“C’era, ah! c’era, fuori di quella casa orrenda, fuori di tutti i suoi tormenti, c’era il mondo, tanto, tanto mondo lontano, a cui quel treno s’avviava… Firenze, Bologna, Torino, Venezia… tante città, in cui egli da giovine era stato e che ancora, certo, in quella notte sfavillavano di luci sulla terra. Sì, sapeva la vita che vi si viveva! La vita che un tempo vi aveva vissuto anche lui!. E seguitava, quella vita; aveva sempre seguitato, mentr’egli qua, come una bestia bendata, girava la stanga del molino. Non ci aveva pensato più! Il mondo s’era chiuso per lui, nel tormento della sua casa, nell’arida, ispida angustia della sua computisteria… Ma ora, ecco, gli rientrava, come per travaso violento, nello spirito. L’attimo, che scoccava per lui, qua, in questa sua prigione, scorreva come un brivido elettrico per tutto il mondo, e lui con l’immaginazione d’improvviso risvegliata poteva, ecco, poteva seguirlo per città note e ignote, lande, montagne, foreste, mari… Questo stesso brivido, questo stesso palpito del tempo. C’erano, mentr’egli qua viveva questa vita «impossibile», tanti e tanti milioni d’uomini sparsi su tutta la terra, che vivevano diversamente. Ora, nel medesimo attimo ch’egli qua soffriva, c’erano le montagne solitarie nevose che levavano al cielo notturno le azzurre fronti… Sì, sì, le vedeva, le vedeva, le vedeva così… c’erano gli oceani… le foreste…”
Luigi Pirandello, da “Il treno ha fischiato”, 1914
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“Come i treni a vapore
come i treni a vapore
di stazione in stazione
e di porta in porta
e di pioggia in pioggia
e di dolore in dolore
il dolore passerà.”
Ivano Fossati, “I treni a vapore”
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“Il treno dei desideri
nei miei pensieri all’incontrario va…”
Adriano Celentano, da “Azzurro”
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“È che là fuori
c’è un treno di ferro
con il cuore di calce
il soffio di acido e di veleno
una valanga d’amore contro un bicchiere d’aceto
dopo l’ultimo bacio
prima del fischio del treno”
Ivano Fossati, da “il treno di ferro”
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“Beh, lo confesso, il treno mi erotizza, perché penso che lì incontrerò il mio grande amore. Immaginavo che da un momento all’altro sarebbe entrato nello scompartimento. Come sarebbe stato? Un giovane rivoluzionario come il Che del poster? Un bruttino intellettuale e dolcemente triste come il cantante dei Radiohead? Una lesbica nera vestita da Batgirl? Il mio adorato Hannibal? Oppure il controllore più sexy del mondo?
Stefano Benni, da “Margherita Dolcevita”, 2005
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“Viaggiare in treno mi piace: mi piace perché è un incrocio di vite e persone, perché viaggiare mi fa sentire il sangue che scorre nelle vene, perché lì, con quei rumori di sottofondo, riesco ad ascoltarmi come in pochi altri posti al mondo.”
Riccardo Bertoldi, da “Scrivimi (magari ti amo ancora)”, 2021
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“Treno. Il più importante fra i vari congegni meccanici che ci permette di fuggire da dove siamo per recarci in luoghi dove non staremo affatto meglio.”
Ambrose Bierce, da “Dizionario del diavolo”, 1911
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“È bello fuggire se ti sembra giusto e lo vuoi: mentre chiudi la porta alle spalle ti senti più vivo, la strada è sempre prateria sconfinata e il treno, è una lunga promessa. Ma quando il treno si muove, il vagone diventa una gabbia senz’aria, il domani un tunnel che ti condurrà chissà dove.”
Oriana Fallaci, da “Se il sole muore”, 1965
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“Il treno, ha detto qualcuno, è una visione laterale della vita; non fai in tempo a vederla ed è già passata.”
Paolo Rumiz, da “L’Italia in seconda classe”, 2009
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“I treni italiani sono luoghi di confessioni di gruppo e assoluzioni collettive: perfetti, per un paese che si dice cattolico.”
Beppe Severgnini, da “La testa degli italiani”, 2005
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“Il viaggiare in treno o in nave, su grandi distanze, m’ha ridato il senso della vastità del mondo e soprattutto m’ha fatto riscoprire un’umanità, quella dei più, quella di cui uno, a forza di volare, dimentica quasi l’esistenza: l’umanità che si sposta carica di pacchi e di bambini, quella cui gli aerei e tutto il resto passano in ogni senso sopra la testa.”
Tiziano Terzani, da “Un indovino mi disse”, 1995
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“Ti riconoscerò sul binario della stazione: nelle tue mani giunte terrai l’anima che il mondo mi ha rubato e me la restituirai – sarà come una piccola rosa bianca che torna di nuovo a respirare.”
Fabrizio Caramagna
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“Uno dei grandi meriti di queste mangiatrici di boschi è quello di aver cancellato i vecchi confini nazionali storici, che del resto vengono cambiati secondo l’arbitrio dinastico. Guardate solo le carte di una guida turistica! Nient’altro che stazioni ferroviarie! E per questo motivo, se non esistessero le dogane sarebbe difficile tenere d’occhio quando si entra in un nuovo paese. Le ferrovie mescolano le lingue, prima fra i funzionari ferroviari e poi all’interno degli scompartimenti. Le ferrovie trasportano la flora, e per mezzo dei vagoni merci i diversi generi alimentari vengono trasportati in paesi che prima erano così rigidamente divisi.”
August Strindberg
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