Assente, nel libro, tu interroghi ansimando il sorprendente libro della tua assenza.
Ogni presenza è nella parola.
«Chi mi conosce? – chiedeva il maestro ai discepoli. – Senza dubbio il libro. Ed esso tace».
«Dio è l’infinita assenza che, da sola, esiste», diceva.
«Come potrebbe un maestro ingiusto giudicare il Giusto? – chiese il saggio –.
Ah, chi fra noi potrebbe mai dichiarare: Io sono giusto?».
E, a mezza voce, aggiunse:
«Dio, dubbioso, non si è forse posto la stessa domanda?
Più tardi, essa è divenuta la nostra».
E il maestro augurò all’ospite:
– Possa tu trovare il tuo luogo.
– In mezzo alla tua anima.
– Come potrei raggiungerlo?
Mi sembra che un’intera vita non basterebbe a scoprirlo.
– Tu l’hai raggiunto. Lo indovino dal tuo divino pallore.
– Scisso in due, sto in piedi davanti a te.
Da un lato ci sono io, dall’altro io. In mezzo, non c’è nulla.
– Proprio quello è il tuo luogo.
«Due libri – disse il saggio – erano rimasti sul tavolo; il libro di Dio e il mio.
Dio si è portato via il mio, e io l’altro»
Edmond Jabès, da “I due libri, seguito da Aquila e civetta”, 1995
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In evidenza: Foto di Sonia Simbolo