze e, ritornato nel fango, raggiunsi a piedi nudi le mie mondine che incominciarono a gettarmi occhiate affettuose. Presi a disegnare, e non passarono dieci minuti che si cantava insieme.”
Gabriele Mucchi, da “Le mondine di Sannazzaro”