“A chi chiede a che cosa serva la filosofia, bisogna rispondere aggressivamente perché la domanda è volutamente ironica e caustica.
La filosofia serve a denunciare la bassezza del pensiero in tutte le sue forme, a trasformare il pensiero in qualcosa di aggressivo, attivo e affermativo, a formare uomini liberi, che non confondano cioè i fini della cultura con gli interessi dello stato, della morale o della religione, a combattere il risentimento e la cattiva coscienza che hanno usurpato in noi il pensiero, a sconfiggere infine il negativo e il suo falso prestigio.
I grandi personaggi della letteratura, è una questione molto semplice, i grandi personaggi della letteratura sono grandi pensatori.
Ho appena finito di rileggere Melville e va da sé che il capitano Achab è un grande pensatore, va da sé che Bartleby è un pensatore, un pensatore diverso, ma è un pensatore, a ogni modo ci fanno pensare. Un’opera letteraria disegna in filigrana tanto concetti che percetti. Semplicemente non è il compito della letteratura, non può fare tutto insieme. È presa dal problema del percetto, far vedere e far percepire e creare dei personaggi. Ti rendi conto di cosa significa creare un personaggio? È sbalorditivo…Il filosofo crea dei concetti ma è una cosa molto vicina, perché il concetto per alcuni aspetti è un personaggio e il personaggio ha la dimensione di un concetto. Sai cosa hanno in comune?
L’elemento comune è che entrambe le pratiche, la grande letteratura e la grande filosofia, testimoniano per la vita.
È quello che poco fa chiamavo la potenza, testimoniano per la vita. Ed è anche per questo che i grandi autori non hanno una buona salute, tranne…a volte ci sono casi, Victor Hugo, sì ma Victor Hugo… non si può dire che non abbiano buona salute, eppure ci sono letterati che non hanno una buona salute e forse sono proprio quelli attraverso cui scorre un tale flusso di vita.”
Gilles Deleuze, da “L’Abécédaire”, 1996
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Giorgio De Chirico, “Le Muse inquietanti”, 1917-1919
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“A chi chiede a che cosa serva la filosofia, bisogna rispondere aggressivamente perché la domanda è volutamente ironica e caustica: la filosofia non serve né allo Stato né alla Chiesa, che hanno altre preoccupazioni, e non è al servizio di nessuna potenza consolidata. La filosofia serve a rattristare: una filosofia che non rattristi, che non riesca a contrariare nessuno, che non sia in grado di arrecare alcun danno alla stupidità e di smascherare lo scandalo, non è filosofia. Posto che sembra non esserci alcuna disciplina al di fuori della filosofia che si prefigga lo scopo di opporsi criticamente a tutte le mistificazioni, qualsiasi origine e finalità esse abbiano, l’unico modo in cui la filosofia potrà essere usata consisterà nel denunciare la bassezza del pensiero in tutte le sue forme, nello smascherare le finzioni con cui le forze reattive hanno il sopravvento e, nella finzione, il miscuglio di bassezza e stupidità che dà luogo a quella sorprendente complicità tra vittime e carnefici. Essa dovrà inoltre trasformare il pensiero in un qualcosa di aggressivo, attivo e affermativo, formare uomini liberi, che non confondano cioè i fini della cultura con gli interessi dello Stato, della morale o della religione, combattere il risentimento e la cattiva coscienza che hanno usurpato in noi il pensiero, sconfiggere infine il negativo e il suo falso prestigio.
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È vero che stupidità e bassezza continuano a esistere; ma non è un buon pretesto per affrettarsi a decretare lo scacco della filosofia, giacché, se non fosse per quel po’ di filosofia che in ogni epoca ha impedito loro di spingersi sin dove volevano e di diventare stupide e basse al massimo grado, esse avrebbero oggi proporzioni ancora maggiori.”
Gilles Deleuze, da “Nietzsche e la filosofia”, 2002
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In evidenza: William Xerra, “Omaggio a Ludovico Ariosto”, 2014